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Si è da pochi giorni concluso a Chicago (IL, USA) il congresso mondiale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO) 2019. L’evento, ormai giunto alla sua 55esima edizione, è da sempre un punto di riferimento nella comunità oncologica internazionale ed associato alle più importanti novità terapeutiche nel campo.
Oltre 40.000 oncologi da tutto il mondo hanno partecipato all’edizione di quest’anno, il cui tema è stato “Caring for Every Patient, Learning from Every Patient” (“prendersi cura di ogni paziente, imparare da ogni paziente”). Proprio su questo tema, nella sessione plenaria del convegno sono stati presentati i dati di uno studio condotto negli USA che ha dimostrato come l’Affordable Care Act (ACA) Medicaid (noto anche come “Obamacare”) abbia significativamente ridotto le disparità razziali nell’accesso alle cure negli USA, facilitando l’accesso alle cure oncologiche nelle fasce di popolazione più deboli.
Grandi novità terapeutiche sono state presentate in diverse neoplasie solide, sottolineando sempre più il ruolo della medicina di precisione e delle nuove opzioni terapeutiche, quali terapie a bersaglio molecolare ed immunoterapia. In particolare, nel carcinoma del pancreas metastatico, patologia a scarsa prognosi per la quale si è assistito negli ultimi due decenni soltanto a piccoli progressi terapeutici, lo studio di fase III POLO ha riportato interessanti risultati dall’aggiunta dell’inibitore di PARP olaparib dopo chemioterapia standard in un piccolo sottogruppo di pazienti portatori di mutazioni a carico del gene BRCA (la cosiddetta mutazione “Jolie” dal nome della nota attrice americana). Questi risultati aprono la strada a nuovi trattamenti personalizzati anche in questa patologia particolarmente aggressiva. Interessanti novità sono state presentate anche nel carcinoma prostatico, dove si rafforza il ruolo dei nuovi inibitori androgenici (enzalutamide ed apalutamide), anche nella malattia metastatica non resistente alla castrazione.
Nel carcinoma mammario si consolida sempre più il ruolo degli inibitori delle cicline nelle pazienti ormono-sensibili con la presentazione dei dati molto significativi di guadagno importante di sopravvivenza dello studio MONALEESA-7 con ribociclib nelle pazienti in premenopausa, mentre nel setting della malattia HER-2 positiva si affacciano nuove opzioni di trattamento come neratinib e margetuximab. Anche l’immunoterapia inizia a mostrare risultati positivi nel carcinoma mammario ed in particolare nel sottotipo triple negative, per il quale la sola opzione terapeutica finora è stata la chemioterapia.
L’immunoterapia sta però cambiando il volto di molte altre patologie oncologiche con risultati senza precedenti nel carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC). Quest’anno sono stati presentati i dati di sopravvivenza a 5 anni dello studio di fase 1 di pembrolizumab nel NSCLC avanzato/metastatico riportando tassi di sopravvivenza a 5 anni del 15.5% nei pazienti pretrattati e del 23.2% in quelli che l’avevano ricevuto come prima linea di trattamento. Questi risultati sono straordinari se confrontati con gli sconfortanti dati di sopravvivenza di pochi anni addietro, laddove la sopravvivenza di questi pazienti era del solo 5% a 5 anni. Molto resta ancora da fare e l’identificazione di fattori predittivi di risposta in grado di selezionare i pazienti da avviare a questi trattamenti è fondamentale. Studi preliminari hanno riportato incoraggianti risultati con nuove terapie target in piccoli sottogruppi di pazienti con NSCLC con specifiche alterazioni geniche, quali EGFR, RET, ROS1 e NTRK e nei prossimi anni potranno arricchire il nostro armamentario terapeutico.
Anche l’oncologia messinese del gruppo del Prof. Vincenzo Adamo (Ordinario di Oncologia Medica dell’Università di Messina e Direttore del Dipartimento Onco-ematologico dell’A.O. Papardo) ha ben figurato nell’ambito dell’evento con la presentazione di un interessante poster nella sessione “Developmental Immunotherapy and Tumor Immunobiology”. In questo lavoro gli oncologi messinesi hanno analizzato il ruolo predittivo di risposta all’immunoterapia nel carcinoma polmonare avanzato/metastatico di alcuni parametri circolanti di infiammazione sistemica e di come essi varino in corso di trattamento. Questi dati, se confermati in successivi studi prospettici su casistiche più ampie, potrebbero coadiuvare altri biomarcatori tissutali, quali PD-L1 o il tumor mutation burden, nella selezione dei pazienti da avviare a trattamento immunoterapico. Il progetto sta proseguendo con la collaborazione tra il gruppo del Prof. Adamo e quello del Prof. C. Rolfo dell’Università del Maryland (Baltimore, USA) nella ricerca di ulteriori biomarcatori circolanti mediante biopsia liquida.