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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Kol sax”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Kol sax”

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Nel 1957, in Argentina, sul settimanale Hora Celo, uscì a puntate, la saga di fantascienza El Eternaut. È una storia scritta da Héctor Germán Oesterheld per le chine di Solano López.

Da ragazzo la lessi, sin dalla prima puntata, con passione, nella versione in italiano, sul Lanciostory, senza sapere che l’autore dell’ Eternauta, e la sua famiglia, erano stati da poco sequestrati da uno squadrone della morte. Purtroppo allora o ero distratto sulle notizie dall’estero, o l’attenzione dei media italiani era verso quanto accadeva a Santiago e non a ciò che accadeva a Buenos Aires. Di fatto il dramma reale era molto più forte di quello di fantasia.

L’avventura è la storia di un uomo che vaga per lo spazio ed il tempo, con il pensiero sempre rivolto alla propria famiglia, e che si ritrova a raccontare la sua vita ad uno scrittore che vive a pochi passi da casa sua, per cui la fine coincide con l’inizio della storia.

Negli anni mi è capitato di comprarne una ristampa, e, l’ho voluta riprendere in questo periodo in cui si combatte un nemico mortale, per molti incomprensibile, così come nell’avventura di Oesterheld e López inizialmente è incomprensibile come possa essere mortale il nevischio che cade sulla città.

Il vero nemico però non è il nevischio né altri esseri che arriveranno per avventarsi contro gli umani. Tra questi, nella recente rilettura, ho prestato attenzione ai Kol (Manos nell’edizione originale in spagnolo), esseri intelligentissimi che governano, nella conquista del nostro pianeta, tanti esseri meno dotati, ma più forti, e tecnologie molto distruttive. Costoro non sono i capi al comando dell’invasione della Terra, si limitano a metterla in atto. I capi non si vedono mai, vengono solo nominati. Sono “Loro”.

I Kol sono umanoidi tutti simili, con un corpo snello, una testa grande, gli arti inferiori magri ed una asimmetria agli arti superiori il destro molto più voluminoso del sinistro, morfologia dettata dalla presenza di un differente numero di dita tra mano destra 1 pollice e 14 dita che sono distribuite oltre che alla mano lungo il polso e l’avambraccio destro e mano sinistra con 2 pollici e 6 dita.

I Kol, che comandano l’assalto attraverso una grande apparecchiatura a tasti, e le loro mani mi hanno fatto ricordare Joey ed il danno ad indice e medio della mano destra che si procurò al suo tornio da meccanico. non è il tornio, né il tipo di danno a tendini e nervi che lo avvicinano ai Kol, è un altro motivo il gancio alla storia.

Joey suona il sax mentre i Kol governano tutto attraverso una grande tastiera. sia l’uno che gli altri producono un effetto legato al gesto delle dita della mano, direi promuovono attività che producono dei risultati molto complessi … una proprietà emergente.

Mi chiamò la figlia di Joey, anch’essa musicista, dicendomi che suo padre era ricoverato in Chirurgia plastica. Era stato operato. Solo in un dito i tendini erano tranciati ed era stato necessario recuperarne i capi prossimali per congiungerli con i distali e chiudere il filo all’esterno con un bottone.

Gli anticipo che sarà dura ma ce la faremo, ci vorranno alcuni mesi. Vado a trovare la chirurgo che lo ha operato e concordiamo che, appena mi darà il via, comincerò con manovre drenanti tali da rendere meno gonfia possibile la parte. A queste assocerò manipolazioni per mantenere elastica la cute cicatriziale facendo scivolare i vari tessuti in modo da evitare il rischio di aderenze. Prima possibile bisognava poi cominciare la chinesi per tenere libere le articolazioni per tutta l’escursione del Rom, contemporaneamente fare degli esercizi terapeutici per il recupero funzionale.

L’Eternauta resta affascinato della mostruosa abilità del Kol nel digitare i comandi sulla sua enorme tastiera. 

Io la prima volta che vidi un sax e quante chiavi venivano comandate sul fusto pensai alla grande abilità manuale del musicista.

Di fatto, contrastando con la moglie di Joey, lo invitai a pensare ai movimenti necessari per suonare lo strumento, concentrarsi su quella che i sassofonisti chiamano diteggiatura, ed al rapporto cinematico delle dita rispetto al pollice destro che non suona ma ha il compito di reggere e bilanciare lo strumento.

Sulle dita venivano eseguiti leggeri sfioramenti ma anche energiche strizzature, delicate chinesi e fastidiosi stretching. Il miglioramento dal punto di vista strutturale era evidente ma non c’era ancora la funzionalità. l’innervazione e la capacità compartimentale di gestire le strutture muscolo tendinee non erano governabili.

Proposi di dare valore alla musica chiedendo a Joey di prendere il sax visto che c’era la forza nelle dita, e di pensare alla musica e di verificarne il risultato motorio non attraverso la cenestesi ma attraverso la melodia prodotta. Era sorprendente, l’azione era già incarnata ma ancora questo incarnato non era cosciente.

Non potevamo pensare al lavoro. Troppo elevato il rischio legato all’utilizzazione del tornio elettrico. La musica ci ha permesso di passare ad attività più impegnative ed a produrre un allenamento che ha permesso di trovare una mano con una presa forte nel momento in cui anche la cenestesi era acquisita e finalmente anche la moglie fu accontentata vedendo il marito tornare al lavoro.