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di Massimiliano Cavaleri
“Oltre il Viaggio”
Esperienze e riflessioni di un giornalista appassionato viaggiatore, che ha visitato 49 paesi al mondo, alcuni diverse volte, concentrandosi sui continenti America, Asia ed Europa. Racconti di viaggio “oltre il viaggio”: consigli, informazioni, emozioni, curiosità e aneddoti alla scoperta di posti unici e meravigliosi.
Cile, la “fine del mondo”
Il Cile è la “fine del mondo”. Siamo in una striscia di terra stretta appena 180 chilometri (meno della Messina – Palermo) ma lunga 6000 di costa affacciata sul Pacifico (4300 se non si conta la parte antartica). E’ il paese con la forma più allungata del pianeta, caratterizzato dalla catena delle Ande che lo separa da Perù e Bolivia e, perlopiù, dall’Argentina e lo protegge come fosse una “cinta muraria” invalicabile, pronta a custodire un patrimonio naturale distante dall’antropizzazione, ancora da scoprire, ricchissimo di vulcani, isole, ecosistemi differenti, flora e fauna. Turisticamente esiste da poco e nel 2018 vince il “Best in Travel” di Lonely Planet come migliore meta dell’anno; dal punto di vista politico ed economico invece ha sempre goduto di un’importanza cruciale nel subcontinente grazie ai giacimenti di nitrato di potassio e litio (il metallo più leggero) e altre risorse che lo hanno reso illustre partner di logiche commerciali americane, europee e cinesi e grande esportatore.
E’ noto il miracolo cileno durante la dittatura di Pinochet. La stessa Italia ha sempre intrattenuto intensi rapporti istituzionali. Lo dimostra persino il volo Alitalia che in 15 ore, diretto da Roma, ti porta a Santiago, la meta più lontana e tra i voli senza scalo più lunghi al mondo.
Il nostro moderno albergo Novapark ci fa conoscere già all’arrivo le caratteristiche viuzze del quartiere Paris-Londres, un’area pedonale deliziosa vicina al centro storico della capitale e all’affascinante Biblioteca Nacional, una di quelle da fotografia con i tipici scaffali e scale di legno.
Santiago è una città grande e pianeggiante, conta 6 milioni di abitanti (un terzo della popolazione) segnata da terremoti e rivolte, ma ormai ristrutturata, organizzata, pulita (tranne qualche area) e all’avanguardia: ci spingiamo nella prima giornata in una zona distante e gradevole dove alcuni complessi residenziali lussuosi ed eleganti convivono con ampie zone verdi, un immenso e curato spazio riservato all’Escuela Militar, un viale ricchissimo di ottimi ristoranti (da segnalare il peruviano Hilgo del Sol), club e discoteche, denominato Avenida Vitacura, dove è collocato il Museo della Moda, in fase di restauro, con pregevoli collezioni di celebri abiti, oggetti, accessori di stilisti e maison internazionali che hanno fatto la storia del costume.
La visita prosegue nel lato opposto della città: il Museo della Memoria e dei Diritti Umani nel quartiere ad ovest de La Quinta Normal: la struttura è moderna e su tre piani architettonicamente belli con un largo atrio; interessante nei contenuti perché racconta il periodo di dittatura di Augusto Pinochet, dal famoso Golpe, colpo di stato del 1973, agli anni ‘90, attraverso cimeli, reperti, filmati, documenti, fotografie e altro materiale interattivo.
Ci accompagna nella visita una guida che ricorda le 40mila vittime di torture, sparizioni, violenze durante nei 17 lunghi anni di regime militare, che spodestò il precedente presidente Salvator Allende, oggi considerato un eroe della patria, ucciso durante l’evento storico che tutti studiano sui libri di storia come uno dei più importanti per il Sudamerica. Tutti fatti raccontati nel bellissimo libro e film di Isabel Allende (cugina di secondo grado del presidente ucciso), “La casa degli spiriti”, da cui è stato tratto una delle pellicole indipendenti migliori della storia del Cinema, con attori del calibro di Meryl Streep, Antonio Banderas, Winona Rider, Jeremy Irons, Glenn Close. Rivederlo prima di partire è utile per avere un immediato e approfondito spaccato della sua storia recente.
