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A CURA di Giuseppe Ruggeri
“Nomade senza catene”, corposa silloge poetica dell’amica e collega Luisa Barbaro, s’impone da subito all’attenzione del lettore per le proprie caratteristiche di rara sensibilità e suggestiva capacità di evocare immagini. L’icasticità di versi rapidi, simili a pennellate, percorre i tre pianeti favoriti d’ispirazione – i paesaggi, le donne, l’amore – ovunque imprimendo il segno di un’originalità per nulla ricercata, ma che scaturisce dal modo peculiare dell’autrice di guardare al mondo e alle sue svariate declinazioni.
Stati d’animo vissuti che attingono a esperienze mai rimosse anzi lungamente maturate, scorci di ambientazioni che rimandano a una consumata attitudine al viaggio, guizzi di luce che scintillano dal bianco intonso della pagina, tutto questo e tanto altro si coglie nell’espressione poetica della Barbaro. Ovunque domina una naturale inclinazione al bello, evocato pressoché di continuo grazie al frequente ricorrere di splendidi spunti paesaggistici, per lo più marini. Spunti che scandiscono il ritmo dei ricordi di chi ha molto amato e reca ancora impresse su di sé le tracce di un passato vivificato da una memoria palpitante, accesa dalla potenza dell’evocazione poetica.
L’insistente raffigurazione di cieli, acque e altre mirabilia della natura rivela inoltre lo spirito panistico dell’autrice, la quale, sentendosi profondamente immedesimata nell’immensità che la circonda, le corrisponde il dovuto tributo di meraviglia ed entusiasmo. Senza trascurare il rimando ai propri affetti più cari – la madre, il figlio, il compagno di vita – che di tanta meraviglia ed entusiasmo sono parte e costituiscono la possente nervatura capace di tenere unite le tre distinte sezioni della silloge.
Un’opera prima degna dunque della miglior attenzione quella di Luisa Barbaro, che con il suo bel volume offre un contributo di rilievo alla tradizione poetica del nostro territorio.