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Quasi 1 milione di accessi in meno, tagli ad ambulanze e Pronto soccorso, ma più posti letto per la rianimazione. È questo il cambiamento che ha investito negli ultimi 10 anni l’attività di Emergenza-Urgenza e che emerge dall’analisi effettuata da Quotidiano Sanità confrontando i dati del Ministero della Salute degli anni 2007–2017.
Si nota come in ogni caso nel 2017, il 55% degli ospedali pubblici risulta dotato di un dipartimento di emergenza e oltre la metà del totale degli istituti (65,4%) di un centro di rianimazione. Il pronto soccorso è presente nel 79,9% degli ospedali. Il pronto soccorso pediatrico è invece presente nel 17,4% degli ospedali.
Dati più o meno in linea con quelli di dieci anni prima, quando il 51% degli ospedali pubblici risultava dotato di un dipartimento di emergenza e oltre la metà del totale degli istituti (57,6%) di un centro di rianimazione. Il pronto soccorso era presente in oltre l’80% degli ospedali. Il pronto soccorso pediatrico era presente nel 13% degli ospedali.
Calano gli accessi al Ps e il numero di ricoveri. Nel 2007 si erano registrati 21,5 mln di accessi al Pronto soccorso (3,6 accessi ogni 10 abitanti) con il 17,3% di persone che poi sono state ricoverate. Nel 2017 gli accessi sono stati invece 20,6 mln (3,4 accessi ogni 10 abitanti), ovvero circa 900 mila in meno. E minori sono state anche le persone ricoverate (il 14,3%).
Se si analizzano le singole regioni dal lato dei ricoveri si può notare come le Regioni che negli ultimi 10 anni hanno subito piani di rientro e commissariamenti abbiamo drasticamente ridotto il numero. Ad esempio in Molise nel 2007 veniva ricoverato il 35% dei pazienti mentre nel 2007 si è scesi al 17,5%.
Si registrano anche meno strutture e ambulanze. Nel 2007 il Ssn pubblico poteva contare su 334 Dipartimenti di emergenza-Urgenza e 530 pronto soccorso. Ebbene 10 anni dopo la dieta è stata drastica: 49 Dea sono stati tagliati (-14%) e 116 Pronto soccorso non ci sono più (-22%).
Ma il taglio più evidente è sulle ambulanze, sia quelle di Tipo A (emergenza) che quelle di Tipo B (Trasporto sanitario). Nel 2017 abbiamo quelle di Tipo A si sono ridotte del 4% rispetto a 10 anni prima mentre quelle di Tipo B si sono dimezzate (-52%).
Da notare anche come siano diminuite drasticamente le ambulanze con il medico a bordo: nel 2007 il dottore era presente nel 22% dei veicoli, mentre nel 2017 appena nel 14,7%.
Tagliate del 37% anche le Unità mobili di rianimazione (erano 329 nel 2007, sono 205 nel 2017). La stretta ha riguardato anche le case di cura accreditate che in ogni caso hanno molte meno strutture e ambulanze rispetto agli ospedali pubblici.
Se come a livello di strutture c’è stato un vistoso calo, questo non si può dire dei posti letto nei reparti collegati all’area dell’emergenza: nel 2017 il complesso degli istituti pubblici e privati accreditati dispone di 5.090 posti letto di terapia intensiva (8,42 per 100.000 ab.), 1.129 posti letto di terapia intensiva neonatale (2,46 per 1.000 nati vivi), e 2.601 posti letto per unità coronarica (4,30 per 100.000 ab.).
Numeri maggiori (fatte salve le unità coronariche) rispetto al 2007 dove i reparti direttamente collegati all’area dell’emergenza disponevano di 4.392 posti letto di terapia intensiva (7,4 per 100.000 ab.), 1.052 posti letto di terapia intensiva neonatale (2 per 1.000 nati vivi), e 2.746 posti letto per unità coronarica (4,6 per 100.000 ab.).
di Luciano Fassari
(Fonte: Quotidianosanità.it)