La testata digitale dell'OMCeO Messina
 
Ma è davvero morta la speranza?

Ma è davvero morta la speranza?

Views: 2

di Pasquale Russo

Sul “Corriere della sera” di oggi Giuseppe De Rita evidenzia la diversità di reazione della gente tra la

prima e la cosi detta seconda ondata della pandemia, concludendo che ormai le persone “si trascinano”.

Dopo il lockdown, superata la prima fase di sorpresa e di paura, il paese si è adattato, ha imparato ad

occupare il tempo, a lavorare da casa, a fare dolci, pane, pizze, a rileggere classici che aveva letto anni

prima fino a cantare dalle finestre “ andrà tutto bene”.

Poi è arrivata l’improvvida apertura ed il popolo, come galline quando si apre il pollaio, è sciamato fuori, a

saziare la sete di libertà, la fame d’aria, di relazioni sociali, di un caffè al bar. Sacrosanto, solo che “ est

modus in rebus” e di modus manco a parlarne. Dall’elicottero che inseguiva il bagnante solo sulla spiaggia

deserta si è passati ad assembramenti, falò, “schidicchiate” al barbecue. Sorveglianza zero.

L’abbiamo pagata cara, molto cara: contagi a picco, morti in aumento, sanità collassata. Abbiamo superato

la Lombardia senza averne le stesse potenzialità sanitarie.

DPCM a iosa, Decreti presidenti delle regioni a chili, decreti dei sindaci a tonnellate. Di nuovo, apri il

televisore, sfogli il giornale e cosa vedi? Statistiche, morti, sale di rianimazione, scuole chiuse nonostante la

geniale trovata dei banchi a rotelle e per giunta le mutazioni. Unica notizia confortante, unico salvagente ù

nel naufragio, il vaccino ma anche li sorgono i dubbi: le mutazioni. Lo renderanno inefficace, gli scienziati

rassicurano ma dopo tutto quello che abbiano sentito e vissuto qualche dubbio è d’obbligo.

Ed ecco che alla speranza, alla fiducia, si sostituiscono la stanchezza, la depressione, la demotivazione,

l’apatia. Si sopporta assai meno una carcerazione domiciliare dopo averne inutilmente subita una ma è

inevitabile, grazie ai nostri comportamenti pinocchieschi ed alla insana incoerenza dei nostri governanti,

circondati da nugoli di tuttologi, esperti veri ed esperti da bar sport.

Allora vai avanti per disperazione, con paura, con sfiducia, vivendo di ansia e di angoscia. Insomma, come

dice De Rita, ti trascini. Ti lasci andare alla deriva con un terribile senso d’impotenza. Aumentano

separazioni e divorzi, aumentano le violenze tra le mura domestiche, aumentano le sofferenze nei bimbi

lasciati a casa o costretti a DAD (acronimo subito inventato per didattica a distanza).

I pannicelli caldi dell’assistenzialismo medievale dei governanti non bastano a chiudere le ferite della

disoccupazione. La fila dei nuovi poveri s’ingrossa sempre più e non in senso metaforico ma letterale

perché sempre più lunghe le file dietro le porte delle mense di carità e troppo spesso un imprenditore

che non c’è la fa, un padre che non può assicurare il pane ai suoi figli sceglie il gesto estremo.

Ma dietro quei suicidi ci sono interessi megagalattici, miliardi e miliardi di euro.

Lo Stato si indebita, usando terminologie tecniche ma sostanzialmente indebita i nostri figli ed i nostri

nipoti, troppo spesso sprecando e non voglio far polemica ma basta leggere le cronache quotidiane.

La soluzione? Non starei qui a scrivere se la conoscessi, una cosa però è certa, giocare ai monopoli politici,

ai walzer delle poltrone mentre la gente è sull’orlo della follia, è pura criminalità.