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di Giacomo Caudo
Viviamo in un mondo frenetico, fatto di immagini e di slogan. Troppo il tempo necessario per approfondire in un contesto in cui diventa preminente la tempestività, in cui è più importante esprimere un’opinione per primi, meglio se esasperata e chi se ne frega se si è completamente fuori tema; l’obiettivo è dimostrare di esserci.
La vicenda che ha visto recentemente coinvolto il prof. Buemi è in tal senso emblematica. Ne parliamo qui pubblicamente (a suo tempo avevamo espresso la nostra opinione direttamente ai vertici aziendali) dopo l’intervento ufficiale del nostro collega del quale abbiamo apprezzato l’equilibrio nel gestire la vicenda e la sobrietà delle sue parole; ed immaginiamo che non debba essere stato facile.
Il “famigerato” avviso, cosa conteneva e soprattutto che finalità aveva?
Il richiamo all’igiene, primo ed importante presidio di prevenzione della salute.
E su questa interpretazione credo che non possano esserci dubbi.
La modalità ironica con cui sono stati espressi i concetti può aver “turbato” la sensibilità di qualche utente? – Possibile, anche se credo possano essere davvero pochi.
Mi vengono in mente analoghi cartelli affissi nei bagni di diversi locali, come “prendi bene la mira prima di sparare” o “lascia il bagno come lo vorresti trovare” ed altri ancora dello stesso tenore.
Non ho mai sentito nessuno scandalizzarsi ma al contrario strappano sorrisi e una piena condivisione.
Ma allora perché tanto clamore? Perché abbiamo ascoltato certe esternazioni populistiche e forcaiole?
Viviamo davvero in un mondo violento e vigliacco. Sì, vigliacco, perché agisce coperto dal “branco” o dalla tastiera di un cellulare o computer.
Oggi tutti sono esasperati e la colpa viene attribuita al sistema. E quindi tutti contro il sistema dimenticando che ognuno di noi è parte di esso.
Nell’immaginario la sanità è identificata con il medico e quindi, se non funziona, addosso ai medici, colpiamo la “casta”, senza approfondire per capire i perché della crisi del SSN.
Nessuno che avverta l’opportunità che si valutassero (e se ne ponesse rimedio) le modalità organizzative e le carenze con le quali quotidianamente i medici e il personale sanitario tutto devono lavorare (facendo finta che tutto va bene e che non esistono criticità per evitare di incorrere in atteggiamenti definiti antiaziendali).
Probabilmente è questo il principale motivo che porta parecchi medici a lasciare l’ospedale anzitempo privandolo di professionalità realizzatesi negli anni e indebolendone i potenziali culturali.
Invece di essere garantiti, difesi e protetti, ci si ritrova frequentemente a fare da capro espiatorio, spesso per creare una “distrazione di massa” che non perde l’occasione di attaccare la professionalità del singolo per colpire gratuitamente tutta la classe medica.
La distrazione di massa è un problema serio e pericoloso, basti ricordare la vicenda vaccini, e in una lettura semplicistica dello slogan “uno vale uno” il parere di uno scienziato o di un medico vale quanto il parere di un “ignorante” qualunque.
Non vorremmo che, su questa scia, anche il problema serio dell’igiene venga messo in discussione perché, piaccia o non piaccia, il problema esiste e lo constatano quotidianamente i medici che visitano i pazienti. E anche coloro che possono sentirsi offesi da eventuali sollecitazioni pubbliche dovrebbero a maggior ragione sostenere i richiami all’igiene, a meno che, naturalmente, ritenessero legittima la non igiene.
Riteniamo che il richiamo cui faceva riferimento il “comunicato” non fosse certo miseramente rivolto al povero, al diseredato e all’extracomunitario che riempiono gli ambulatori medici e che vengono assistiti secondo i dettami di Ippocrate, indipendentemente dal ceto sociale, dal colore della pelle, dal credo religioso e politico.
A quelli che Guccini mirabilmente descriveva con i versi de “Il pensionato” «la vita, com’è fatta e come uno la gestisce e i mille modi e i tempi, poi le possibilità, le scelte, i cambiamenti, il fato, le necessità».
Il chiaro riferimento era rivolto a chi, nelle piene possibilità fisiche economiche e mentali, pur avendone la capacità si trascura a tal punto da determinare danno a se stessi e pericolo e discomfort agli altri secondo la deriva di questa società che indulge all’aggressione verbale e non piuttosto alla risoluzione del problema.