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Questioni di lingua: ventesimo appuntamento

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DI CARMELO MICALIZZI

 

TOPONOMASTICA “STORICA” DI MESSINA
VIA DELLE MURA

 

via delle MURA – dal viale Regina Margherita allo stesso viale tagliandone un’ansa.

Dopo la reazione borbonica ai moti del 1847-’48, nell’intento di placare gli animi e di ingraziarsi la benevolenza dei messinesi, il 12 febbraio 1852, Ferdinando II emanò un decreto con il quale si concedeva alla città l’ampliamento del “Porto Franco” e alcune franchigie doganali. I nuovi recinti daziari riguardavano i borghi Zaera, Portalegni, Boccetta e San Leo. Tale frontiera muraria è descritta da Gaetano Oliva (Annali della Città di Messina, IV, 1954): “ebbe principio verso settentrione, poco al di là della chiesa di Santa Maria di Porto Salvo, sul cui fianco sinistro, saliva in direzione ovest verso il monte dei Cappuccini e il torrente Trapani, che lasciava fuori sul fianco. Formando poi di questo la sponda destra, saliva su fin quasi alla direzione del fronte della chiesa de’ Cappuccini”. Il “Porto Franco” venne abolito, per Messina, come per ogni altra città marinara del Regno che ne godeva, nel 1866.

Persistono nella attuale toponomastica di Messina alcuni riferimenti che rimandano a quelle mura daziarie: via delle Mura1, Muriceddu2, e Dazio3. Altre sono desuete o si sono dissolte nel tempo e appartengono solo alla memoria storica delle cronache cittadine.

A proposito di vetuste strutture daziare peloritane se ne segnala una poco nota risalente al XVI secolo: insisteva tra la Ciaèra e Gazzi e configurava un borgo extraurbano nomato la Dohana4. Riguardo altri storici Dazi paraurbani del territorio, si rimanda a un Diveto del Costretto ionico, presso il villaggio di Giovanni Pilieri (Giampilieri). A meridione si segnala, più distante, la strategica frontiera daziaria di Scaletta, mentre un analogo Divieto di Settentrione era ai margini orientali del villaggio di Bauso (Villafranca Tirrena) dove persiste la denominazione del luogo.

Tornando a Via delle Mura, il toponimo indica la stradella che, in prossimità della chiesa titolata alla Madonna di Lourdes, taglia un’ansa del viale Regina Margherita. La definizione non rimanda pertanto alla presenza delle antiche mura della città che ricadono infatti più a meridione, bensì vuole, ricalcandone fedelmente il caratteristico schema ad angolo ottuso, segnare l’insistenza di un tratto del muretto daziario del 1852 nei pressi dell’importante asse viario tracciato nel ventennio tra il 1826 e il 1838: la strada carrozzabile di scavalcamento delle prime pendici peloritane per Palermo.

Il percorso della cinta muraria borbonica è leggibile nelle rare fotografie all’albumina che riprendono l’assetto urbanistico della città nella seconda metà dell’Ottocento, dalle prime pendici collinari al porto, eseguite da numerosi fotografi tra i quali Ledrù Mauro e i fiorentini Brogi e Alinari. Riguardo la frontiera di Settentrione, sul tracciato sopradescritto dall’Oliva, assecondava, da mare a monte, la sponda destra della fiumara Trapani, come si rileva in alcune stampe litografiche ottocentesche, con un percorso sovrapponibile all’attuale via Pasquale Calapso.

 

Muriceddu, piazza – punto di confluenza delle vie Palermo, Placida, Pasquale Calapso e viale Giostra.

“Muriceddu” è lettura toponomastica vernacolare, una sorta di calco del latinismo murulus, quel frammento delle mura daziarie che ricadevano ancora, agli inizi del secolo scorso, nell’area dell’attuale piazza Gaetano La Corte Cailler. La piazza dedicata, con delibera del gennaio 1957, al celebre erudito (Messina, 01.08.1874 – 26-01.1933), ha così visto sostituirsi ufficialmente la denominazione originaria che tuttavia sopravvive nel linguaggio popolare.

 

Dazio, rione – zona urbana gravitante intorno via Palermo.

Il popolare toponimo rimanda all’esistenza nell’Ottocento di un casello daziario. Ogni bene di consumo che si portava fuori dal territorio urbano o che vi si immetteva, pagava il relativo dazio sotto forma di gabella. Nel 1852 avvenne che la cinta daziaria fu ampliata al Quartiere Saddeu, San Leone, e questo casello venne strategicamente fondato in prossimità dell’accesso della (sopracitata) via provinciale che portava a Palermo.

 

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