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Gli elementi del thriller nel delitto perfetto della sanità italiana

Gli elementi del thriller nel delitto perfetto della sanità italiana

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Gli elementi del thriller ci stanno tutti: l’alibi della politica ovvero la storia della Spending Review voluta dall’UE e il delitto perfetto della sanità pubblica su commissione delle assicurazioni private.

 

In un libro, risultato del migliore giornalismo di inchiesta, la denuncia sullo smantellamento programmato della Sanità Pubblica Italiana che ha impoverito le prestazioni alla popolazione che la finanzia e che continua a garantire benefici e prerogative a deputati e senatori.

I politici infatti sembrano essere quelli che riducendo drasticamente il numero di posti letto, le prestazioni sanitarie fornite e i farmaci concedibili dal SSN non fanno altro che determinare un aumento della spesa sanitaria privata, la rinunzia alla cura e, in alcuni casi drammatici l’impoverimento familiare per far fronte alle spese sanitarie per malattie di una certa rilevanza non garantite in tempi decenti o con modalità sufficientemente sicure dal SSN. “La spesa sostenuta dagli italiani nel 2017 per curarsi in strutture private è stata di 40 miliardi di euro, mentre 2 milioni e 700.000 connazionali hanno preferito consultare un professionista privato prima di decidere di sottoporsi a una terapia”. Ed ancora “sono 8 milioni gli italiani che hanno scelto di ricorrere alla soluzione del prestito nel 2017, per poter accedere al diritto di cui parla l’articolo 32 della nostra solo il 41 per cento degli italiani finanzia i propri bisogni sanitari con il proprio reddito corrente, mentre la stragrande maggioranza va a debito: il 23,3 per cento attinge ai risparmi e ad altre fonti mentre il 35,6 per cento vi fa fronte esclusivamente con fonti diverse dal reddito abituale”.

Dové finita la solidarietà collettività di cui si fregiava la riforma sanitaria che nel 1978 per offrire assistenza a tutti i cittadini? È la domanda che si pongono Francesco Carraro  e Massimo Quezel  nel libro Salute spa: la sanità svenduta alle assicurazioni, pubblicato da Chiarelettere.

Nel libro vengono denunciate le varie tappe che hanno portato al progressivo smantellamento della macchina sanitaria italiana per un progettato vuoto assistenziale che le compagnie assicurative sono già pronte a colmare. Nel libro viene dettagliato chiaramente che “Tra il 2007 e il 2014, l’Italia è stata una delle poche nazioni avanzate in cui la spesa sanitaria pro capite – già tra le più basse – si è contratta anziché aumentare. E ciò accade perché tendiamo a ridurre sempre di più la quota degli investimenti destinata a migliorare il nostro sistema. Dal 2009 al 2013 i nostri investimenti sono in picchiata, essendo diminuiti del 30 per cento, mentre francesi e tedeschi hanno aumentato del 10 per cento le somme destinate al comparto della sanità”.

Gli autori denunciano che “i tagli hanno colpito tutti, ma soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Il 2015 ha visto nel nostro Paese 2,6 milioni di famiglie rinunciare alle cure per carenza di risorse. Di esse, un milione è oggetto a spese catastrofiche (cioè impreviste e superiori al reddito familiare), mentre 300.000 risultano impoverite dalle spese mediche sostenute”.

La cosa più grave, però, è che gli stessi politici che stanno smantellando la sanità pubblica sono gli stessi che beneficiano di enormi privilegi: “Una parte consistente degli emolumenti ai parlamentari serve a coprire l’iscrizione all’assistenza sanitaria integrativa: 526,66 euro al mese per i deputati e 540,27 per i senatori, grazie ai quali possono ottenere il rimborso gratuito di qualsiasi prestazione, o quasi, lenti a contatto comprese. E le garanzie sono estese persino ai parenti e ai conviventi – sottolineano Quezel e Carraro –. Ma quanto ci costa mantenere l’eden sanitario dei nostri rappresentanti in parlamento? Nel 2014 le casse dell’assicurazione sanitaria integrativa hanno coperto rimborsi per 11 milioni e 150.000 euro alla Camera e 6 milioni e 100.000 euro al Senato, e restano comunque in attivo…”. Il risultato di tutto ciò è sotto gli occhi di tutti con Settantamila posti letto in meno in dieci anni. Centosettantacinque ospedali chiusi. Liste d’attesa sempre più lunghe che incrementano la spesa sanitaria privata. E’ per questo che si incrementa sempre più il numero degli italiani che sono costretti a fare debiti con la completa indifferenza del modo politico che risulta al riparo da polizze integrative pagate dagli italiani.

