Views: 4
di redazione
Quota 100 rappresenta una delle misure cardine della riforma delle pensioni collegata alla legge di bilancio del 2019 che, in via sperimentale fino al 2021, consente di uscire anticipatamente dal modo del lavoro a chi vanta almeno 38 anni di contributi ed una età anagrafica minima di 62 anni.
Restano esclusi da questo computo i versamenti presso gestioni previdenziali non riconducibili a quelli INPS. Alla quota 100 non si calcolano adeguamenti alle aspettative di vita né penalizzazioni sul calcolo della pensione. Con questo tipo di procedura sono previste diversi tipi di finestre di uscita: nel settore privato, per esempio, la pensione con quota 100 decorre dopo tre mesi dal conseguimento dei requisiti. Nel pubblico impiego, invece, la pensione decorre dopo sei mesi dall’ottenimento. Nel settore dell’istruzione la decorrenza coincide con l’avvio dell’anno scolastico. Per il personale della pubblica amministrazione il TFR decorre dal momento in cui si sarebbe maturata naturalmente la pensione di vecchiaia. Chi va in pensione dopo l’entrata in vigore del decreto, può però ottenere un congruo anticipo sulla buona uscita.
Nel 2021 dovrebbe quindi concludersi definitivamente la quota 100 con la possibilità di andare in pensione, allo stato delle cose, all’età di 67 anni per la pensione di vecchiaia oppure 42 anni e 10 mesi di contributi per quella anticipata.
L’ipotesi più attendibile sarà in realtà che entro il 2021 vengano promulgate nuove misure di riforma pensionistica che in sostituzione id quota 100 prevedano ipotesi alternative di flessibilità in uscita.