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È oggetto di contestazione in questi giorni la modifica dell’accordo quadro sui rinnovi dei contratti dei dirigenti medici sanitari e amministrativi dell’SSN e degli enti locali. Riportiamo qui di seguito un articolo di Dottnet che illustra la questione.
Con un emendamento alla legge di bilancio dell’ultima ora, inserito nel maxi emendamento e non passato al vaglio di ammissibilità per mancanza di tempo, è diventata legge una norma che stravolge l’accordo quadro sui rinnovi dei contratti e rischia di far saltare per molti mesi l’iter per il rinnovo dei contratti di lavoro, peraltro fermi da dieci anni, dei dirigenti medici sanitari e amministrativi del Servizio sanitario nazionale e degli Enti locali. La denuncia arriva dalla Cosmed, la Confederazione sindacale dei medici e dirigenti.
Si tratta – precisa la Confederazione – del comma 687: ‘La dirigenza amministrativa, professionale e tecnica del Servizio sanitario nazionale, in considerazione della mancata attuazione nei termini previsti della delega di cui all’ articolo 11 comma 1, lettera b), della legge 124 del 7 agosto 2015, rimane nei ruoli del personale del Servizio sanitario nazionale. Con apposito Accordo, ai sensi dell’ articolo 40, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, tra Aran e Confederazioni sindacali si provvede alla modifica del Contratto collettivo quadro per la definizione delle aree e dei comparti di contrattazione per il triennio 2016-2018 del 13 luglio 2016′. La Cosmed precisa che l’ accordo quadro su aree e comparti in questione e’ un atto obbligatorio e preliminare all’ apertura dei tavoli negoziali che stabilisce quanti e quali contratti devono essere previsti e inserisce tutte le categorie in specifici contratti.
Senza l’ accordo quadro non e’ possibile alcuna procedura negoziale e nemmeno la composizione delle delegazioni sindacali la cui rappresentativita’ e’ misurata sulla base delle categorie coinvolte. L’ accordo quadro per il triennio 2016-18 e’ stato stipulato il 13 luglio 2016 e ha consentito la stipula dei contratti del comparto e della dirigenza dell’ istruzione e ricerca. Se gli effetti della norma fossero retroattivi – e’ l’ allarme della COSMED – salterebbe la legittimita’ dei tavoli della dirigenza del Servizio sanitario nazionale e degli enti locali e si renderebbe necessario un nuovo accordo quadro seguito da un nuovo accertamento della rappresentativita’ calcolata sulla nuova composizione delle aree per definire le delegazioni sindacali. ‘Sarebbe la pietra tombale almeno per il 2019 al rinnovo dei contratti di lavoro per queste categorie di dirigenti’, sottolinea la Cosmed.
‘Anche considerando la norma non retroattiva – conclude la Confederazione – in ogni caso si tratterebbe di un’ invasione inaudita e incostituzionale della politica che interviene su una materia pattizia delegata dalla legge al libero accordo tra ARAN e le confederazioni sindacali e sulla quale il Governo e’ intervenuto andandone a condizionare pesantemente i contenuti. Sono in gioco l’ autonomia e l’ indipendenza delle organizzazioni sindacali’.
Anche Fedirets definisce il comma “scellerato” perché “viola l’Accordo quadro fra Aran e Confederazioni sindacali che – all’unanimità e con pieno titolo – nel 2016 aveva definito la composizione delle Aree e dei Comparti di contrattazione per il triennio 2016-2018. Con tenore letterale, motivazione e finalità incomprensibili, infatti, la norma dispone che la dirigenza amministrativa, tecnico e professionale della Sanità deve rimanere nei ruoli del SSN e per questo si dispone la modifica dello stesso CCNQ”.
“Chi ha scritto la norma – afferma la Federazione – non ha evidentemente ben presente la differenza che passa fra i ruoli d’inquadramento della dirigenza sanitaria e non del SSN (disciplinati dal DPR 761/79 e mai modificati sicchè i dirigenti amministrativi, tecnici e professionali del SSN da tali ruoli non sono mai usciti) e gli ambiti dei contratti di lavoro, disgiunti dall’inquadramento nei ruoli e rimessi esclusivamente alla contrattazione sindacale. Una pericolosa deriva antidemocratica, che non solo potrebbe estendersi ad altri settori del pubblico impiego e che peggiora, se possibile, la condizione della dirigenza pubblica, già gravata da tante recenti o annunciate riforme “punitive” ma che fra l’altro rischia seriamente di bloccare a lungo il rinnovo dei CCNL 2016/2018 di tutta la dirigenza della Sanità, degli Enti Locali e delle Regioni già abbondantemente scaduti, come denuncia con chiarezza e precisione anche la Cosmed”.
Fedirets contesta con forza “l’illegittimità del comma 687 della legge di bilancio 2019 in quanto: non è di natura finanziaria ma ordinamentale e quindi nulla ha a che vedere con la legge di bilancio; eccede la propria competenza in quanto interviene nella materia della definizione delle Aree e dei Comparti di contrattazione di esclusiva competenza sindacale”.
La Federazione annuncia, quindi, “tutte le azioni possibili per fermare questo scempio a garanzia della piena indipendenza di tutta la dirigenza gestionale tecnico amministrativa che – per la delicatezza delle funzioni che svolge (gestione di appalti, personale, lavori, bilancio, servizi pubblici,) – ha bisogno di un’identità netta. Agiremo a tutela delle prerogative sindacali del sindacalismo autonomo, non certo per questioni di bottega ma perché l’autonomia sindacale è essenziale per la difesa del lavoro pubblico. Il comma 687 mette invece fortemente in discussione tale autonomia attraverso un’invasione di campo mai vista prima e che non possiamo permettere si verifichi né ora, nei confronti della dirigenza dei ruoli PTA del SSN, né in futuro per nessun’altra dirigenza”.
“Continueremo in tutti i modi – conclude Fedirets – a rappresentare le istanze della classe dirigente pubblica, che – nonostante i continui attacchi alla propria autonomia e indipendenza – svolge un ruolo fondamentale ma sempre meno riconosciuto per il bene del Paese”.