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Da quando è stato ufficializzato in Italia il primo caso di Covid-19, gli sviluppi e gli aggiornamenti sul nuovo coronavirus si susseguono di ora in ora dalle notizie di cronaca, ai provvedimenti per il contenimento del contagio ai bollettini delle autorità. Dal punto di vista scientifico, sono stati raccolti alcuni appunti rilevanti sulle novità di questi ultimi giorni, validi sia per la specificità della situazione italiana sia in senso più generale.
- Grado di mortalità del Coronavirus
In linea generale il tasso dei decessi è calcolato intorno al 2-3% e scendendo nei dettagli si osserva come tra gli under 9 sia nullo. Più si sale con l’età, più aumenta il rischio, come avviene con la normale influenza. La differenza, spiegano gli esperti, sta nel fatto che mentre per l’influenza stagionale siamo tutti più attrezzati in termini di anticorpi e disponiamo di vaccini in grado di proteggere i soggetti più deboli, il Coronavirus può contagiare un numero molto più alto di persone poiché ci trova del tutto indifesi. Inoltre il coronavirus di Wuhan è un patogeno di cui sappiamo ancora relativamente poco, e perciò è molto difficile fare previsioni su come la situazione evolverà (una su tutte, l’influenza tende ad arrestare la propria diffusione con l’arrivo della stagione calda, mentre per il coronavirus lo si può al più ipotizzare per analogia, ma senza evidenze scientifiche solide).
Il maggiore studio epidemiologico sul Coronavirus è stato realizzato in Cina su oltre 70mila casi e pubblicato dal Chinese Journal of Epidemiology. L’analisi del Chinese Centre for Disease Control and Prevention ha riscontrato che il tasso di mortalità cresce dallo 0,2% tra 10 e 39 anni al 14,8% sopra gli 80. Un altro fattore di rischio è la presenza di malattie preesistenti, specie quelle cardiovascolari, diabete, insufficienza respiratoria cronica e ipertensione.
L’analisi del Chinese Centre for Disease Control and Prevention ha riscontrato una mortalità per il virus del 2,9% nella provincia di Hubei, ‘epicentro’ dell’epidemia, nel resto della Cina è dello 0,4%. L’80,9% delle infezioni è lieve, il 13,8% grave nel 4,7% si tratta di casi critici, con sintomi come insufficienza respiratoria, shock settico o insufficienza multiorgano. L’86% dei casi si è verificato nei pazienti tra 30 e 79 anni. Il rischio di morte è maggiore tra gli uomini (2,8%) che tra le donne Per quanto riguarda il contagio di persone con malattie preesistenti si riscontra un tasso di mortalità piuttosto alto, pari al 10,5%, in chi soffre di patologie cardiovascolari. Il tasso scende al 7,3 per i malati di diabete, al 6,3% per chi soffre di disturbi cronici dell’apparato respiratorio, al 6% per i malati di cancro. Tra chi invece al momento del contagio è in perfette condizioni di salute il tasso è dello 0,9%.
- I dati epidemiologici sull’infezione da coronavirus
Secondo le ultime informazioni basate su alcune decine di migliaia di persone contagiate, la grande maggioranza di infetti presenta un quadro clinico tutt’altro che preoccupante. In particolare, almeno l’80% dei contagiati (ma secondo altre stime si sfiora il 90%) presenta sintomi lievissimi, lievi o al più paragonabili a quelli della normale influenza. I casi ritenuti più gravi corrispondono al 10-15% del totale, e lo sviluppo di una polmonite virale tale da richiedere una ospedalizzazione o addirittura il ricovero in terapia intensiva riguarda circa il 4-5% dei casi.
- Coronavirus e influenza
Dire che la Covid-19 dovuta al coronavirus Sars-Cov-2 è meglio o peggio, che è più o meno, o magari che è proprio come l’influenza stagionale crea soprattutto confusione, anche perché a seconda di quello che si vuole intendere può valere tanto una risposta quanto l’altra.
Che il numero di casi di influenza in Italia (e nel mondo) sia enormemente superiore a quello registrato per il coronavirus è un’ovvietà, e di conseguenza lo è pure che il numero di decessi sia superiore. L’anno scorso, solo per l’Italia, sono state contate circa 800 vittime da influenza. Viceversa, però, la letalità dell’influenza solitamente si attesta al di sotto dell’uno per mille, dunque inferiore a quella di Covid-19 anche secondo le stime più ottimiste.
- Il numero dei casi del contagio in Italia
La posizione dell’Italia come primo Stato europeo nella triste classifica dei contagi è certamente una notizia di per sé cattiva, ma che può sottintendere un senso positivo. Avere contezza della dimensione e della distribuzione geografica del contagio significa che il monitoraggio della situazione sta avvenendo. In fondo i molti casi emersi nelle ultime ore di fatto erano già presenti anche giovedì scorso (quando ancora la situazione era in un limbo di attesa), e semplicemente ora ne siamo consapevoli. Il numero molto maggiore di casi in Italia rispetto ai Paesi vicini può essere spiegato, in parte, anche con l’aver cercato di più e con maggiore zelo le persone potenzialmente contagiate, ed è plausibile che il conteggio dei contagiati continui a incrementarsi nelle prossime ore per effetto dei test (tampone faringeo) che vengono svolti su nuove persone entrate in contatto con i casi accertati. Monitorare con precisione numero e posizione dei casi è necessario per attivare misure di contenimento che possano avere una qualche efficacia.
- Il paziente zero
L’aspetto forse più preoccupante dell’attuale situazione italiana, ribadito a più riprese da medici e istituzioni è che non sia ancora stato trovato il cosiddetto paziente zero, ossia la persona che avrebbe dato origine alla catena di contagio nel nostro Paese. Finora tutte le piste percorse dai sanitari si sono rivelate un nulla di fatto (i potenziali paziente zero sono risultati tutti negativi ai test), e questo brancolare nel buio significa che non è ancora possibile ricostruire dal principio il sistema del contact tracing. Ciò rende complicato stabilire, tra le altre cose, se il focolaio lombardo e quello veneto abbiano avuto origine da una stessa fonte di contagio, o se si tratti di due canali indipendenti.
In questo scenario di incertezza, ha poco senso discutere sui media delle ipotesi in campo sui possibili paziente zero, perché proprio come per i casi sospetti (e non confermati) di contagio si rischia di diffondere informazioni confondenti o che addirittura alimentano tensioni sociali.
- I casi lievi
Secondo le ultime stime, quando i contagi hanno da poco superato quota 130, oltre alle due persone decedute ci sarebbero circa una ventina di pazienti ricoverati in terapia intensiva, e dunque la grande maggioranza presenterebbe un quadro clinico meno serio. Addirittura, a quanto riportano fonti giornalistiche, alcune persone contagiate sarebbero rimaste in isolamento domiciliare, visto che il quadro dei sintomi è così lieve da non richiedere alcun ricovero ospedaliero.