Views: 20
di Giuseppe Zagami
È messinese il primo medico in Italia a trattare la Fibrillazione Atriale mediante l’ablazione transcatetere con dispersione spazio-temporale
Antonio Taormina, 32 anni, cardiologo, ci racconta il suo percorso di formazione e clinica, tra Messina e la Francia, e le peculiarità di un intervento che sta cambiando l’approccio alla FA
Dott. Taormina, com’è iniziato il suo percorso a Messina?
Sono una persona decisa e molto competitiva: lo sono soprattutto con me stesso. Le materie scientifiche mi piacevano molto, e tra parenti e amici di scuola si parlava della medicina come di un ambiente sfidante. La mia scintilla per la professione è cominciata così, ed è poi diventata vera passione durante l’università, dopo i concorsi.
Perché ha scelto la cardiologia e, soprattutto, la sua branca interventistica?
All’inizio del mio percorso, volevo fare radiologia. Ma tutto è cambiato alla prima lezione fatta con quello che poi è diventato il mio maestro, il prof. G.Oreto. Dopo due ore, ero completamente “cotto”, e non quanto a stanchezza. Anzi. Tanto da aver chiesto, subito dopo, al Professore di poter frequentare il suo reparto.
È stato solo all’interno della scuola, poi, che mi sono reso conto di quante ultra-specializzazioni potesse contenere. Ma ormai ero innamorato dell’ECG (Elettrocardiogramma), quindi ho approfondito le mie conoscenze in quell’ambito, focalizzandomi sulla parte interventistica annessa (Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione).
Come si è svolto il suo percorso di formazione fuori da Messina?
Avendo già le idee chiare su cosa volessi approfondire ed essendo il mio direttore di scuola, il Prof. G. Oreto, un big dell’ECG, non è stato difficile frequentare i centri migliori d’Italia, in questa disciplina. Come specializzando, l’attività pratica che avevo potuto fare era stata limitata: qualche impianto di pacemaker/defibrillatore e qualche procedura di ablazione semplice. Durante l’esperienza a Palermo, invece, sotto la guida del Dott. Sgarito e del Dott. Conti, sono diventato autonomo in molte procedure.
Poi, visto che in Italia si pensa sempre che, per fare operazioni importanti bisogna “avere l’età” – e quindi, se sei giovane, molti, prima di te, devono ancora imparare – ho puntato a trovare una esperienza all’estero. Meglio, se si può, pagare e imparare, tanto e velocemente, piuttosto che star fermi e attendere chissà quanto. Un mese dopo la specializzazione, dunque, sono partito per la Francia e ho fatto un anno a mie spese a Marsiglia: una fellowship in Elettrofisiologia ed Elettrostimolazione. E ne è valsa assolutamente la pena: ho imparato tutto quello che era possibile imparare nel mio campo, e ho acquisito un bagaglio di oltre 500 operazioni da primo operatore. Numeri che in Italia sarebbero stati impossibili da raggiungere.
Che cosa l’ha portata a specializzarsi nello specifico sulla fibrillazione atriale?
La FA è l’aritmia più frequente all’interno della popolazione. Il centro francese (Saint Joseph Hospital) che ha ospitato la mia fellowship utilizza un approccio del tutto nuovo per trattarla, che sfrutta esattamente gli stessi macchinari e gli stessi sistemi di mappaggio della tecnica comunemente utilizzata. Il substrato sul quale si va a bruciare, però, non è quello comunemente utilizzato, ma è un tessuto malato che viene trovato andando a ricercare le zone di dispersione
spazio-temporale. Non si tratta più, quindi, di affrontare la malattia in maniera classica, ma si adatta la terapia alla patologia. Il concetto del sarto che produce un vestito su misura rispecchia a pieno questa metodica. La terapia viene, dunque, cucita sul paziente. I risultati sono davvero incoraggianti, da quello che è riportato in letteratura e che ho sperimentato in prima persona. A chi interessasse, affronto l’argomento in maniera più ampia sul mio sito, dottantoniotaormina.it, nella sezione ablazione transcatetere con dipsersione spazio-temporale come approccio alla fibrillazione atriale.
Che successo hanno avuto gli interventi realizzati?
Il successo di questa metodica è stato, su 500 interventi, dell’85 %, nei pazienti che hanno una forma grave della malattia (fibrillazione atriale non parossistica) e in pazienti che già sono stati sottoposti ad una prima ablazione. Ricordiamoci sempre che la FA è una malattia progressiva: prima viene trattata, maggiore sarà il successo terapeutico.
Dove pratica adesso questa tipologia di operazioni?
Questo intervento, al momento, in Italia, viene eseguito solo da me e solamente presso l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano). La procedura viene eseguita in anestesia generale per un maggior comfort del paziente, e non prevede che venga inciso il torace, perché si arriva dentro il cuore con dei fili che passano dalla vena femorale della gamba.
A Messina, invece, è possibile eseguire delle visite di follow-up del paziente e delle visite pre-operatorie, dove viene spiegato al paziente quali sono i benefici di questa nuova tipologia di ablazione.