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Aggrediti due infermieri nel carcere di Barcellona: inserire la difesa personale nei corsi di studi?

Aggrediti due infermieri nel carcere di Barcellona: inserire la difesa personale nei corsi di studi?

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Si è registrato nei giorni scorsi un ennesimo episodio di violenza all’interno del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto (ME) nei confronti di due infermieri. Nel marzo del 2017 si erano verificati altri due casi di aggressione nei confronti di medici, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro (uno dei due rischiò di perdere un occhio per un pugno), adesso la situazione è divenuta intollerabile e coinvolge anche gli agenti penitenziari (di recente un altro caso). I due infermieri si sono dovuti recare al pronto soccorso più vicino per essere soccorsi. La richiesta di un Osservatorio permanente sulle problematiche che riguardano l’attività di assistenza sanitaria all’interno del carcere fatta dagli Ordini professionali, associazioni di categoria e sindacati all’Assessorato regionale alla Salute diventa indispensabile ed urgente, al fine di evitare ulteriori casi che potrebbero avere persino conseguenze più gravi, come successo in altre parti d’Italia. L’Osservatorio, che consiste in un gruppo di lavoro di esperti, coinvolgerebbe professionisti che giornalmente vivono queste realtà e possono mettere a frutto la loro pluriennale esperienza nell’ambito della sanità penitenziaria, per porre rimedio a vicende spiacevoli che riguardano gli operatori a contatto con persone e detenuti violenti. Nel caso della casa circondariale di Barcellona inoltre si tratta di una struttura trasformata da OPG (Ospedale Psichiatrico Giudiziario) in Istituto multifunzionale a carico del Sistema Sanitario Regionale, in particolare per quanto riguarda la sezione dedicata alla salute mentale con la presenza di soggetti portatori di disturbi psichici di grado elevato. Questo stato di cose e tali escalation di violenza hanno generato nel tempo un clima di paura e insicurezza e inciso negativamente sull’efficienza dell’azione sanitaria e quindi sulla tutela della salute pubblica: i medici da ora in poi dovranno preoccuparsi in primis della loro incolumità fisica o addirittura della loro vita. Ciò non è accettabile e non sono più sufficienti atti e gesti di solidarietà da parte di un ente o di un’istituzione: servono fatti concreti e azioni immediate e strategiche a tutela dei lavoratori, siano essi medici o infermieri o chiunque altro. In questi giorni in Italia si è parlato anche di “daspo sanitario”, una sorta di “punizione” che già esiste nel sistema inglese contro chi pone in essere condotte violente. Altrimenti si arriverà alla conclusione che sarebbe opportuno inserire nei percorsi universitari di Medicina o Infermieristica un corso di difesa personale…