La testata digitale dell'OMCeO Messina
 
Preoccupazione per i dati OCSE 2019

Preoccupazione per i dati OCSE 2019

Views: 364

Il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo) Filippo Anelli ha commentato i dati OCSE 2019, relativi al 2018 e divulgati nei giorni scorsi. “I dati OCSE 2019, sebbene vedano ancora l’Italia nelle zone alte della classifica per aspettativa di vita, ci mostrano un trend in calo che non può che suscitare preoccupazione. Se l’aspettativa di vita, infatti, diminuisce, ciò significa che il sistema salute non produce più quei risultati che tutti ci saremmo aspettati. È la spia di una sofferenza del nostro Servizio Sanitario Nazionale che va subito colta”.

Rispetto ai 36 paesi OCSE, l’Italia mantiene il quarto posto per aspettativa di vita alla nascita, con un leggero calo nel risultato, che passa dagli 83,3 anni del 2016 agli 83 attuali. Per l’aspettativa di vita a 65 anni, invece l’Italia scivola al sesto posto per le donne e all’undicesimo per gli uomini.
Ha affermato Anelli: “Siamo sempre ai primi posti ma una flessione non è mai un dato da sottovalutare. Infatti, il dato peggiora e l’Italia scende ancor di più nelle classifiche se si esaminano separatamente i due sessi. Se si valuta poi l’aspettativa di vita dopo i 65 anni, l’Italia si colloca in una posizione un po’ più lontana dai vertici, segno di una riduzione della qualità di vita”. Ha poi concluso: “Un sistema definanziato, con gravi carenze di personale, senza una vera integrazione con il sociale, quale  è purtroppo diventato il nostro Servizio Sanitario Nazionale, non può reggersi solo sulla buona volontà degli operatori, facendo affidamento sul loro senso di responsabilità e sulla loro dedizione – conclude il presidente Fnomceo -. Il Parlamento e il Governo devono prendere atto delle difficoltà del sistema legate al definanziamento e mettere la questione salute ai primi posti dell’agenda politica. Una situazione che si aggrava con le disuguaglianze e rischia di far precipitare le regioni meridionali agli ultimi posti della classifica europea”.