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di Carmelo miCALIZZI
TOPONOMASTICA “STORICA” DI MESSINA
RINGO
RINGO, scalinata; dal viale della Libertà a via Principessa Mafalda; è anche il nome dell’antico rione marinaro sorto intorno alla chiesa di Gesù e Maria del Buon Viaggio.
Ringo (latino Ringus; siciliano Rringu; etnico – Rringotu-i) è un antico toponimo messinese a settentrione della città storica, un lunghissimo borgo, un’ampia via al margine del porto in lungo estesa e adorna di casini, ville, giardini e villaggi che indica il tratto di riviera tra la chiesa di S. Maria dell’Arco e il Museo Regionale, sovrapponibile al tratto di strada litoranea compreso, nella lettura dei luoghi anteriore al sisma del 1908, tra la chiesa di S. Francesco di Paola e il monastero del SS. Salvatore dei Greci.
Il commento del nome rimanda al termine arringo, antico francesismo che palesa l’atto dell’allinearsi, dello schierarsi, giusto dell’arringarsi dei cavalieri nei tornei, semantica estesa alla spazialità dell’azione e che, in tale accezione, ricalca e rafforza la lettura dell’attiguo storico toponimo Giostra. La conforme astrazione di linea, fila, riga è spiegata negli storici glossari siciliani da quello di Cristofaro Lucio Scobar, a quello di Miche Pasqualino. Preme segnalare lo studio di Giuseppe Gioeni8 che in una dettagliata scheda pubblicata nel 1885, commenta le radici germaniche prima ancora che franco-provenzali del vocabolo di diffuso utilizzo in aree di lingua anglo-sassone (vedi Ring, struttura urbanistica o stradale ad anello).
Identifica pertanto il Ringo, (u’ Rringu), tra Cinquecento e Seicento, una pista in terra battuta lunga quasi due miglia che dalla contrada Ritiro, più anticamente intesa Bagnicelli, oltre la Giostra e le Fornaci, fino alla marina di S. Francesco di Paola, curvava a settentrione oltre il torrente San Nicandro fino al convento dei padri basiliani, già lunghissimo borgo anche nella descrizione di Camillo Camilliani del maggio 1584. Più tardi il toponimo si limitò a indicare di questa pista soltanto il tratto rivierasco.
Insistevano in quel tratto di riviera le cosiddette Case Pinte di proprietà della nobile famiglia Marullo, dove talora soggiornavano i viceré di Sicilia prima del loro formale ingresso nella città di Messina. Annessa alle Case Pinte, così dette per i dipinti che ornavano le mura esterne, vi era una chiesa – oratorio dedicata a San Giuseppe. Tutto il complesso, assieme alle modeste dimore della servitù e dei pescatori, fu distrutto dal terremoto del 1783.
Ringo non è esclusivo nome di luogo messinese poiché si rintraccia nel Comune di Villafranca Tirrena (presso il castello dei conti Pettini e la chiesa madre) e nel catanzarese in prossimità di Petilia Policastro.
Una diversa spiegazione del toponimo è stata proposta da Benedetto Chiarello e da Giuseppe Vinci, colti filologi del settecento messinese, che pur ribadendo l’immagine di linea, fila, riga, hanno tuttavia puntualizzato l’elemento architettonico della armonica sequenza spaziale degli edifici che distingueva, senza soluzione di continuità, il lungomare tra il convento di San Francesco di Paola e il monastero dei padri basiliani del SS. Salvatore dei Greci. Il giovane architetto Filippo Juvarra aveva, a proposito, tracciato, nei rapidi schizzi di un suo noto disegno (1705 circa), l’utopia architettonica di un singolare unicum di palazzi che potesse continuare a settentrione, fino a Santa Maria della Grotta, il Teatro Marittimo iniziato da Simone Gullì.
Immagine Ringo1 Immagine RINGO 2
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