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Messina tra cinema e videoteche un racconto di passione e nostalgia

Messina tra cinema e videoteche un racconto di passione e nostalgia

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di Massimiliano Cavaleri 

Sono cresciuto col Cinema, fin da piccolo divoravo film. Da adolescente vicino casa in via Garibaldi, c’era “Cinemania”, la videoteca più fornita di Messina: credo avesse oltre 12mila titoli e con 10mila lire noleggiavo quattro videocassette da restituire entro tre giorni (ma i titolari, Rosa Puglisi e il marito, mi conoscevano e spesso le tenevo per più tempo); poi arrivarono i dvd e mi proposero una tessera per clienti speciali “100 euro per 100 noleggi”, appena un euro a dvd, super conveniente. Molti anni dopo non ho avuto il tempo di completare l’ultima di queste schede che il negozio chiuse per lasciare il posto ad un locale da aperitivi, il Ferdinando II (oggi rivenditore di biciclette): piansi di fronte all’inesorabile destino della cultura schiacciata dalla futilità; un pezzo della mia giovinezza, legata alla mia grande passione, volava via. Un mondano come me non certo disdegnava un ritrovo glamour; ma avrei preferito di gran lunga una Messina con più videoteche, cinema e teatri.

Tornando ai bei tempi, dopo l’arrivo del dvd, Cinemania installó uno sportello esterno, una sorta di bancomat, per noleggiare film anche fuori dagli orari di apertura. Quando non ne trovavo uno lí, andavo dalla concorrenza: “Videociak” vicino la rotonda dell’Annunziata e “Film Sud” (mi pare si chiamasse così) in fondo al viale San Martino, ma Cinemania rimaneva la “mia seconda casa”, luogo insuperabile per chi cercava filmografie intere e, per un periodo, aveva un secondo punto vendita vicino piazza Cairoli: false illusioni di un futuro, ahimè, inesistente. Per farmi una cultura cinematografica, soprattutto concentrata negli anni ‘80 e ‘90, sceglievo un regista o un attore che mi piaceva molto, cercavo la carriera (non era diffuso ancora il web quindi mi aiutavo coi libri, il celebre dizionario “Farinotti”, la Bibbia del Cinema, e l’abbonamento alla rivista Ciak) e vedevo tutte le pellicole dell’artista, non per forza in ordine. Così Allen, Almodovar, Spielberg, Burton, Zemeckis, Scorsese, De Palma, Benigni, Coppola, Scott, Camerun, Tornatore, Lynch, Eastwood, Howard e mille altri registi, attori, attrici.

Spesso cercavo titoli astrusi e quante vhs, che non noleggiava più nessuno, ho fatto gettare ai proprietari perché erano graffiate o rovinate! Per noleggiare un film si prendeva un talloncino di plastica nero appeso sotto ogni copertina esposta su grandi pannelli, con il numero corrispondente alla pellicola archiviata nell’affascinante retro bottega. I vhs neri avevano una custodia bianca col logo azzurrino e nero; dopo la chiusura parte del materiale è stato donato ad alcune scuole. 

Certo, col senno di poi, il metodo delle filmografie per intero non lo consiglierei: ho visto una tale quantità di film che nel tempo confondevo trame o non ricordavo i giudizi. Spesso noleggiavo film già visti! Poi installarono un software che avvisava il cliente nel caso in cui prendesse un vhs o dvd già noleggiato: strumento per me utilissimo per evitare ripetizioni. 

In ogni caso mi sono divertito tanto, a passare notti intere col videoregistratore che bolliva, maturando una straordinaria conoscenza cinematografica. 

E quando scioperavo dalla scuola, di corsa a casa con gli amici anche di mattina sul divano, pronti per il grande schermo made in casa. Nel week end, specialmente il venerdì e la domenica, andavamo al Cinema: l’Odeon, oggi Zara; il mitico Aurora (dove ho visto il mio primo film da bambino “La Sirenetta”; ricordo anche l’ultima visione – prima che lo trasformassero nella discoteca Glam, poi chiusa – fu Ocean’s Eleven, in prima fila con gli occhi schiacciati sullo schermo); il piccolo Golden; il cine-teatro Savio spesso usata dalle scuole per incontri con l’autore; l’Apollo (prima aveva una sala… oggi comprende anche l’auditorium Fasola, ex Visconti), molti anni dopo sono diventato amico degli splendidi proprietari Fabrizio La Scala e Loredana Polizzi, che l’hanno trasformato nel tempo in un multisala all’avanguardia, un piccolo “polo culturale” per Messina, dove poi ho presentato numerosi eventi.

