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Tutte le sere, come accade oramai da 20 anni, portano latte, biscotti e coperte ai senzatetto che vivono nella stagione di Foggia. Ma l’altra sera per i “Fratelli della Stazione” la loro proverbiale solidarietà si è infranta davanti ad una ammenda da 16 euro e 67 centesimi. Sette di loro sono stati infatti multati da due zelanti agenti della polizia ferroviaria perchè erano fermi al primo binario a consegnare cibo caldo ai più bisognosi, senza avere un titolo di viaggio. La Polfer, mostrandosi sin da subito rammaricata per l’accaduto, è corsa ai ripari incontrando i volontari dell’associazione foggiana e spiegando che la sanzione potrebbe essere presto annullata. “Ci è stato garantito che potremo continuare a svolgere il nostro servizio di volontariato regolarmente e che tutto proseguirà all’insegna della collaborazione reciproca per il bene dei senza fissa dimora”, racconta Emiliano Moccia, vicepresidente nonchè volontario dei “Fratelli della Stazione”.
A quanto si apprende, mercoledì sera due poliziotti hanno dapprima identificato quattro volontari, tre ragazzi indiani e un ragazzo italiano; poi hanno applicato ai sette volontari quanto stabilito nel Dpr del 1980, cioè che non si può sostare nelle vicinanze dei binari se non in possesso di un regolare biglietto del treno. “A nulla suono valsi i tentativi di spiegare ai due agenti il motivo della nostra presenza lungo il primo binario, dove tra le altre cose siamo soliti incontrare una donna che vive da anni all’interno della stazione di Foggia”.
(Fonte: Gazzetta del Sud)
LA FAVOLETTA DI GUARDIA E UOMOBUONO
di Francesco Certo
C’era una volta, in un paese lontano, un uomo che voleva lavorare per dare ordine alle persone.
Andò dal re che lo nominò guardia della nazione.
Chiese alla testa coronata: Chi dovrò controllare? Forse i potenti? I nobili, per evitare che ti danneggino? Oh, no -rispose- a quelli penserò io -sogghignando- tu occupai dei poveri.
Guardia, questo era oramai il suo nuovo nome, obbedì al real comando, e in men che non si dica, si fiondò nelle periferie, avido di potere.
E fu bellissimo.
Nessuno degli indigenti ebbe pace, elemosinanti, contadini, senza casa, tutti, ma proprio tutti furono multati, sanzionanti, alcuni carcerati.
E si perché Guardia conosceva benissimo, tutti gli articoli della legge, che si sa la’ fanno i forti; la fame degli ultimi aumentò, ma i ricchi furono contenti e soprattutto il re che lo encomiò pubblicamente.
Guardia per la prima volta si sentì felice.
Ma c’era un uomo, chiamato Uomobuono, che in barba a tutte le leggi, ogni sera portava pane ai poveri della stazione, che aumentavano.
Chiaramente, Guardia lo venne sapere, e in una notte di freddo, proprio mentre Uomobuono faceva carità, cercò di arrestarlo.
-Fermati, in nome della Legge…, ma aiutato dai tanti poveri della stazione, riuscì a fuggire. Da quella sera, ogni sera prevedeva lo stesso, identico rito.
Guardia a inseguire, Uomobuono a scappare, e i poveri che continuavamo a mangiare.
Ora successe, che ci fu un colpo di stato in quel paese lontano, e fu nominato un nuovo re, non diciamo bravo, ma meno cattivo.
Chiamò Guardia e gli disse: Mi dispiace, da oggi sei licenziato.
Lui si senti morire, provò un’umiliazione profonda, senza fine.
Ben presto esaurì i risparmi, finì in disgrazia, i morsi della fame lo portarono alla stazione.
Uomobuono, stava “lavorando”, lo vide in malarnese.
Gli disse in tono pacato, calmo: Cerchi pane?
Si -rispose Guardia- cerco pane, ma, io, qui -iniziò a piangere- sono l’unico a non meritarlo.
I poveri lo consolarono, perdonando i torti subiti, Uomobuono gliene diede un pezzo, il più grande.