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Grande successo della quinta edizione della Festa sotto le stelle, organizzata da Terra di Gesù ONLUS, che ha visto la partecipazione di oltre 300 persone presso l’Oasi Madonna del Sorriso.
La manifestazione, sempre più seguita, è stata creata per attribuire un riconoscimento a medici e strutture del nostro territorio che hanno dimostrato sul campo di meritare l’appellativo di “Medico di Carità” per la quotidiana e silenziosa attività professionale non disgiunta da una carica umanitaria intrinseca. Nel corso della manifestazione sono inoltre stati consegnati dei riconoscimenti a diverse associazioni, organizzazioni, istituzioni e strutture che in un modo o nell’altro hanno contribuito a portare avanti i vari progetti di carità coordinati dal Presidente Dr Francesco Certo per la Casa della Misericordia, per la Casa Moscati, per il Centro Buon Pastore e per lo Studio Medico Help Center della stazione centrale.
La serata è stata presentata da Marina Bottari ed Emanuele Rigano.
La consegna dei riconoscimenti è iniziata con la lettura di una commovente lettera della dott.ssa Floriana Di Marco, vedova del compianto dott. Giuseppe Liotta, morto tragicamente a seguito di un’alluvione nel novembre scorso mentre cercava di raggiungere l’Ospedale dove prestava servizio come pediatra. A lui è stata assegnato il premio Medico di Carità “alla memoria”, una targa ricordo è stata consegnata simbolicamente al Presidente dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Messina che la faranno pervenire alla famiglia.
Il premio alla struttura è stato assegnato ex-aequo alla Stroke Unit del Policlinico di Messina e all’Unità Operativa di Cardiologia dell’IRCS Neurolesi-Ospedale Piemonte.
Il premio Medico di Carità categoria “donna” è stato assegnato a Patrizia Giardina, in qualità di Direttrice dell’Ospice dell’Ospedale Papardo,
Il Prof. Carmelo Romeo, Direttore della Chirurgia Pediatrica del Policlinico di Messina, ha ricevuto il premio Medico di Carità categoria “uomo”.
La Fondazione Banco Farmaceutico è stata insignita del premio per la categoria “organizzazioni”.
Il dott. Domenico Chiera, Direttore Sanitario della casa di Cura COT di Messina ha ritirato il premio categoria “speciale”.
Sono stati insigniti inoltre numerose organizzazioni, associazioni, club service, gruppi teatrali, artisti e gruppi teatrali che hanno fatto una rete sinergica per il raggiungimento delle finalità di Terra di Gesù ONLUS.
Segue la lettera della dott.ssa Floriana di Marco, vedova Liotta
Buonasera a tutti.
Mi preme iniziare la scrittura di queste righe chiedendovi, prima di tutto, di perdonare la mia
mancata presenza fisica. Non a caso uso questa allocuzione per trasmettervi invece una
forte partecipazione, che spero possa affiorare dal mio più sentito ringraziamento.
E’ un tempo intenso e complesso quello che, all’indomani della tragedia che ci ha colpito, si
è aperto per noi familiari tutti. Giorni che si sommano gli uni agli altri, senza più un ritmo
noto: giorni di profondo dolore, di dura resistenza e di fatica speranzosa.
Questo vissuto, assolutamente personale, avrebbe reso troppo penoso per noi sostenere, in
ogni suo aspetto, lo svolgersi della serata che voi tutti meritate e vi accingete a vivere.
Scusate questo piccolo accenno, ma credo che, essere messi nelle condizioni di potere
cogliere il cuore e il “momento” di un interlocutore, possa essere il presupposto di uno
scambio comunicativo vero ed autentico.
Da quando circa un mese e mezzo fa sono stata contattata dal collega, il dottore Francesco
Certo, ho colto “l’eccezionale bellezza” di questo riconoscimento offerto alla memoria di mio
marito. Un’opportunità, senza dubbio per chi riceve, ma anche per chi dona. Per questo
motivo, sin dalla prima conversazione telefonica avuta con lui, ho sentito che in questa
occasione la “cifra del cuore” sarebbe stata quella giusta da impiegare e spero che il
coraggio e lo sforzo vengano premiati, facendomi percepire tra voi come una presenza viva
e vera, unita al di sopra di ogni contingenza.
