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Il medico, il soldato, il Paradiso

Il medico, il soldato, il Paradiso

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di Francesco Certo

L’androne antistante il palazzo di San Pietro. Il solito caos, tutti i morti del giorno lì, ansiosi, in attesa del giudizio.
Umanità varia.
Una donna anziana si chiede in quale posto del Paradiso sarà sistemata.
Sì, perché lei ha sempre pregato, partecipato alle funzioni, e quindi la destinazione è sicura, ma basterà ad avere una collocazione migliore, magari panoramica?
Un politico, morto d’infarto con il cellulare in mano, chiama amici di giù, per vedere di trovare una raccomandazione, consapevole delle tante marachelle, ma, invano, non c’è campo.
Un malavitoso, recita affannosamente e malamente un rosario approfittando di quello che gli hanno messo in mano prima del funerale, tentando una tardiva e poco spontanea conversione, anche se sa che i disonesti poco piacciono quassù.
Appoggiati alle pareti un soldato e un medico, entrambi in “uniforme”.
Il primo, porta i segni della guerra, la divisa strappata, il volto bruciacchiato dai fumi delle bombe.
Il secondo, anziano, espressione stanca, il camice lindo, il fonendo “sciallato”.
Fanno amicizia.
Il soldato, più giovane, racconta della moglie e dei figli piccoli, mostra una foto.
Certo della condanna. Ha sparato, bombardato, ucciso.
Il medico, anche il medico non ha dubbi, mai entrato in chiesa, mai fatto il segno della croce, niente, niente di tutto questo.
La giornata volge al termine, è stato un continuo di angeli che portano negli ascensori, che o salgono o scendono.
Restano i due, ultimi, e un angelo stanco, ma con modi gentili, li invita:
Anche insieme, tanto il Santo, ha tutto pronto per voi.
Come al patibolo, il soldato e il medico entrano.
Si trovano un omone, alto, barbuto, iroso: Dove sono le vostre cartelle? le avevo messe qui, ah eccole, forza facciamo presto!
Allora lei, guardando il militare, ha mitragliato, bombardato, mietuto vittime e lei, rivolgendosi al medico, è ateo, quindi non vado oltre, capite bene che…
Vado a riposare, ma mentre accenna un saluto, arriva una telefonata.
È Dio!
Parla, parla tanto, Pietro si cambia in volto, rosso, viola…
La conversazione termina, i saluti, si riprende a fatica.
-Dunque soldato, si è vero, hai ucciso, ma non avresti voluto, eri costretto a obbedire per non morire, e non ti è bastato comunque.
Hai sempre pianto le tue vittime.
E tu, dottore, si è verò, non hai creduto in Dio, ma hai sempre curato con benevolenza i tuoi pazienti e sei morto per un virus, continuando a lavorare tra gli infetti, sapendo la tua fine.
Ha detto:
Il soldato è morto per un orrore (dell’uomo)
Il medico è per morto per un amore (di Dio).
Andate, andate.
Così i due, amici e salvi, presero l’ascensore giusto.
Quello che fa salire.