Dal Museo è facile dirigersi a piedi verso il Palacio de La Moneda, sede del governo, con un’enorme piazza con grandi bandiere cilene bianco-rosso-blu, a lato e una, ancora più imponente, issata al centro che domina il prato inglese; sotto la piazza, l’omonimo Centro culturale Moneda con eventi, un cinema e spazi espositivi. Nel cuore del centro storico si trova la prima casa di detenzione durante la dittatura Londres 38, luogo significativo ma deludente, perché non c’è praticamente nulla all’interno; il Museo Colonial, ricco di dipinti, sculture e manufatti religiosi e la Chiesa San Francesco, la più antica di Santiago, ha resistito ai violenti terremoti frequenti in questa terra (tranne il Campanile, più volte ricostruito).
Si prosegue con il Teatro Municipal accompagnati da una guida Gertrudis Brunet (anche attrice), pronta a illustrarci i dettagli e la leggenda secondo cui, toccando i piedi di una delle statue ai lati dell’atrio principale (le uniche originali e antiche della struttura ricostruita e rappresentanti la Lirica e la Musica, poste una di fronte all’altra) si tornerà in Cile… il che non ci dispiacerebbe!
Il Teatro ha una struttura classica con 1500 posti e ha ospitato grandi artisti e spettacoli; sorprende l’appartamento dedicato al presidente della nazione che poteva persino cucinare e dormire all’interno, con accesso diretto al palco presidenziale, originariamente alla sinistra del sipario, poi trasferito al centro, come di consueto nei teatri d’un tempo.
Continuiamo con le chiese di Sant’Agostino e della Mercede, che ha un piccolo museo a lato con reperti originali provenienti dall’isola di Pasqua (in lingua originale Rapa Nui). Questa è una delle mete più importanti e famose del paese: gettonata per chi ama isolarsi dal mondo e per i viaggi di nozze, molto cara e con voli diretti solo da Santiago (circa 5 ore). Io non ci sono stato perché ho preferito spingermi a Sud in Patagonia, ma conto di andarci nel tour di ritorno in questa nazione per ammirare i famosi Moai, i misteriosi busti di pietra sparsi per l’isola sperduta nel Pacifico.
Finalmente arriviamo nel cuore della capitale: Plaza de Armas dove si trovano la Cattedrale di San Giacomo, decorata, ricca di cappelle, statue, una cripta e altre preziosità; il Palazzo del Correo Central, con il il Museo delle Poste e Telegrafi e una collezione di francobolli da tutto il mondo; il Museo Historico Nacional, utile a illustrare la storia locale, la vita coloniale, l’arrivo della dittatura, infatti nell’ultima sezione ci sono giornali originali dedicati ai colpo di stato; lì vicino, il Museo Precolombiano che spiega le origini del Cile prima della scoperta dell’America, con i riti sacri degli sciamani che, prima di usare sostanze psicotrope per allontanare malattie, si infilavano in bocca delle specie di spade di legno, ben conservate, in una delle tante vetrine con reperti e oggetti primitivi.
Nel pavimento della piazza sono collocati bassorilievi moderni con la cartina della città. Non lontano vediamo il Tribunale, dalla struttura neoclassica, il Congreso nacional (chiuso per lavori, inoltre quello ufficiale è a Valparaiso, Santiago é solo una sede storica); il Bar Nacional, tipica trattoria affollata e consigliata dalle guide, dove assaggiamo della carne locale e il tipico purè cileno.
Proseguiamo con il Museo de Bellas Artes, una struttura eccellente ma con collezioni deludenti e alcune sale chiuse. All’ingresso molte copie di statue e sculture famose come il Busto di Nefertiti (di cui ho visto l’originale al Pergamon Museum di Berlino) o la testa del David di Michelangelo (decisamente meglio alla Galleria di Firenze).
A pochi passi, il Cerro Santa Lucia, parco urbano su più livelli di altura, tenuto bene e ricco di giardini e una splendida fontana: salendo al Mirador, la vista su città e Ande è strepitosa.
