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Rapporto Censis, sesto appuntamento: “Un’agenda condivisa contro l’epica del disincanto”

Rapporto Censis, sesto appuntamento: “Un’agenda condivisa contro l’epica del disincanto”

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Le cronache della politica nazionale risultano essere il principale oggetto dell’attenzione degli italiani quando si informano. Registrando l’interessamento del 42,4% della popolazione, le vite di governi e partiti rappresentano, in assoluto, il genere di notizie più ricercato. Addirittura superano di oltre 10 punti percentuali le voci classiche dei palinsesti come lo sport (29,4%) o la cronaca nera (26,1%) e rosa (18,2%). Nelle diete informative, un rilievo ancora minore è attribuito alle notizie di taglio economico (15,3%) e soprattutto alla politica estera (10,5%) (tab. 14).

Non si sfugge alla sensazione che questo ritrovato interesse per la politica nasca dalle ceneri di un disincanto generalizzato sedimentato da tempo nel corpo sociale. A dimostrarlo c’è la continua espansione dell’area del non voto nel nostro Paese, che negli ultimi anni ha battuto sempre nuovi record (fig. 5).

Può sembrare paradossale, ma a fronte di un interesse innegabile per gli sviluppi delle vicende politiche e dei suoi protagonisti, non esiste nessun altro soggetto che gli italiani vorrebbero vedere di meno nei programmi televisivi. Il 90,3% dei telespettatori rinuncerebbe di buon grado alla vista di un politico in tv. Potendo scegliere, gli italiani affermano di preferire scienziati, medici e altri esperti (73,1%), il talento di attori, cantanti o ballerini (46,7%), oppure vorrebbero che fosse dato più spazio in tv all’eloquenza di poeti, scrittori e filosofi (43,5%) (tab. 15).

L’avvicinamento della società al ceto politico è solo apparente. E l’eccessiva personalizzazione dei leader politici può produrre l’effetto di banalizzare l’immagine delle istituzioni che essi incarnano, creando di fatto un abbassamento dei livelli di riconoscimento tra popolo e istituzioni.

La domanda di politiche non trova un riscontro adeguato nell’attuale offerta, in Italia più che altrove in Europa. Il problema numero uno che grava sul destino nel nostro Paese viene indicato da quasi la metà della popolazione nella disoccupazione. Al di fuori di retoriche e luoghi comuni, l’incertezza per il lavoro che non c’è preoccupa il doppio rispetto all’immigrazione (22%), più di tre volte rispetto al tema delle pensioni (12%), cinque volte di più della criminalità (9%) e delle questioni ambientali e climatiche (8%). E la disoccupazione è avvertita come il problema principale da mettere in agenda da tutta la popolazione, ma con più forza dai giovani tra i 15 e i 24 anni (in questo caso si arriva al 50%) (tab. 16).