La testata digitale dell'OMCeO Messina
 
Morbo di Basedow e Favismo: equivoco risolto

Morbo di Basedow e Favismo: equivoco risolto

Views: 45

di Vincenzo Piazza*

Il favismo è una forma di grave anemia diffusa in Italia, maggiormente nel Sud e nelle isole, causata dall’ingestione di fave (Vicia faba), soprattutto crude, che contengono la divicina, e di alcuni farmaci ,tra cui i sulfamidici ad azione emolizzante.La malattia è dovuta alla carenza ereditaria di glucosio-6-fosfato deidrogenasi(G6PD), un enzima chiave nel metabolismo del glucosio. La carenza di questo enzima può scatenare vere e proprie “crisi emolitiche”, con conseguente anemia.La questione che si è posta di recente è se l’ipertiroidismo nei soggetti fabici possa essere trattato con il Metimazolo, visto che ad una paziente fabica, affetta da morbo di Basedow ( tireotossicosi autoimmune ), un centro di endocrinologia ne ha vietato l’impiego in favore del propiltiouracile (PTU). E’ quasi certo che tale presa di posizione derivi da un grosso equivoco, in quanto nell’elenco dei farmaci vietati nel favismo, elaborato dall’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA), sulla base di quanto predisposto dall’Agenzia dei Farmaci Francese (aggiornato al febbraio 2008) e del Rapporto Istisan 99/19 dell’Istituto Superiore di Sanità, figura anche il Metamizolo (Novalgina), un analgesico (FANS) appartenente alla categoria dei pirazolonici. Chi scrive si è confrontato con numerosi Colleghi endocrinologi di diverse province e regioni e nessuno di loro aveva mai avuto esperienza di trattamento in fabici con tireotossicosi né era sicuro di potere impiegare il Metimazolo (Tapazole® 5 mg cp) in pazienti ipertiroidei e fabici. Tali incertezze hanno generato in chi scrive qualche perplessità inducendolo a confermare transitoriamente il propiltiuracile associandolo a boli di steroidi bisettimanali per il controllo di un severo esoftalmo associato.La valutazione comparativa delle formule del Metimazolo(Tapazole®), Metamizolo(Novalgina®) e di un sulfamidico, da parte di un Collega chimico , concludeva che il Metimazolo non può essere assimilato ad un sulfamidico né tanto meno al metamizolo che hanno in comune solo un atomo di zolfo (S) differentemente complessato nei tre composti (Fig.1) Confrontatomi con alcuni colleghi isolani della Sardegna, in cui il favismo è frequentissimo, soprattutto nel sud dell’isola, i quali trattano tutti gli ipertiroidei a tappeto con MMI,senza nemmeno chiedere se sono fabici mi ha confermato nella corretta decisione terapeutica! Pertanto, ho effettuato sulla paziente fabica ipertiroidea con esoftalmo severo lo switch da PTU a MMI valutando preliminarmente la bilirubina totale e frazionata e rivalutandola a 4 e 9 giorni di trattamento. La bilirubina totale pre trattamento con MMI era pari a 1,15 mg/dl, la diretta 0,44 mg/dl e l’indiretta 0,71 mg/dl. A 4 giorni di trattamento con metimazolo 5 mg die la bilirubina totale era 0,84 mg/dl, la diretta 0,3 mg/dl e l’indiretta 0,54 mg/dl.

A 9 giorni di stessa identica terapia la bilirubina totale era pari a 0,78 mg/dl , la diretta 0,3 mg/dl e l’indiretta 0,58 mg/dl. La paziente non ha accusato alcun sintomo tipico dell’iperemolisi dovuta al cambio di terapia, non ha notato subittero né ittero sclerale e la valutazione della bilirubina totale , soprattutto dell’indiretta non ha subito alcun incremento sostanziale.Pertanto, nonostante la letteratura sia del tutto carente, si può concludere ,con tranquillità ,che la terapia dell’ipertiroidismo nel paziente affetto da favismo può essere appropriatamente effettuata con il Metimazolo(Tapazole®) a dosaggio adeguato.

*Dr. Vincenzo Piazza

Endocrinologo- Libero professionista

Via Autonomia Siciliana 94 Palermo piazza@neromedia.it

Fig. 1 Il metimazolo(MMI) non è assimilabile né al metamizolo né al sulfamidico, perché l’MMI ha un anello eterociclico imidazolico rispetto al metamizolo che è contraddistinto da un anello pirazolico (suo isostero), al quale inoltre è legato, tramite catena metilenamminica, il gruppo solfonico terminale che non è presente nel MMI. I sulfamidici sono ancora diversi poiché caratterizzati dalla presenza di un anello benzenico aromatico direttamente legato ad un gruppo amminico e in “para” rispetto ad esso del gruppo sulfonamidico -SO2NH2. (Lavinia Piazza –Chimica Farmaceutica- Università di Palermo)