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di Massimiliano Cavaleri
La personalizzazione della terapia con radiazioni ionizzanti, la cosiddetta radioterapia, rappresenta il nuovo paradigma in oncologia, aprendo scenari impensabili sino a pochi anni fa e approcci innovativi per la cura dei tumori solidi e del sangue.
Di questo e molto altro si discute durante il XXX Congresso nazionale AIRO 2020 “Radioterapia personalizzata: un nuovo paradigma in oncologia” in corso fino al 12 dicembre, in formato virtuale per la prima volta nella sua storia a causa delle restrizioni per l’emergenza sanitaria COVID-19.
Diverse centinaia i radioterapisti oncologi, e non solo, collegati all’evento da tutta Italia e dall’estero per condividere i risultati ottenuti fino ad oggi e le novità in arrivo nel campo della radioterapia oncologica. Tanti i temi toccati nelle quattro giornate di lavoro: dall’attualissima integrazione tra immunoterapia e radioterapia, alla radioterapia stereotassica e di salvataggio, dalla radioterapia palliativa a quella metabolica e interventistica che si adattano ad ogni tipo di tumore e ad ogni fase della malattia oncologica.
Una sezione a parte è dedicata all’esperienza della radioterapia italiana nell’emergenza sanitaria in corso; e una finestra è aperta sulla figura del radioterapista oncologo, che assume un ruolo sempre più rilevante all’interno del team multidisciplinare per la presa in carico e trattamento del paziente con tumore, insieme all’oncologo medico e al chirurgo, ma che spesso è poco riconosciuto.
«Il radioterapista non è colui che spinge un bottone e fa funzionare la macchina – dichiara Vittorio Donato, Presidente AIRO, Capo Dipartimento Oncologia e Medicine Specialistiche, Direttore Divisione Radioterapia, AO San Camillo Forlanini di Roma – il radioterapista è lo specialista che, dopo aver condiviso le scelte terapeutiche con il team multidisciplinare, ritaglia su misura una terapia radiante adatta al singolo paziente e allo specifico tipo di tumore in ogni fase della malattia, anche nelle forme più avanzate. È forse la figura professionale meno conosciuta e riconosciuta dai pazienti, come ha evidenziato una indagine che AIRO ha realizzato insieme a FAVO di recente, ma proprio per questo c’è bisogno di informazione e di un più stretto rapporto di fiducia tra radioterapista e paziente oncologico. La radioterapia oncologica al giorno d’oggi è una specie di “chirurgia virtuale” che può agire direttamente sul tumore attraverso le radiazioni ionizzanti che, alla stregua dei farmaci prescritti dall’oncologo medico, solo il radioterapista può personalizzare e somministrare al paziente nel momento giusto, al giusto dosaggio e nella giusta durata, in alcuni casi riuscendo a guarire la malattia».