Un’altra salita speciale è al Cerro San Cristóbal, il più alto, dove in parte a piedi, in parte con una tipica funicolare, arriviamo alla statua della Virgen del Cerro e al santuario che ospitò anche una messa di Papa Giovanni Paolo II nel 1984: giriamo nel Sentiero della “siete palabras” che corrispondono a crocifissi dipinti con pensieri religiosi; il tutto scandito da una musica sacra. La visita all’enorme parco si conclude con una cabinovia panoramica, che ci porta nuovamente a valle. In città altri luoghi consigliati sono: la Confiteria Torres, uno dei bar più antichi, noto per torte e meringue; il ristorante Ana Maria con piatti di pesce come gli “orecchi di mare” (molluschi grandi brutti alla vista ma squisiti al sapore), cozze con formaggio, pescados locali e un dolce super zuccherato al caramello.
Da provare le tipiche empanadas sudamericane, una specie di pidoni fritti o al forno; nel quartiere Costanera, Liguria è un locale pieno di fotografie, poster e quadretti, dove ordinare carne di manzo e bue. Un quartiere, ricco di movida e locali, è il Bellavista e l’incantevole omonimo Patio interno, frequentato fino a tarda notte: un grande cortile – galleria pieno di negozi e ristoranti con vari tipi di cucina, messicana, sushi, peruviana e cilena (per quest’ultima il “Montana” con musica dal vivo).
Una curiosità per gli appassionati di cinema: di fronte l’ampia e luminosa stazione centrale una piccola “Walk of Fame” con alcune impronte di artisti famosi cileni.
Gli abitanti del Cile hanno tratti e lineamenti europei, quasi non sembrano sudamericani, hanno un buon senso dell’ospitalità e la criminalità è quasi inesistente. Quasi. Una sera un tassista tenta di truffarci con “el cambiaso”, espressione con cui s’intende il rapido cambio di banconote sotto il naso per diminuire il resto. Mentre noi passeggeri siamo seduti dietro e aspettiamo il dovuto, il mio amico Leonardo si accorge che il fraudolento autista aveva cambiato il peso cileno ricevuto e ne teneva uno già pronto nell’altra mano, con un resto minore. Finché non minacciamo la chiamata della polizia, la tentata fregatura continua; raccontiamo poi l’episodio ad un collega onesto che ci avverte dell’uso frequente di questa tecnica per sfruttare i turisti. Tutto sommato, meglio che essere sequestrati alla brasiliana.
Chi va in Cile, non può non conoscere la storia del grande poeta Pablo Neruda, Premio Nobel per la letteratura che ispirò, attraverso il libro “El cartero de Neruda” dello scrittore cileno Antonio Skàrmeta, il film “Il Postino” del 1994 con Massimo Troisi, Philippe Noiret e Maria Grazia Cucinotta. La pellicola firmata da Michael Radford fu candidata a 4 Oscar e vinse una statuetta per l’indimenticabile colonna sonora di Luis Bacalov. Neruda fu un artista e personaggio poliedrico e istrionico, ebbe tre case, oggi trasformati in una rete di Musei assolutamente da visitare: la prima è “La Chascona” a Santiago, nel Barrio Bellavista (barrio vuol dire quartiere, zona), leggermente in altura non lontano dal centro: l’interessante storia dell’artista è raccontata attraverso un’audioguida (nelle tre ville vengono ripetute alcune medesime notizie) mentre il percorso accompagna il visitatore lungo le stanze della residenza, ricchissime di oggetti, cimeli dello scrittore e dell’amante Matilde Urrutia, donna bella e “arricciata” nei capelli: da qui il nome “chascona”, in spagnolo arruffata.
La casa ricorda una nave con porte piccole e elementi marinari perché Neruda si definiva un marinaio della terraferma. Quadri che testimoniano l’amicizia con i grandi pittori messicani Diego Rivera e Frida Kahlo e l’esperienza come ambasciatore in Francia e altri ruoli politici e istituzionali, oltre all’assegnazione del Nobel, dopo la collega poetessa sua connazionale Gabriella Mistral (la cui medaglia è conservata nel succitato Museo Colonial). La visita a La Caschona è l’occasione per consegnare il Premio MareFestival Salina (evento di cui sono fondatore e direttore artistico) in ricordo di Massimo Troisi alla Fundación Pablo Neruda, che gestisce i musei, con la seguente motivazione: “Per tenere viva la memoria di una delle figure più importanti della letteratura latino-americana del Novecento”.
