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di Angelo Petrungaro
Su iniziativa della Sezione provinciale di Messina dell’Associazione Nazionale della Sanità Militare Italiana (ANSMI), si è celebrata a Messina la “Giornata del Ricordo delle vittime delle FOIBE” con una S. Messa nella Basilica S. Maria del Carmine.
Hanno condiviso l’iniziativa: l’Ammiraglio Mauro Barbierato, Capo della Sanità della Marina Militare; il Gen.C.A. Giuseppe Gemma; il Magg. Gen. Gabriele Lupini, Ispettore Nazionale del Corpo Militare CRI; il Col. Paolo Di Berto del Comando delle Scuole dell’Arma dei Carabinieri; l’Avv. Rosario Lupo Migliaccio di San Felice, Segretario Generale O.A.R.; e il Dott. Salvatore Bocchieri, Direttore della Rivista “Intervento”.
Presenti autorità militari e civili fra cui il Vice Prefetto Dott.ssa Natalia Ruggeri e l’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Messina Dott.ssa Alessandra Calafiore. Inoltre numerosi Soci delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma locali, fra cui il Gen. Giuseppe Briguglio, Presidente dell’UNUCI Messina.
Il Gr. Uff. Dr. Angelo PETRUNGARO, Presidente della Sezione di Messina dell’A.N.S.M.I., nel proprio intervento di saluto e ringraziamento ha ricordato l’oblìo dei fatti accaduti dopo l’8 Settembre 1943 nella Venezia Giulia e in Dalmazia, oblìo che ha riguardato non solo le vittime delle Foibe, ma anche l’esodo di 350.000 Italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia a causa delle inenarrabili atrocità compiute dai comunisti di Tito su quelle terre.
Alla costituzione della R.S.I., il 14° Battaglione italiano costiero da fortezza, formato da veterani legionari della Confinaria da anni in guerra nell’infida Balcania da cui avevano ripiegato al momento dell’armistizio, subì una ristrutturazione e il Comandante della Xa Flottiglia MAS, C.V. Junio Valerio BORGHESE, con comportamento conforme alle regole dell’Onore e pregno di alto spirito patriottico dimostrato ulteriormente nella battaglia di Tarnova e nell’ultima difesa di Cherso, Veglia e Lussino, al fine di rafforzare le difese del confine orientale minacciato dai partigiani titini, tentò il coinvolgimento del cosiddetto Governo del Sud rifugiato a Brindisi, ottenendone però un netto rifiuto.
L’uso criminale delle Foibe raggiunse il culmine nel biennio 1945-1947, portando in quel popolo italiano il martirio come quello subìto dal Ten. G.N.R. Luigi LORENZI e della studentessa universitaria Norma COSSETTO. Nelle voragini naturali del Carso che i geologi chiamano foibe, vennero precipitati migliaia di Italiani, uomini, donne, bambini, militari, civili, giovani, vecchi, colpevoli solo di essere Italiani e perciò latini. Tutto in conseguenza dello sciagurato accordo del 6 Febbraio 1945 stipulato a Yalta fra Inglesi, Americani e Sovietici. Quando le bande comuniste di Tito scesero nella Venezia Giulia fu ammainato il Tricolore. Era il 10 Febbraio 1947, data in cui l’Italia firmava a Parigi il Trattato di Pace le cui condizioni, imposte dagli Alleati, sul piano
territoriale per essa erano molto dure e costarono la vita al Comandante delle truppe alleate a Pola ad opera della patriota Maria PASQUINELLI.
L’invasione dell’Istria portò il terrore, le torture, gli infoibamenti; ma non solo di essi si macchiarono i comunisti di Tito.
Esempio ne è il massacro del Capitano Paride Mori, classe 1902, Medaglia d’oro al VM che dopo l’8 Settembre 1943 continuò a combattere e difendere il confine nordorientale d’Italia dall’occupazione e dall’usurpazione slava.
Egli non fu vittima delle Foibe, ma uno di “quelli diversamente massacrati dai partigiani di Tito” come recita la Legge n. 92 che riconosce il diritto al conferimento di Medaglie nel Giorno del Ricordo alle vittime delle Foibe. Egli venne massacrato dai partigiani rossi nei pressi di Santa Lucia d’Isonzo insieme al suo motociclista Costantino di Marino il 18 Febbraio 1944.
Il Capitano Mori, con i suoi bersaglieri dell’8° Reggimento “Luciano Manara”, nel disastro dell’8 Settembre 1943, non si pose il problema di cosa fare, ma, in un momento caratterizzato dal tracollo dei valori Onore Dovere Patria, scelse la fedeltà alla patria onorando i tre valori in un sol colpo.
I profughi giuliani e dalmati che viaggiavano in vagoni merci con bambini e vecchi, quando giunsero alla stazione di Bologna, vennero presi a sassate perché ritenuti fascisti e non Italiani che fuggivano dall’incalzante orda bolscevica. Non poterono scendere nemmeno per prendere un bicchier d’acqua. Nel ricordare le vittime delle Foibe, il Dr. PETRUNGARO ha espresso il rammarico per il fatto che ancora oggi in Italia si continui a parlare poco, anzi pochissimo, di Foibe, al contrario di quanto molto si parli di altri fatti. Ma la Storia è per omnia ad perpetuam rei memoriam. Infatti oggi la verità sulle Foibe, finora taciuta, vuoi per governativa imposizione, vuoi per ideologica viltà, si sta facendo strada. Il tempo è galantuomo, dice la saggezza popolare:
“… d’antichi fatti / certo udisti suonar dell’Ellesponto / i liti e la marea mugghiar portando / alle prode retee l’armi d’Achille / sovra l’ossa d’Aiace”
dice il poeta all’amico Pindemonte.
Alla fine della cerimonia religiosa è stato consegnato al Lgt. Vincenzo Micalizzi un Attestato di Benemerenza.