Le assicurazioni private stanno quindi cercando di occupare il vuoto lasciato ad arte dalla sanità pubblica che rappresenta un enorme mercato da conquistare. “Secondo i dati forniti dall’Ania, tra il 2013 e il 2014 gli italiani hanno sborsato per le polizze malattia 2 miliardi di premi, suddivisi fra i maggiori competitor del settore. Innanzitutto Generali, che ha dichiarato oltre 600 milioni di euro sui 7 miliardi raccolti nel ramo danni. Le altre grosse compagini sono risultate UnipolSai (con 557 milioni di euro su 9,7 miliardi complessivi del ramo danni), Rbm Assicurazione Salute (184 milioni circa), Allianz (sempre 184 milioni) e, in coda, Reale Mutua. Tutte realtà per le quali il ramo salute si appresta a diventare come il campo degli zecchini d’oro”.

Per arrivare alla conquista degli spazi assicurativi è necessario che si crei una crisi, questa genera tagli che colpiscono inevitabilmente le fasce più deboli della popolazione. Infatti “i tagli hanno colpito tutti, soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Il 2015 ha visto nel nostro Paese 2,6 milioni di famiglie rinunciare alle cure per carenza di risorse. Di esse, un milione è oggetto a spese catastrofiche (cioè impreviste e superiori al reddito familiare), mentre 300.000 risultano impoverite dalle spese mediche sostenute”. Inoltre “Più di 12 milioni di cittadini hanno procrastinato le cure, o addirittura vi hanno rinunciato, nel corso del 2017, per difficoltà finanziarie. L’aumento, rispetto all’anno precedente, è di un milione e duecentomila unità”. A causa di tutto questo “sono 8 milioni gli italiani che hanno scelto di ricorrere alla soluzione del prestito nel 2017, per poter accedere al diritto di cui parla l’articolo 32 della nostra Costituzione  solo il 41% degli italiani finanzia i propri bisogni sanitari con il proprio reddito corrente, mentre la stragrande maggioranza va a debito: il 23,3% attinge ai risparmi e ad altre fonti mentre il 35,6% vi fa fronte esclusivamente con fonti diverse dal reddito abituale”.

Allo smantellamento della sanità consegue un inevitabile peggioramento della qualità dei servizi con il moltiplicarsi di errori. “La malasanità è diventata l’indiziato numero uno: cosi schiaccianti le prove a suo carico che sembra impossibile offrire una risposta diversa al declino della sanità pubblica. Ma al di là dei singoli drammi, cui va destinato il massimo dell’attenzione, del rispetto e della tutela possibili, il sistema sanitario del nostro paese non è cosi brutto, sporco e cattivo come ci viene descritto. Le soluzioni per migliorarlo ci sarebbero, eccome”. Gli autori concludono che “si sta delineando uno scenario nel quale, a farla da padrone, saranno quelle tentacolari espressioni del capitalismo finanziario contemporaneo che assemblano funzioni bancarie e funzioni assicurative, senza più distinzioni interne né soluzioni di continuità”, configurando quello che a può definirsi un vero e proprio “delitto perfetto”.

 

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/04/sanita-il-grande-bluff-di-nuovi-livelli-assistenza-e-vaccini-lo-stato-promette-di-piu-ma-e-in-grado-di-dare-meno/3684967/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/02/rc-auto-le-compagnie-prezzi-giu-se-calano-risarcimenti-lesperto-politica-in-mano-ad-assicurazioni/1046545/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/07/17/sanita-le-fragili-basi-del-secondo-pilastro-mentre-aumentano-le-deleghe-del-pubblico-al-privato/3685306/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/12/06/sanita-unipol-collettivizzare-la-domanda-di-welfare-per-unalleanza-pubblico-privato-ma-lefficacia-e-dubbia/4021593/