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Rapporto Censis, terzo appuntamento: “Stratagemmi individuali per difendersi dalla scomparsa del futuro”

Rapporto Censis, terzo appuntamento: “Stratagemmi individuali per difendersi dalla scomparsa del futuro”

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Se l’economia italiana non sprofonda, da tempo però ha smesso di volare e di intravedere rosee prospettive future. Resta segnata dalla coesistenza di spinte e controspinte, come il boom delle esportazioni e l’arrancare dei consumi interni, che lasciano invariato il quadro di riferimento, simbolizzato dagli annuali tassi di crescita da “zero virgola” del Pil. Non si corre e non si affonda: si sta fermi in uno stand by di ritmi rallentati.

Si pensi al settore immobiliare, uno dei pivot del modello italiano di ascesa sociale e di autotutela: il primo condensato della ricchezza da trasferire ai figli. Rispetto al 2011 – quando la ricchezza immobiliare rappresentava il 59,8% della ricchezza netta totale familiare –, nel 2017 tale valore ha subito una decurtazione del 12,6% in termini reali (757 miliardi di euro in meno) e oggi è pari al 53,9% della ricchezza familiare complessiva. Così è cambiata la percezione sociale diffusa della proprietà immobiliare. Un tempo era considerata l’investimento rifugio per eccellenza e il potente motore dell’ascesa individuale, e innescava la corsa massificata alla proprietà della prima casa e la propensione collettiva a far convergere i risparmi di una vita intera sull’acquisto della casa per i figli, della seconda casa per le vacanze o di immobili destinati a un altro uso da mettere a reddito (box o locali commerciali).

Un altro pivot abbattuto, un tempo decisivo per la costruzione familiare di futuro, sono i Bot, oggi inchiodati a rendimenti infinitesimali, catalizzatori di un vero e proprio disamore da parte degli italiani. Il 61,2% dei cittadini dichiara che non li acquisterebbe (tab. 6).

Mattone e Bot erano inscritti nel codice genetico degli italiani: erano il veicolo per salire verso livelli più alti di benessere, all’interno di circuiti economici più ampi che sapevano rispondere alla domanda sociale di futuro.

Lo scemare dell’antica vocazione imprenditoriale e la crisi degli investimenti tradizionali, valorizzatori dei patrimoni di milioni di famiglie, evidenziano concretamente la scomparsa del futuro nel quotidiano delle persone. Ne è una controprova l’irresistibile amore degli italiani per il cash, che da dieci anni non smette di aumentare. La voce “biglietti, monete e depositi a vista” del portafoglio delle attività finanziarie delle famiglie registra un incremento del 33,6% nel decennio 2008-2018 (il totale delle attività finanziarie segna invece un -0,4%), una crescita del 24,1% negli anni 2014-2018 (a fronte del -0,6% complessivo) e un +7,4% nel più recente biennio 2016-2018 (contro il -2,2% del portafoglio nell’insieme) (tab. 7).

Sono i segni evidenti di un legame profondo tra gli italiani e il contante, che rinvia alle sue decisive valenze funzionali e psicologiche, e ne spiega anche la prolungata dinamica così intensamente espansiva. Nel nuovo contesto, gli italiani hanno cercato di porre una diga per arrestare la frana verso il basso, la deriva verso il peggio, dopo essere sfuggiti a fatica al mulinello della recessione e in assenza di una nuova spirale verso l’alto.

Agli italiani non è arrivata l’offerta di percorrere insieme nuovi sentieri di crescita per costruire il futuro. Le policy attuate o solo annunciate non possono non generare un ulteriore effetto demotivante in una economia che nei prossimi anni, secondo il 74% degli italiani, continuerà a oscillare tra mini-crescita e stagnazione, e per il 26% sarà destinata addirittura a peggiorare in una nuova recessione (fig. 2).

Al di là delle esigenze di ripristino degli equilibri finanziari e di modernizzazione delle transazioni economiche, resta il fatto che il periodico agitare la scure fiscale non aiuterà la società italiana a ritrovare la fiducia e la voglia di investire per tornare tutti a crescere. Nell’eccezionale stravolgimento sociale, condensato in pochissimi anni, il furore di vivere degli italiani li riporta tenacemente ai loro stratagemmi individuali. Finché l’ansia riuscirà a trasformarsi in furore, e il furore di vivere non scomparirà dai loro volti, non ci sarà alcun crollo.