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Non solo gli sportivi a livello agonistico possono subire una lesione completa del legamento crociato. Qualunque trauma che pone una tensione eccessiva delle fibre del crociato puo’ portare infatti alla sua rottura. Lo spiega Arturo Guarino, direttore della Traumatologia Sportiva dell’Asst Pini-Cto di Milano.
– Parliamo della lesione del legamento crociato anteriore. Cos’e’?
“Il legamento crociato anteriore e’ una struttura fibrosa di forma allungata, formato da due fasci, l’antero-mediale e il postero laterale, al centro del ginocchio, teso fra tibia e femore. La sua funzione principale e’ quella di stabilizzare l’articolazionesoprattutto limitando il movimento in anteroposteriore della tibia. E’ un sistema di stabilizzazione necessario soprattutto nelle forme fasi piu’ dinamiche del passo quando corriamo, alterniamo gli spostamenti e quando abbiamo delle rotazioni”.
– Come viene la lesione e quali sono i trattamenti adottati in questo caso?
“La rottura del crociato anteriore avviene per meccanismi di iperestensione e torsione della tibia rispetto al femore soprattutto in quei casi in cui il gesto che ha una velocita’ di esecuzione abbastanza importante ed e’ in questo caso che si parla di traumi a media e ad alta energia. Un altro evento che puo’ determinare la rottura del legamento e’ il meccanismo cosiddetto a ghigliottina, soprattutto nelle flessioni particolarmente spiccate del ginocchio. Provate a immaginare uno sciatore che cadendo all’indietro si trova con gli sci ai piedi e con un movimento inerziale che lo porta a stare seduto sulle
ginocchia questo lo porta di sicuro a determinare una lesione del legamento crociato. Le terapie, in tutti questi casi allora, in fase acuta consistono in una immobilizzazione temporale dell’articolazione. Molto spesso quando si ha una rottura isolata del crociato anteriore e quando questa e’ partecipe anche di una
lesione della periferia dei legamenti mediale o laterale dei vari punti d’angolo postero mediale e laterale, la lesione e’ accompagnata da un travaso emorragico che puo’ essere confinato all’interno dell’articolazione. In questo caso la sensazione che il paziente avverte e’ quella di avere un ginocchio particolarmente gonfio. Il primo passo puo’ consistere nel recarsi al Pronto Soccorso o rivolgersi ad un centro sanitario montano o di mare. La clinica, fatta di test, ci consente di fugare un primo dubbio o addirittura confermare la rottura per poi passare ad esami di tipo radiologico. In questo caso si po’
optare per la radiografia che esclude la frattura per poi arrivare ad indagini piu’ sofisticate come la risonanza magnetica che ci consente di capire cosa e’ successo e quali sono le strutture coinvolte”.
– Che ruolo gioca a questo punto la riabilitazione?
“La riabilitazione e’ fondamentale.Inoltre oggi si lavora in endoscopia. Una volta che il crociato anteriore si rompe questo non si rimargina e bisogna fare affidamento su altri tessuti, in particolar modo omologhi cioe’ prelevati dallo stesso paziente e che vanno dal terzo centrale del tendino rotuleo, al tendine
semitendinoso e gracile o addirittura prelevando il tendine quadricipitale. In altri casi si arriva addirittura nella nuova rottura dei legamenti crociati a trapianti da cadavere. La riabilitazione in ogni caso e’ veloce e si prefigge nell’arco dei primi 14 giorni di guadagnare nuovamente l’articolarita’. Quindi ci si focalizza su un esercizio assistito per ripristinare il gioco articolare. Allo stesso tempo si fanno esercizi di
contrazione isometrica oppure esercizi isotonici. Il paziente inizia a camminare subito compatibilmente con il sintomo doloroso che puo’ avvertire nei primi giorni. Con la normale terapia del dolore questo fastidio puo’ essere ben affrontato e reso tollerabile. La prima fase e’ mirata al recupero articolare.
Rimossi i punti e se il paziente e’ nelle condizioni fisiche opportune, puo’ avviare il lavoro in acqua che e’ la sublimazione forse del gesto riabilitativo perche’ permette di lavorare in un contesto dove la gravita’ e’ al minimo e l’acqua consente di esprimere una resistenza proporzionale alla forza del paziente e
di muovere il ginocchio e in particolare l’arto inferiore interessato. Un sistema dunque che ci consente di avere una resistenza che dipende dall’impegno che il paziente ci mette. Ci sono una pletora di esercizi a catena cinetica aperta e chiusa ma e’ chiaro che e’ importante che ci sia sempre il supporto di uno
specialista che ha supervisionato la ricostruzione del legamento crociato e altrettanto importante avvalersi di un fisioterapista e ancora piu’ avanti di un persona trainer qualificato in grado
di seguire bene la tabella di marcia”.
(Fonte: Agenzia DIRE)