Views: 5
Una circolare dell’Inps della scorsa settimana ha indicato che le pensioni in cumulo non sono coinvolte dal prelievo di solidarietà previsto per le pensioni oltre i 100mila euro annui. Il contributo di solidarietà era una misura fortemente pubblicizzata dal governo che la considera un segnale di equità sociale, dall’impatto oltretutto rilevante per chi ne subisce gli effetti.
La legge prevede infatti che la quota di importo da 100 a 130 mila euro sia decurtata del 15 per cento, quella fino a 200 mila euro del 25 per cento e via via a salire, fino al 40 per cento della quota eccedente i 500 mila euro. La circolare dell’Inps neutralizza questa impostazione per qualsiasi trattamento liquidato in cumulo. Soprattutto perché si applicherebbe anche nel caso in cui la pensione fosse calcolata interamente con il sistema retributivo, e persino se non contenesse nessun contributo riferibile a una cassa professionale.
L’effetto che se ne ricava è che la pensione in cumulo rappresenta una sorta di genere a sé stante, immune dalle peculiarità delle gestioni Inps. Compreso, quindi, il contributo di solidarietà.
L’interpretazione è una novità assoluta per l’istituto pubblico, che solitamente alle pensioni calcolate con il metodo retributivo applica il trattamento peggiorativo della legge 190/2014 che fissa un limite all’importo complessivo dell’assegno. E rappresenta allo stesso tempo un’innovazione decisiva rispetto al tenore della norma che consente di cumulare contributi accantonati anche presso le Casse della libera professione.
Nasce di conseguenza il sospetto che su questa interpretazione più favorevole ci sia da attendersi qualche chiarimento da parte dello stesso ente previdenziale, per evitare scorrette interpretazioni. L’occasione potrebbe essere rappresentata dall’attesa circolare che conterrà le indicazioni circa la metodologia del recupero a conguaglio del contributo dovuto per i cinque mesi del 2019 già trascorsi.