La premiazione è stata filmata e proiettata nella VII edizione della rassegna nell’agosto 2018. Durante il soggiorno in Cile visitiamo anche le altre due case-museo: La Sebastiana che si erge sulla collina di Valparaiso con un panorama mozzafiato sulla costa oceanica, ma meno bella e ricca; e Isla Negra, che si trova su una spiaggia del Pacifico (circa 2 ore dalla capitale) e attira moltissimi turisti.
Quest’ultima merita una visita approfondita, anche per toccare l’acqua che s’infrange con particolare forza sugli scogli, in cui faceva il bagno Neruda assieme alla sua beniamina, entrambi sepolti nel giardino della villa. Straordinarie collezioni di grandi, originali e antiche polene di navi, quadri, vasi, bicchieri, ceramiche, stoviglie, collezioni di insetti essiccati, maschere, numerosissimi oggetti di vario genere: la casa è enorme, “lunga come il Cile” scriveva il padrone, ed era la sua preferita.
Assomiglia un po’ ad una nave, un po’ ad un treno abbellito da un grande murales nel salone e una stanza dedicata ai giocattoli e all’infanzia.
Qui incontriamo Carolina Rivas, direttore del museo, per consegnarle una copia del Premio Troisi: con grande senso d’accoglienza, ci illustra la casa e e una sua impiegata, Pia, trova un album di ricordi con una foto della Cucinotta in visita qui nel 1996, aneddoto documentato nel video per il Festival.
Come anticipato prima, il nostro tour del Cile continua a Valparaiso, a due ore da Santiago, cittadina che attrae molti turisti, Patrimonio Unesco e dotata di un grande porto industriale e commerciale importante nel passato per il commercio marittimo del Sudamerica, lato Pacifico, e tutt’ora attivo, tanto che dal Mirador, si vedono centinaia di container e gru portuali.
Ha un centro storico a valle con una piazza, in cui al centro si erge un monumento agli eroi caduti in una storica battaglia marittima e alcuni palazzi istituzionali di pregio storico; come la magnifica sede di “El Mercurio”, il più antico giornale cileno. Tuttavia il cuore della città è in parte degradato e sporco e non ci lascia sorpresi. Salendo le ripidissime strade si vedono diversi murales colorati, caratteristici del luogo. Pranziamo in un ristorante-hotel panoramico, molto esposto al venti oceanici e assaggiamo pesci locali con purè di carote e zucca. Ci spostiamo in taxi a Viña del Mar, vicina località di mare rinomata come residenza estiva perché tranquilla e ideale per una villeggiatura. Niente di entusiasmante.
Nel giorno della Santa Pasqua, partiamo per il sud e atterriamo dopo tre ore a Punta Arenas, in Patagonia, una terra nota quanto costosa, di solito visitata dal confinante lato argentino. Bus di tre ore verso nord per arrivare a Puerto Natales, porta d’accesso per il Parco nazionale Torre del Paine, la nostra meta finale, crocevia di appassionati di montagna, alpinismo, trekking e altri sport praticati in una riserva naturale, considerata tra le eccellenze d’America.
Soggiorniamo nel delizioso Hotel Vendaval, in stile industrial design, molto accogliente e “caldo”, quindi perfetto per chi passa dal caldo della capitale al freddo (ma non troppo), in un periodo che corrisponde alla nostra fine estate, tanto che a breve è prevista la chiusura stagionale.
Da consigliare il ristorante attiguo, dove viene servita la colazione, che propone pesce locale e ottimi vini autoctoni (il Cile è noto per la sua tradizione enologica). Puerto Natales è un paesino modesto e piccolo con case basse, stile americano, si gira in pochi minuti a piedi. La principale Plaza de Armas ospita la Cattedrale; la Mesita Grande, una trattoria affollatissima nota per una tipica pizza cilena, sottile e gustosa. La sveglia presto è necessaria per il tour in pullman all’interno dell’immenso parco (grande quanto la Provincia di Messina) insieme con un gruppo di turisti e una guida, per ammirare varie bellezze: Laguna Amarga (chiamata “amara” per il sapore dell’acqua ricca di biossido di ferro), Lago Sarmieto, le tre torri del Paine (altissime montagne di granito, riportate in copertina in molte guide), il monte adiacente Almirante, la cascata El Salto Grande, la Cueva del Milodon (caverna scavata a causa dell’erosione di un ghiacciaio attiguo, risalente a 18mila anni fa e che ospitava un grande animale, il Milodon appunto), altri laghi e isolotti, la spiaggia del Glacier Grey, in grado di far comprendere la particolarità della zona, dove convivono ecosistemi completamente diversi, studiati dai migliori esperti; dove il ghiacciaio sposa la montagna, l’iceberg convive con vegetazione e cascate.
