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Abbiamo incontrato il presidente del “Bureau des Constatations Médicales di Lourdes”, organismo che “certifica” i casi in cui una malattia scompare senza l’aiuto della medicina. Su 7400 segnalazioni in 135 anni, settanta si sono rivelate miracoli e tra questi due donne siciliane, originarie di Messina e Paternò.
di Massimiliano Cavaleri
“Lourdes non è una clinica”. Sono le prime parole che devono rimanere ben scolpite in mente a chi legge l’intervista: un concetto senza se e senza ma che il nostro interlocutore tiene a sottolineare. Da medico, da credente, da persona che riconosce alla medicina un ruolo insostituibile per la cura delle sofferenze umane. Un ruolo essenziale quanto prezioso, ma probabilmente non “esclusivo”. E in fondo a delineare il sottile e delicato spartiacque è la stessa scienza, che nel corso del tempo ha saputo certificare ciò che davvero è inspiegabile, alla luce di severi e rigorosi parametri e documenti, da ciò che invece è dovuto a terapie o altri fattori e appare miracoloso soltanto agli occhi del malato per la sua profonda speranza nell’intercessione della Madonna di Lourdes. Sono “appena” 70 i veri miracoli su circa 7400 segnalazioni giunte in 135 anni al “Bureau des Constatations Mèdicales di Lourdes”, organismo nato nel 1883 con l’obiettivo di selezionare e analizzare scientificamente tutti i casi ed emettere un verdetto, dopo un lungo e faticoso iter. Inspiegabile è la parola chiave al centro del colloquio che Messina Medica 2.0 ha avuto in esclusiva con il prof. Alessandro De Franciscis, dal 2009 presidente del Bureau e dell’AMIL (Associazione Medica Internazionale di Nostra Signora di Lourdes), primo medico non francese a capo dell’ente. Napoletano, classe ’55, laureato in medicina, ha ricoperto importanti incarichi accademici e pubblici, tra cui parlamentare e presidente della Provincia di Caserta; in questi giorni, ospite a Messina di un convegno su fede e scienza. E proprio questo tema è l’oggetto della prima domanda: come definirebbe oggi il rapporto tra religione e medicina, che nella storia è sempre stato controverso?
Nel corso dei secoli è stata una relazione complicata più per ragioni di potere che di essenza; oggi vediamo un ribaltamento di posizioni. Io mi definisco un “medico inutile” perché da me si rivolgono pazienti già guariti, ma noto che il metodo scientifico ha sempre avuto una sorta di arroganza, presunzione, predominio nei confronti di chi professa una fede religiosa; le cose però stanno cambiando. Da una decina di anni lo spirito religioso di qualunque credo va acquisendo spazio nell’ambito della medicina clinica: lo dimostrano le più prestigiose riviste di medicina al mondo come il “The New England Journal of Medicine” o il “British Medical Journal”, che parlano di questi aspetti. La medicina intesa come metodo scientifico e di laboratorio ha un limite e non risolve tutto, una parte dell’uomo è la spiritualità.
Molte persone atee o scettiche nel momento in cui sono afflitte da una grave patologia tentano ogni via, tra queste Lourdes: crede sia eccessivo o fuori luogo per chi non ha fede o non prega?
Se una persona, aldilà del proprio credo o delle proprie convinzioni, desidera venire a Lourdes per un momento di preghiera, di comunione o comunque di condivisione della sofferenza o di una malattia, è la benvenuta. L’importante è seguire sempre i consigli e le prescrizioni dei medici curanti e dare priorità alle terapie. Non abbiamo la pretesa di essere un luogo di cura, ma certamente uno di pellegrinaggio: ricordiamo che in qualunque ospedale italiano in un anno si fanno più dimissioni per guarigione rispetto a tutte quelle della storia ultrasecolare di Lourdes.
In cosa consiste l’organismo che lei presiede e come opera? E quali sono i criteri di valutazione per i presunti guariti?
Ogni giorno riceviamo persone che sostengono di essere miracolate. La prima tappa è la constatazione della guarigione, affidata ai medici permanenti. I parametri per definirne una “inspiegabile” sono sette, cosiddetti di Lambertini (dal nome dell’arcivescovo di Ancona del ‘700, il cardinale bolognese Prospero Lambertini, futuro papa Benedetto XIV, ndr), tutti imperativi e valutati da una commissione internazionale: la malattia deve essere certa e descritta, organica e con una prognosi grave (non per forza mortale); la guarigione non deve avere avuto segni premonitori, al contrario deve essere stata inattesa, istantanea, quindi improvvisa, completa e durevole nel tempo; ovviamente non deve essere derivante da cure farmacologiche o comunque terapeutiche. Ad esempio il classico caso di tumore svanito per merito di chemioterapia, radioterapia o trattamenti chirurgici, che tra l’altro negli anni purtroppo può ripresentarsi con nuove forme.
Ci sono casi particolari che ricorda meglio di altri o che l’hanno colpita maggiormente?
Ogni storia o testimonianza è unica e memorabile. Ve ne racconto due perché sono legate proprio alla Sicilia e sono tra i cinque casi viventi dei 70 miracoli riconosciuti finora alla Madonna di Lourdes. A Messina la signora Elisa Aloi, vedova Varacalli, originaria di Patti è il miracolo n. 61 ed è guarita all’età di 27 anni il 5 giugno del 1958 da tubercolosi ossea multipla fistolosa: data per spacciata a Messina dopo 33 interventi all’osso, parte per il santuario francese e, una volta bagnata dall’acqua santa, improvvisamente le ferite tipiche della patologia, ulcere e fistole purulente negli arti inferiori ingessati (e paralizzati da 11 anni), appaiono cicatrizzate. Alcune radiografie dimostrano un’incomprensibile calcificazione ossea, Elisa si rialza e da allora cammina regolarmente. In questi giorni in cui sarò a Messina andrò a trovarla. La seconda vive a Paternò (provincia di Catania): è la signora Delizia Cirolli, sposata Costa, guarita a 12 anni nel dicembre 1976 dal sarcoma di Ewing che le colpì la tibia, doveva essere amputata e invece dopo il viaggio in Francia cominciò a guarire senza spiegazione scientifica.
Faccia un invito a chi non è mai stato in questo luogo sacro: aldilà di eventuali momenti di bisogno, perché è un’esperienza da consigliare?
In tantissimi posti del mondo, le persone che hanno handicap, difficoltà, disabilità, diversità vengono aiutate da operatori specializzati, da impiegati pagati per fare questo, ad esempio negli aeroporti. Lourdes da un secolo e mezzo, oltre ad essere un luogo di preghiera e di culto, è un grande centro mondiale dove arrivano volontari da ogni paese per aiutare gli altri e dare assistenza in nome dell’amore e dell’altruismo: solo basta questo a renderlo è un’esperienza indimenticabile e un posto unico.
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