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Dall’archivio di Messina Medica, articolo pubblicato il 9 Dicembre 2018
di Giulio Tarro
Non dobbiamo aspettare il 2050 con la mortalità mondiale della resistenza microbica agli antibiotici (AMR) al primo posto,per sapere di più ed essere a conoscenza che il sistema idraulico ospedaliero deve essere considerato come una riserva per l’AMR. Vi sono ricerche sul ruolo delle tubazioni ospedaliere nell’evoluzione e scambio di geni della resistenza ai farmaci, specialmente dei batteri gram negativi, e come questi microrganismi evolvano velocemente attraverso la condivisione del DNA. È comprensibile come un gene della resistenza all’antibiotico possa essere scambiato tra specie batteriche nel nostro sistema ospedaliero dove sia implicata non l’acqua del rubinetto o quella da bere, ma la cosiddetta acqua a perdere, quella delle sentine e delle toilette. Purtroppo i microrganismi gram negativi si trovano a loro agio nell’acqua dell’ambiente soprattutto quella a perdere che è un buon posto per scambiare la resistenza antibiotica ed evolvere. Le recenti ricerche sul genoma e il riconoscimento dell’ambiente acqueo hanno rappresentato come i pazienti prendano i germi resistenti agli antibiotici dagli spruzzi dell’acqua e dagli schizzi della toilette. D’altronde l’intervento preventivo per queste dispersioni d’acqua ha già ridotto a metà l’acquisizione delle infezioni da microrganismi antibiotico resistenti.
I patogeni Enterococcus faecium, Staphylococus aureus, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii, Pseudomonas areuginosa ed Enterobacter species presentano la minaccia più severa di sviluppare infezioni resistenti agli antibiotici senza possibilità di trattamento, con particolare riferimento ai membri gram negativi di questo gruppo (Escherichia coli, K. pneumoniae, P. auriginosa e A. baumannii) che rappresentano una particolare minaccia dovuta alla loro doppia membrana che impedisce a molti antibiotici di avere accesso al loro bersaglio. Da 50 anni non sono stati approvati nuovi antibiotici per questi agenti patogeni.
Da 20 anni si studiano antibiotici che abbiano come bersaglio queste membrane per cercare di sviluppare farmaci con attività contro batteri gram positivi in cui il sito attivo dell’enzima proteasi è esposto sulla superfice della cellula. Nei batteri gram negativi il sito di questo enzima è situato nello spazio periplasmatico tra la membrana propriamente detta citoplasmatica e la membrana esterna, non più inaccessibile alle arilomicine, nuovi antibiotici, con potente attività antibatterica in vitro contro i patogeni gram negativi prima citati.
Gli analoghi dell’arilomicina possano rappresentare perciò una nuova classe di antibiotici contro i gram negativi, quanto mai necessaria. Tale nuovo meccanismo di azione di questi antibiotici ha il potenziale di riportare indietro l’orologio delle armi attuali nei riguardi dei batteri patogeni e pertanto aiutare di rimandare le prospettive di un ritorno all’era preantibiotica almeno al 2050.