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di Antonino Arcoraci
L’insoddisfazione personale che spesso diventa cronica, esprime uno stato di disagio legato alla mancanza di qualcosa nella vita. E’ strettamente connessa con la difficoltà a soddisfare i bisogni primari e viene definita da Maslow: fisiologica, di sicurezza. Compare dopo sofferenza fisica, psichica o dopo disagio economico o ambientale e da un senso di buio; porta allo sconforto, fa sentire le persone incapaci di saperla affrontare e superare.
L’insoddisfazione, come commenta Carlo Peparello, è anche consapevolezza di non aver compiuto il proprio cammino. A chi soffre, pure in salute, rende la vita piatta, priva di stimoli; porta noia. Oscar Wilde la definisce primo passo nel progresso di un uomo o di una nazione.
Buddha la chiama dukkha e la considera tipica di noi esseri umani.
Nella maggior parte dei casi, l’insoddisfazione non chiarisce la sua origine, ma è sempre motivata. Che sia dipendente da una causa avvenuta in tempi lontani o che sia data da fattori recenti (malattia, variazione dello stato sociale, chiusura che modifica il presente), incide sulla condizione mentale e fisica e si manifesta come stato di insofferenza che può diventare senso di colpa…di frustrazione, che può portare al lamento o al rifugio nell’inflazionato concetto del non va mai bene nulla, all’eccesso di autocritica.
Solitamente demotiva,annoia, porta alcattivo umore; a tratti, può divenire invalidante;a volte diventa segnale di allarme, del non stare bene ed essere indicativo del cattivo stato di salute o del disagio mentale che vuole e deve essere modificato.
In questi casi, l’insoddisfazione non è negativa. Anzi, incoraggia. Invita a portare mutamenti mirati a migliorare gli aspetti salutistici o le situazioni assistenziali, familiari, ambientali.
Non deve mai essere sottovalutata!
L’insoddisfazione è presente nel 21% degli italiani over65. Lo comunica l’Istituto Superiore di Sanità con la pubblicazione dei dati raccolti nel nostro paese nel biennio 2016-2018.
Prima del disagio legato al Coronavirus, e in anni apparentemente tranquilli, “Sorveglianza Passi D’Argento”, sistema di sorveglianza della popolazione con più di 64 anni e di promozione della salute, ha dimostrato, attraverso un’intervista fatta alle persone capaci di autonomia e senza l’aiuto del familiare o della persona di fiducia, che un’alta percentuale della popolazione anziana – il 21% degli intervistati – in Italia, si ritiene poco o per niente soddisfatta. Vive male la sua vita, anche in seno alla famiglia e considera la propria qualità di vita – intesa come soddisfazione complessiva della propria vita o felicità – assai modesta.
Il profilo è stato centrato su tre pilastri dell’invecchiamento attivo secondo la strategia Active Ageing dell’OMS: salute, partecipazione e sicurezza. La salute è stata intesa nei tre aspetti: soddisfazione, qualità di vita connessa alla salute, insoddisfazione. La insoddisfazione, espressa per fasce di età, è stata percentualmente dichiarata dal 17% delle persone fra i 65-74 anni, dal 26% delle persone nella fascia 75-84 anni e dal 33% degli ultra 85enni. Di questi ultimi, l’11% hanno una laura, il 27% è meno istruito; il 25% sono donne, il 17% uomini; il 47% arriva a fine mese con molte difficoltà economiche, il 27% ha qualche difficoltà; il 28% vive solo, il 20% vive con l’accompagnatore o coi parenti o con gli amici; il 76% ha 3 o più patologie croniche, il 49% ha problemi di disabilità; il 59% non si è integrato socialmente, il 25% partecipa ad attività con altre persone, a corsi di formazione per adulti (inglese, cucina, computer, corsi presso l’Università della Terza età).
Nella tabella pubblicata, l’insoddisfazione si manifesta più in Basilicata, in Sicilia, in Calabria, in Campania … in Sardegna…A Sud e nelle isole, dove i livelli di attività fisica come passeggiare, fare giardinaggio, curare l’orto, fare attività domestiche o piccole riparazioni, prendersi cura di un’altra persona, non sono presi in considerazione dalle persone anziane.
Passi d’Argento, quantizza con il Pase, “Physical Activity Scale for elderly” – strumento validato a livello internazionale e specifico della popolazione anziana – il punteggio dell’attività svolta nei 7 giorni precedenti l’intervista e trova che il 72% fa solo attività domestiche: cura la casa o l’orto, il giardino, si prende cura di altra persona; il 26% fa solo passeggiate o segue attività di svago, va in bici o pratica attività fisica strutturata.
Il punteggio Pase si riduce con l’aumentare dell’età: passa da 103 della fascia 65-74 anni, a 67 della fascia degli ultra 85enni; è più basso fra le donne (91 vs 101 fra gli uomini), tra coloro che hanno molte difficoltà economiche (84 vs 102 di chi non ha difficoltà), fra chi vive solo (91 vs 97 di chi vive in compagnia).