Ringrazio chi ha pensato di dedicare a mio marito questo premio perché senza dubbio lui
era un uomo di carità, ed è per me miracoloso che l’aspetto identitario di tutto il suo essere e
operato sia riuscito a coprire nel silenzio tanti chilometri di distanza.
Solo l’amore profuso e la carità restano. Questa è l’affermazione nella quale mio marito
Giuseppe credeva e nella quale spendeva la “semplicità” di una vita feriale che evitava ogni
vanto. Essere, invece che apparire, nella Carità, non sfuggendo alla difficoltà e alle sfide di
questa scelta coraggiosa. E la Carità per definizione lo è sempre.
La Carità per mio marito non era filantropia, ma l’aspirazione ad una relazione che, seppur
segnando il limite umano, apre alla grandezza di Dio e del cielo. Una porta che nell’amore si
schiude all’immenso e gli permette di entrare nella piccolezza della vita di ogni giorno
consentendogli, attraverso ognuno di noi, di trasformarsi in calore, luce, cura, attenzione e
speranza per chi ci circonda. Questa relazione era il primo atto medico di mio marito.
A questo punto qualsiasi esperienza radicata nella Carità può esprimere il suo più alto grado
di maturità, perché la Carità tutto unisce e rende prossimo, in un equilibrio perfetto tra le
parti.
Così lui è stato ogni giorno marito, padre, figlio, fratello, amico, medico e collega amorevole,
senza cedere alla tentazione attuale del modello di uomo di successo, che valorizzando solo
alcuni aspetti della vita compie il sacrificio di altri e, insieme a questi, di se stesso. Non solo
un “medico di Carità” quindi, che sapeva ascoltare, intervenire, curare e guarire, ma prima di
tutto un uomo “pieno” e liberamente ispirato a Gesù Cristo.
Se così non fosse stata la sua vita, avrei avuto difficoltà ad accettare qualsiasi attestato
lontano dalla sua verità. Non l’atto eroico di una notte, quindi, che il tam tam mediatico ha
promosso, ma il riconoscimento di una vita nella scelta dell’amore.
Non so quanti sanno che quella sera mio marito non era l’unico medico su quella strada,
dimenticata più dagli uomini che da Dio, a cercare di raggiungere il proprio posto di lavoro
nelle medesime condizioni di allerta.
Penso sempre che questa sia un’altra cosa che vorrebbe che tutti sapessero, non solo per
essere giusto nei confronti di altri colleghi che a differenza sua non sono stati meno
meritevoli, solo più fortunati, ma anche per invitare a rinnovare la fiducia in una professione,
quella medica, che ho avuto l’onore di condividere con lui nel nostro pane quotidiano, e in
cui spesso ormai si rischia la vita, per derive violente, anche nelle sale dei Pronto Soccorso
e nelle corsie.
Concludo condividendo con tutti voi una riflessione che il giornalista e scrittore Gery
Palazzotto ha dedicato alla nostra vicenda sulle pagine della Repubblica, che ringrazio
particolarmente per le sue parole.
Non l’interpretazione di un fatto tragico attraverso un’emozione pietista, ma una riflessione
profonda, generosa, disponibile alla verità seppur nel dolore.
“… Quanti altri Giuseppe Liotta ci sono nel nostro mondo di sopravvissuti?…Un signor
nessuno che diventa ai nostri occhi un gigante quando improvvisamente non c’è più: perchè
eravamo distratti, perchè ci occupiamo sempre delle stesse cose e delle stesse persone,
spesso inutili se non perniciose, mentre trascuriamo il buono che non fa romanzo, il bello
che non fa scena, l’utile che non fa audience…”
“Quanti?”… Di sicuro ce ne sono tanti. Ad ognuno di loro, nella vita di ogni giorno, il nostro
riconoscimento, la nostra cura e la nostra attenzione. A noi tutti forza e coraggio nell’Amore.
Con questo augurio vi ringrazio di tutto, anche per la pazienza adoperata nell’ascolto.
Vi auguro di vivere con gioia questa serata e la vostra vita.
FLORIANA DI MARCO
vedova LIOTTA
Palermo, 23 giugno 2019
Solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Gesù