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Sminuire il ruolo reale e significativo del pediatra di famiglia è una mossa priva di senso. La politica Regionale, evitando di convocare gli organismi regionali deputati all’approvazione di sedi carenti di pediatria ordinarie e straordinarie, rischia di arrivare alla progressiva eliminazione dell’assistenza pediatrica di base perché non si può pensare di spostare l’assistenza dei bambini da 0 a 14 anni verso il medico di famiglia.
Dimenticate le varie promesse elettorali che assicuravano il necessario potenziamento e la doverosa salvaguardia delle cure pediatriche territoriali, si rischia di surclassare i bisogni dei bambini in età evolutiva ed eliminare definitivamente l’indispensabile rapporto di fiducia che coinvolge l’intero ambito familiare.
Il pediatra rappresenta, infatti, la sicurezza delle famiglie dai primi giorni di vita del bambino, inoltre come medico specialista del cambiamento, conosce perfettamente le dinamiche e le problematiche dell’adolescenza, non avrebbe alcun senso togliere un supporto indispensabile di disponibilità, pazienza e simpatia a bambini e genitori. Molti pediatri parlano addirittura di pazienti che in età adolescenziale e oltre, chiedono ancora consigli sulla propria salute. Come afferma il Dott. Antonio Pala, pediatra di Famiglia della ASSL di Carbonia: “molti pazienti che ho visto da bambini, ora adolescenti o adulti, chiedono un consulto anche telefonico per parlarmi dei loro problemi di salute attuali, mi fermano per strada e ancora ricordano il periodo in cui da bambini visitavano il mio studio, il rapporto con i miei piccoli pazienti continua anche quando diventano genitori. Non è un caso il fatto che in molti paesi l’età pediatrica sia stata portata ai 18 anni”.
La salute dei bambini è un diritto, a nulla servono i tentativi di risparmiare sulla loro pelle, considerato anche il fatto che i costi della pediatria sono in proporzione minori rispetto a quelli di molte altre specialità.
La denuncia del Segretario Regionale della Federazione Italiana Medici Pediatri, Dott. Basilio Mostallino: “La continuità dell’assistenza pediatrica non si basa esclusivamente su criteri numerici, massimali o rapporti ottimali che tengano conto solo dei bambini al di sotto dei sei anni, considerati il flop della natalità e l’allarme spopolamento in Sardegna. Ci sono altre cose: la continuità dell’assistenza, l’opera di prevenzione e di screening che viene fatta negli Studi Pediatrici e che è specifica, il colloquio e il rapporto diretto con la famiglia che comincia dal giorno della prima visita e prosegue per tutto l’arco di vita del bambino e che coinvolge tutto l’ambito familiare”
In previsione di un autunno un po’ particolare a causa del covid 19, Dott. Osama Al Jamal componente della Consulta Pediatrica Regionale aggiunge: “Siamo seriamente preoccupati sia per l’inesorabile declino del ruolo della Pediatria di Famiglia, sia per la criticità dell’assistenza pediatrica di base in un periodo in cui ci accingiamo ad affrontare una stagione critica, dove il territorio deve giocare un ruolo determinante per arginare le sindromi pseudo-influenzali, l’influenza, eventuali recrudescenze di Covid-19 e continuare contemporaneamente con la gestione globale della salute dei nostri bambini”.
E ancora il Dott. Paolo Zandara, Segretario Regionale SISPe (Sindacato Italiano Specialisti Pediatri) afferma: “Oltre a quanto lamentato dai colleghi, da tempo oramai stiamo denunciando questa situazione che vede penalizzati i bambini sardi rispetto a quelli di altre regioni. Sul fronte della prevenzione e diagnosi precoce delle patologie pediatriche, in Sardegna chi comanda è il denaro a scapito dei costi per la collettività. La mancata prevenzione incide in maniera sostanziale sui bilanci e causa ritardi che, talvolta, non è possibile recuperare nel corso del tempo. In diversi casi siamo unici in Italia come situazione applicativa dei contratti regionali, la frase di rito è: “non ci sono soldi”. Quindi patologie come il diabete, ad esempio, in cui siamo primatisti mondiali in Sardegna, sono il fanalino di coda come dispositivi e distribuzione capillare dei centri di riferimento nel territorio. Mi auguro che Regione e ATS facciano la loro parte nel porre rimedio a questa terribile situazione. Sulla pelle dei bambini non si può tagliare quel poco che serve. Loro sono il futuro e non dobbiamo ne possiamo ipotecarlo negativamente.
Il pediatra di famiglia è dunque una figura di fondamentale importanza per i bambini e i genitori che riconoscono in lui, non solo un medico dotato di competenza specifica, ma soprattutto qualcuno in grado di accordare la sua vocazione individuale con l’amore e l’empatia per i propri pazienti. Non può essere compromesso in alcun modo un ruolo tanto importante.
Sabrina Cau
(Fonte: Sardegna Reporter)