Ogni tanto in giro scorrazzano animali come lama, puma e altri similari o gente a cavallo che ha scelto di visitare così l’immensa distesa dalle mille sorprese. La sera ceniamo in un ottimo ristorante, Afrigonia: piatti squisiti come l’agnello in crema di albicocca. L’indomani è l’ora di toccare la Patagonia nella sua più celebre forma: il ghiaccio.
Partiamo per una mini – crociera verso il Glacier Grey, il grande ghiacciaio del Paine: un taxi, quattro ore di bus (una strada più diretta purtroppo è chiusa per lavori), 3 km a piedi e altrettante ore di nave ma il sacrificio (dovuto soprattutto ad un’evidente disorganizzazione sia nei trasporti che nelle informazioni ai turisti da parte del Conaf, l’ente che gestisce la riserva) è ripagato dalla vista, da vicinissimo, di molti iceberg e grandi masse di ghiaccio immerse ai piedi delle montagne.
Un mix fantastico di ciò che è in grado di regalarci la natura, con riflessi blu da sembrare luci accese sulle punte di ghiaccio, apprezzabili esclusivamente dal vivo e non in fotografia o nei video. Il Glacier Grey, chiamato così perché si trova nel Lago dal colore “grigio”, dove c’è anche un elegante e omonimo Hotel che organizza le crociere, luogo magico per chi vuole rilassarsi e isolato dallo stress dei centri urbani.
La Patagonia è così: “tocchi” la natura incontaminata, assapori il candore e la bellezza del ghiaccio battuto ma non offeso dal sole, ammiri colori non sporcati dal passaggio e dalla mano dell’uomo, osservi il paesaggio glaciale, puro ed essenziale capace di ricordarti che di fronte al potere di madre natura non siamo niente.
Ecco perché il Cile è al… la fine del mondo, stavolta senza virgolette, o forse è l’inizio?
LUOGHI CONSIGLIATI
Santiago, quartiere Paris – Londres
Santiago, Cerro Santa Lucia
Santiago, Avenida Vitacura
Santiago, Museo dei Diritti Umani
Valparaiso, patrimonio UNESCO
Patagonia, Puerto Natales
Patagonia, le bellezze naturali del Parco nazionale Torre del Paine
LUOGHI IMPERDIBILI
Santiago, Plaza de Armas e dintorni
Santiago, Palacio de La Moneda
Santiago, Teatro Municial
Santiago, salire con la funicolare al Cerro San Cristòbal
Santiago, per la movida Patio Bellavista nell’omonimo quartiere
Isla Negra, una delle tre case di Pablo Neruda nell’omonima località
Patagonia, Crociera sul Glacier Grey nel Parco Torre del Paine
MINIMO DI GIORNI NECESSARI: 10 (di più se si vuole vedere anche l’isola di Pasqua).
PERIODO MIGLIORE: durante il nostro inverno.
CONSIGLI PRATICI: per la zona di Santiago (Valparaiso, Vina del Mar, La Isla Negra o zone limitrofe) conviene spostarsi in pullman dalla stazione centrale della capitale. Per altre mete è necessario l’aereo. Non sono previste vaccinazioni obbligatorie; necessaria l’assicurazione sanitaria come per tutti i viaggi extra Europa; non è necessario il visto d’ingresso, basta un passaporto con 6 medi di validità dalla scadenza. Leggere il libro di Isabel Allende “La Casa degli Spiriti” o vedere l’omonimo film.
SPESA MEDIA (con alberghi 4 stelle): 2.000 euro per circa 10 giorni (compreso volo dall’Italia).
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