Un capitolo speciale merita l’Iris a Ganzirri, che già durante la mia adolescenza era un multisala, gestito dalla mia amica Vivina Guerra (proprietaria col marito Parlagreco anche dell’Aurora e del Lux), che con la sua irriverente verve e pungente ironia ti accoglieva alla cassa alternando un “Avanti, vediti sta cazzata!” ad un “Ah, è uno straordinario capolavoro di film”. Con lei non c’erano mezze misure. Dopo avermi conosciuto in teatro per una piccolissima comparsata nella commedia “Leonardo” di Angelo Campolo, mi faceva entrare quasi sempre gratis. A volte andavo per un film e ne vedevo due o tre in orari diversi perché mi faceva passare da una sala all’altra: insomma pomeriggi e serate dentro quel meraviglioso cinema o nella saletta De Sica, all’ultimo piano, che ospitava pellicole meno gettonate e più d’autore. Mi sentivo in debito con lei per questa sconfinata generosità, unita alla sua simpatia, e in un Natale, non so di quale anno, andai in libreria per comprare uno di quei volumi che pesano 10 chili, dal titolo “I grandi film” (che vedete nella foto postata) e ne acquistai due copie: una per me, una la regalai a Vivina. Quando guardo quel libro posato nel salone di casa ripenso a quelle spensierate giornate immerso nell’Iris. 

In altri due importanti Cinema ho visto centinaia di prime visioni: il Lux, che aveva due piani e un lungo corridoio all’ingresso con tanti poster; poi fu ridimensionato con platea unica e l’Olimpia, dei miei cari amici Egidio Bernava e il figlio Alberto. Fu Egidio, cultore del cinema oltrechè esercente di seconda generazione e imprenditore in gamba, a raccontarmi che Messina, negli anni ‘60 e seguenti, era una delle città con più sale d’Italia. Del resto Messina ospitava la Rassegna cinematografica internazionale dell’Irrera a mare, poi Taormina Film Festival; con la consegna, l’ultima sera, del David di Donatello, l’Oscar del Cinema italiano, a numerosissime star hollywoodiane e italiane. Messina ha sempre avuto un forte legame col Cinema: ogni buon messinese dovrebbe essere un cinefilo, grato a questo spaccato di storia recente. 

Nella mia vita solo due film ho visto al Cinema due volte e uscirono a distanza di poco: “La vita è bella” (proprio al Lux) e “Titanic”… che periodo meraviglioso! Andavo in terza media, a cavallo tra il ‘97 e il ‘98 e vidi Titanic per la seconda volta sulle scale del secondo piano dell’Olimpia: la fila arrivava nella strada opposta. Fenomeni irripetibili: c’era una mia compagna che lo aveva visto 11 volte in 11 giorni, un fanatismo cinematografico. 

Qualche anno dopo in Città arrivó la catena internazionale di noleggio “Blockbuster” ma aveva pochi film, perlopiù commerciali: non era un luogo per intenditori o veri appassionati e aprì i via Garibaldi quando la settima arte era già in crisi. Poi inauguró il Cinestar a Tremestieri, oggi Uci Cinemas, dove ancora vado spesso con amici appassionati come me. 

In realtà si è spesso parlato di “crisi del Cinema”, come se il Cinema fosse nato per essere perennemente in difficoltà. Ma l’industria cinematografica non ha mai rallentato; il Cinema è lo specchio della società e queste hanno continui momenti di crisi. Nei fatti peró l’home entertainment, la pirateria, lo streaming stavano prendendo il sopravvento per poi cedere il passo alle moderne piattaforme televisive, al successo delle serie tv, ai televisori più grandi delle finestre, ecc. In fondo sono questi gli “assassini” del Cinema. Il coronavirus forse è l’ultima pugno che l’agonizzante Cinema riceve sul ring di fronte ad un pubblico che urla e tifa Netflix e Amazon Prime. Lo aveva profetizzato “Nuovo cinema Paradiso”. È proprio Tornatore una volta a Taormina, quando gli regalai il volume fotografico dedicato a Michelangelo Vizzini, mi spiegó la bellezza e l’importanza della “trasmissione verticale” tra film e pubblico e di quella “orizzontale” tra persone estranee tra loro che, guardando la stessa pellicola, si emozionano in modo diverso. E questa l’insostituibile bellezza del Cinema, lontano dalla distrazioni, dalla solitudine o persino dalla comodità di vedere un film a casa. Mi disse infatti che un bravo regista durante le premiere si mette in ultima fila, proprio per sentire il calore del pubblico e percepirne le reazioni. 

Almeno durante questa quarantena ho ritrovato quell’amato tempo perduto consumando anche quattro pellicole al giorno, alternando prime visioni da rivisitazioni con altri occhi; facendo “lezioni di cinema” a mio padre e alla sua compagna. Un buon film va visto almeno una seconda volta, a distanza di anni. Ce ne sono alcuni che ho guardato decine di volte. 

Forse per parafrasare Montanelli, il Cinema è come l’Italia: non ha futuro; ma i film (gli italiani…) invece avranno grande successo. Magari torneranno i “Drive In”, del resto corsi e ricorsi storici diceva Vico… e guarderemo i film in auto, senza bisogno di mascherine. Magari con le cabriolet, un cielo stellato e un bacio romantico. O magari ci sveglieremo ed era un bellissimo sogno. O forse la fine di un bellissimo film.