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Estate e covid: come gestire lo stress da caldo dovuto alle mascherine, Lo studio del CNR

Estate e covid: come gestire lo stress da caldo dovuto alle mascherine, Lo studio del CNR

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di Marinella Ruggeri

Il binomio Caldo e Covid comporta l’accoppiata sudore/mascherine.

Certamente, nessuno poteva immaginare che questi dispositivi di protezione individuali realizzati per altre circostanze e per altri ambienti (sale operatorie, terapie intensive) arrivassero persino sulle spiagge. Uno studio coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Consiglio Nazionale delle ricerche (Cnr-Ibe) pubblicato su Science of the Total Environment propone come soluzione un dispositivo con sistema di allerta personalizzato integrato, basato su caratteristiche fisiche, ambientali, attività svolta, vestiario e dispositivi di protezione indossati.

Certamente la popolazione per contrastare la diffusione del virus deve usare le mascherine e i guanti, soprattutto se è impegnata in attività lavorative dove non è possibile garantire il distanziamento sociale. Questi dispositivi non sono nati per un utilizzo massivo e prolungato all’aperto, in particolare all’esposizione dei raggi solari, e non sono testati dal punto di vista microclimatico e del potenziale impatto sulla percezione del disagio termico… (Marco Morabito del Cnr-Ibe).

Lo studio inoltre, discute delle possibili complicanze, sempre in relazione al microclima, legate all’uso di tali dispositivi in condizioni di caldo. L’ OMS raccomanda, ancora, nelle ultime linee guida, l’uso delle mascherine tra la popolazione e, le più recenti ricerche scientifiche dimostrano che il loro utilizzo in pubblico rappresenta la misura più efficace per contrastare la trasmissione del virus Sars-Cov-2 ; è necessario individuare strumenti per riuscire a convivere con tali dispositivi dovendo contemporaneamente gestire l’emergenza caldo. Sulla piattaforma del progetto Heat-Shield, ogni lavoratore può trovare il sistema di allerta da caldo personalizzato con informazioni utili e mirate alla tipologia di ambiente in cui si lavora. A breve seguirà una versione più avanzata del dispositivo nell’ambito di Worklimate, progetto italiano iniziato il 15 giugno, coordinato dal Cnr e finanziato dall’INAIL, in cui attraverso l’analisi di casi in vari ambiti occupazionali , di questionari somministrati ai lavoratori, e attività epidemiologiche, sarà ulteriormente migliorato il ”sistema di allerta da caldo personalizzato”, sia con migliore risoluzione spaziale e temporale, sia considerando misure igieniche che prevedano uso di mascherine monouso lavabili e costituiti da materiali idonei a fornire adeguata barriera per naso e bocca.

La scelta di questo articolo da condividere, ha un duplice obiettivo, sia di conoscere l’esistenza di piattaforme mirate che hanno l’intento di migliorare l’utilizzo dei dispositivi e di adeguarli alle singole situazioni lavorative, sia di riportare l’attenzione ai dispositivi e al loro corretto utilizzo, in senso lato, anche in estate.

Noi medici, quotidianamente, verifichiamo la difficoltà di tollerare camice monouso, mascherine, visiere e guanti, specie, con l’attuale salita delle temperature, e siamo spesso costretti, a richiamare i nostri pazienti e i loro familiari, sul corretto uso delle mascherine, diventate a volte un bavaglio, a volte, un accessorio per il polso, certamente, quasi sempre indossate sotto il naso, nella migliore delle ipotesi. È comprensibile che il soggetto più anziano, peggio ancora, se affetto da malattia neurodegenerativa con declino cognitivo non si adegui alle regole, è comprensibile che il disabile psichico o l’ansioso che già lamenta la “fame di aria” senza mascherina, non riesca a indossarla. Ma, fatte le dovute eccezioni, bisogna constatare, che il loro uso è stato fondamentale, e, i dati dell’OMS, rispetto alla riduzione del contenimento della diffusione e alla riduzione della carica virale, lo confermano. Allora, proviamo ad applicare qualche strategia che ci possa aiutare, come idratarsi spesso, ancora più di quanto previsto, solitamente, in questa stagione, proviamo a programmare pause frequenti, per togliere visiera e mascherina e bagnarsi il viso. Resta però fermo, il principio, di educarsi ed educare, perché noi medici, abbiamo anche, questo compito, soprattutto, in questo momento storico che ci vede protagonisti; noi medici dobbiamo EDUCARE gli altri al corretto uso, facendo comprendere l’importanza della presenza di tali dispositivi. Educare, però non significa proporre “omelie” ai nostri pazienti, ma dare testimonianza con il nostro buon esempio. Se ci vedranno pronti a visitarli ma ben protetti, per l’appunto, nonostante il caldo, capiranno l’importanza di seguire le regole, e decideranno di applicarle anche loro, questo renderà per tutti più tollerante e accettabile l’uso di tali dispositivi, viceversa, se, rimproveriamo loro di non mettere la mascherina ma anche noi non la indossiamo, non possiamo pretendere di trasmettere messaggi efficaci e, ancora ahimè, necessari.