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di Filippo Cavallaro
Un libro, che mi interessò anni fa, fu un testo della Bollati Boringhieri dal titolo “L’erba della regina” scritto da Paolo Mazzarello, docente di storia della medicina. Con meticolosa precisione viene raccontata la vicenda che vide la Regina Elena in prima linea. La nostra regina aveva già dato esempio a Messina, dopo il terremoto del 1908, di cura ed assistenza ai sopravvissuti alla catastrofe. In questo caso la troviamo ad affrontare l’encefalite letargica (trattata nel più noto “Risvegli” di Sacks 1987) che si diffuse come una epidemia tra il 1915 ed il 1926. A quel tempo, non essendoci rimedi e cure disponibili nella farmacopea ufficiale, la regina si affidò alla sua esperienza della medicina popolare balcanica. Venne dato credito all’impiego di un alcaloide, estratto dalle radici della Atropa belladonna, consigliato da un erborista bulgaro. La regina Elena non si limitò a questo, ma trasformò il Quirinale in un centro di smistamento delle radici importate dall’Ungheria ed in seguito ottenne che, con Regio Decreto n. 2043 del 1936, il cosiddetto «decotto della regina» fosse reso obbligatorio «per l’assistenza e la cura degli affetti da forme di parkinsonismo encefalitico». Questa sembrava essere l’unica possibilità per rimettere in moto quei pazienti “letargici”, purtroppo le dosi erano elevatissime come il rischio di avvelenamento legato all’uso di ogni parte di quella pianta, ed inoltre l’effetto aveva una durata limitata nel tempo.
Completamente differente l’esperienza che mi ha fatto ricordare questo libro e questa storia.
Si tratta di un’altra Elena, neonata, di cinque mesi. Lei non riesce a dormire, non riesce a riposare, non riesce a non piangere. Ogni momento il dolore, acuto, forte del suo ginocchio caldo e gonfio la fa saltare, la scuote, e le fa aumentare il dolore rinforzando il suo pianto disperato.
In un pronto soccorso fanno la diagnosi “versamento articolare” e rassicurano i familiari preoccupati, confusi e stranottati perché la bambina non dorme da 36 ore dicendo che si riassorbirà.
Una lunga notte di pianto porta ad un ulteriore impennata della preoccupazione per cui si rivolgono ad uno specialista, che conferma quanto dichiarato il giorno prima dal pronto soccorso, e ben definito e documentato, grazie a tutti gli accertamenti diagnostici dovuti al caso… stanno uscendo dallo studio dello specialista, la piccola continua a piangere, l’infermiera sottovoce consiglia un fisioterapista.
Passeranno ancora dodici ore prima di incontrarlo, l’articolazione è molto calda ed ogni respiro provoca dolore ed il pianto provoca un dolore ancora più forte fino ad arrivare all’urlo… estremo. Con gesto deciso viene fermata la gamba. La piccola resta sorpresa, si gira. Sente la presa, non sente il dolore. Vengono applicate due strisce da 25 centimetri di kinesio tape per tenere fermo il ginocchio. La bimba si addormenta prima di uscire dalla stanza.