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di Filippo Cavallaro
Qualche giorno fa a Luisa B, presentatasi con un dolore al ginocchio sinistro, le paragonai il suo stato come quella ragazza che ha un fidanzato parecchio più grande di lei, a cui è troppo legata e non lo può/vuole lasciare, anche se ogni tanto rompe. La conosco da circa 15 anni e periodicamente i dolori legati alla sua forma di artrite reumatoide si fanno sentire. In quelle occasioni, per alcune settimane, ci vediamo in modo di affrontare il dolore, ridurne il disagio, proteggere le strutture, e metterla in condizione di continuare negli impegni della vita quotidiana di studentessa e musicista.
Ricordo l’impegno che “prendemmo” per farle affrontare i festeggiamenti del suo 18mo in modo da permetterle i tacchi, l’abito, la musica, il ballo, tutto senza dolore. Prendemmo perché ogni compleanno, proprio tutti, capitava che lo passasse a letto, per il riacutizzarsi dei dolori. Quell’anno la scelta fu di prevenire, e di fare in modo che si arrivasse, avendo provato per tempo i tacchi ed esercitato il portamento, avendo anche provato le limitazioni che l’abito della serata avrebbe dato al portamento. Una serata particolare che riduce la libertà che lei esprime con i suoi leggings, le sue maglie larghe e le sneakers. L’evento che accompagna il raggiungimento della maggiore età era atteso, era organizzato, era … sognato. Compreso con quanto obbligatorio dallo stappo a mezzanotte, al giro in pista da fare con papà, e la foto, subito dopo il ballo, a cui si aggiungono la Mell e il Mommo della famiglia.
Questo ricordo mi è stato riportato alla memoria dalla lettura dell’autobiografia di Woody Allen. La storia della vita, personale e professionale, del famoso regista ultra ottantenne ma sempre prolifico.
Il libro dal titolo “A proposito di niente” è pubblicato da La nave di Teseo e narra della sua ormai lunghissima carriera nello spettacolo, cominciata a sedici anni, proprio come scrittore per un giornale di Broadway, poi comico nei locali notturni e, dopo ancora, regista pluripremiato e famoso in tutto il mondo. Comprende la storia privata, ed i matrimoni, di cui l’ultimo con Soon-Yi Previn, più di trentanni più giovane, è diventato una unione felice che dura da oltre ventidue anni.
Una recensione, che ho avuto modo di leggere prima di acquistare il libro, si focalizzava proprio su questa ultima relazione del regista descrivendola come ironica, sincera, piena di creatività e confusione.
Nel costante impegno ad affrontare i suoi dolori e convivere con la sinovite, suo fidanzato, come nel rapporto tra Woody Allen e Soon-Yi Previn, anche a Luisa B servono:
l’ironia – in modo da innalzare la soglia del dolore grazie alla riduzione delle rigidità muscolari dovute alla somatizzazione dello stress;
la sincerità – con il corpo per prepararlo a quegli impegni motori che metterebbero sotto pressione le articolazioni, e con i sanitari che la seguono nel suo percorso di cura;
la creatività – nelle strategie motorie perché il dolore compare sempre in articolazioni diverse costringendo a limitare a volte il cammino o la presa, altre la spinta o il tiro;
la confusione – tipica di quest’epoca, sofferente da infodemia, si anche la confusione, con tutti che sono esperti nel dare consigli e i tanti che aggiornati dai social hanno sostituito ‘u curtigghiu.
Veronica Pivetti ha detto che “il corpo è un bel posto dove vivere”, e questo vale sempre, perché è nostro, anche se ospita strutture un po’ danneggiate e doloranti.