La percentuale dei sedentari varia dal 22% del Trentino, al 55% della Basilicata: più donne che uomini, più in presenza di difficoltà economiche, in coloro che hanno un minore livello culturale, che fanno minore attività fisica intesa come attività motoria esercitata. Più nel Meridione, in cui l’anziano tendenzialmente è “sedentario”, il Pase è mediamente 85, le condizioni economiche lo aiutano meno, le distrazioni intese come occasioni di incontro culturale o ludico sono meno presenti. Dove, purtroppo, anche l’assistenza sanitaria sul territorio spesso non risponde alle necessità dell’utenza. Dove dopo tanto dire sull’importanza dello stile di vita, solo il 28% degli ultra 64enni, negli ultimi 12 mesi precedenti l’intervista, ha ricevuto da parte del medico o da altri operatori, lo stimolo a fare attività fisica.
Tutto questo nuoce al fisico e allo spirito. Lo sottolinea l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che vede nel movimento -“qualunque sforzo esercitato dal sistema muscolo-scheletrico si traduce in un consumo di energia superiore a quello in condizioni di riposo”- una condizione base per prevenire le malattie cronico-degenerative (ipertensione, patologia coronarica, infarto, diabete, tumore della mammella e del colon, depressione) e le cadute.
Come cambiare queste percentuali? come insegnare agli anziani a sentirsi meno insoddisfatti?
Innanzitutto aiutandoli a gestire meglio la loro giornata.
Facendo opera di convinzione e, meglio, dando direttive sul come gestire il loro modo di essere, a partire dalla giovane età. Educando alla conoscenza che l’insoddisfazione può manifestarsi a qualunque età della vita, anche se più presente nella III – IV età, che l’insoddisfazione può nascere anche da una non reale carenza, ma dall’incapacità a provare appagamento, che nella vita bisogna procurarsi le occasioni per sentirsi felici anche mangiando, bevendo, fumando secondo le regole della moderazione, che giova variare i programmi nelle giornate per non cadere nella monotonia. Anche se seguire lo stesso programma o mantenere gli stessi tempi è più facile, non sempre ciò è appagante…lentamente annoia.
Bisogna incominciare con sé stessi: Il disagio interiore, la perenne insoddisfazione, il senso della mancanza di qualcosa sorge quando non si sa trovare la propria via. Il versetto dell’Ec 11:4 recita: Se aspetti il vento favorevole, non semini più; se stai a guardare quando pioverà, non ti deciderai a mietere.
Bisogna darsi degli obiettivi possibili: sforzarsi, vedere il bicchiere mezzo pieno e non sempre mezzo vuoto; avere autostima, non avere paura a cambiare la propria vita. Prendere decisioni apparentemente impossibili o azzardate, lasciarsi sviare dalle distrazioni e non impegnarsi mai sapendo apriori di non poter compiere facilmente l’atto.
Innamorarsi del vuoto, soprattutto di “giorno”, di quei momenti di relax assoluto, magari immergendosi in un bel racconto, guardando le foto, perdendosi in un bel paesaggio. De-priorizzare i bisogni e i desideri. Come scriveNicoletta Cinotti, concentrarsi sul qui e ora. Prendere le distanze dalle cose che non sono sotto il nostro controllo e concentrarsi su quelle azioni che possono risolvere ciò che genera insoddisfazione. Come consiglia Brian Clark, concentrarsi sullo spazio che dà la facoltà di cambiare le risposte.
Non preoccuparsi e agire. Patrick Rhonedice: se non si può fare nulla, non devi preoccuparti.
Meditare cinque minuti al giornoprima di cambiare le cose che non vanno. Praticare Yoga, frequentare un palestra e fare attività motoria adattata. A volte è difficile, ma vale la pena tentare.
Il gerontologo messinese Vittorio Nicita Mauro nel suo decalogo sull’invecchiamento al n. 1 scrive: considera l’anzianità un normale periodo della vita, con aspetti positivi e negativi. Al
n 6, invita a svolgere attività fisica, intellettiva e sessuale regolare e proporzionale all’età. Nel decalogo antisenile, consiglia di avere sempre più sogni e meno rimpianti.
Papa Francesco durante l’Udienza generale di mercoledì 20 settembre 2017 ha detto: li dove Dio ti ha seminato, spera!…Non arrenderti alla notte: ricorda che il primo nemico da sottomettere non è fuori di te, ma dentro; non concedere spazio ai pensieri negativi…
Ovunque tu sia, costruisci! Se sei a terra, alzati!…il cammino di tutti, lineare o travagliato che sia,…ha la sua storia da raccontare. Se sbagli, rialzati…impara dalla meraviglia e coltiva lo stupore.
Vivi, ama, credi. E, con la grazia Dio, non disperare mai…
Antonino Arcoraci