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I risultati di un sondaggio delle Nazioni Unite lanciato nell’anno 2020 mostrano come le persone da tutto il mondo credano fortemente nel multilateralismo come mezzo per fra fronte alle sfide globali
Nel gennaio del 2020, nel contesto del 75° anniversario dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Segretario Generale Antonio Guterres lanciava l’iniziativa di UN75, la quale comprendeva una serie di attività di dialogo e un’indagine globale (il Sondaggio UN75), con lo scopo principale di capire quali fossero le speranze e i timori dell’opinione pubblica per il futuro, nonché di raccogliere varie suggestioni su come migliorare la cooperazione internazionale e l’ONU stessa. Ben oltre 1,5 milioni di persone provenienti da tutto il mondo hanno risposto all’appello.
Questo esercizio è stato senza ombra di dubbio lo sforzo più ambizioso finora mai compiuto dall’Organizzazione per raccogliere i contributi dell’opinione pubblica mondiale, la quale ha colto l’opportunità per indicare le principali preoccupazioni e obiettivi per il futuro anche alla luce della crisi sanitaria scoppiata l’anno scorso e tuttora in corso.
Annunciando i risultati del sondaggio, Guterres ha riportato che ben il 97% dei partecipanti della consultazione globale vede nella cooperazione internazionale il mezzo principale per affrontare le sfide globali. Per Guterres, questo dato rappresenta un sostegno globale molto forte per il multilateralismo e per la missione delle Nazioni Unite; spetta dunque ora agli Stati membri e al Segretariato delle Nazioni Unite soddisfare queste aspettative.
Priorità a breve e lungo termine
Alla luce della pandemia del COVID-19, i risultati del sondaggio e delle altre iniziative di dialogo intraprese nell’ambito dell’anniversario ONU hanno rivelato come la più importante priorità a breve termine sia migliorare e garantire l’accesso universale all’assistenza sanitaria, all’acqua potabile e alle strutture igienico-sanitarie, unitamente al bisogno di una maggiore solidarietà con le comunità e i luoghi più colpiti dalla crisi sanitaria.
Oltre alla necessità sanitarie, un altro ruolo centrale a detta dei partecipanti è ricoperto dall’istruzione. Poiché il coronavirus ha costretto moltissimi bambini e ragazzi in tutto il mondo a non frequentare più la scuola, maggiori investimenti nell’istruzione e nella attività per la gioventù, in particolare nell’Africa subsahariana e nell’Asia centrale e meridionale, debbono essere messi in atto al più presto.
Quanto al lungo termine, invece, i partecipanti in tutte le regioni hanno identificato il cambiamento climatico e le questioni legate alla tutela dell’ambiente come la prima sfida globale. La percentuale più alta di intervistati che ha scelto questa emergenza globale come minaccia principale si trova in America Latina e nei Caraibi (73%), mentre la più bassa è nell’Africa subsahariana (37%).
Altre priorità indicate a lungo termine variano in base al reddito, ma generalmente esse includono la crescente preoccupazione per le opportunità di lavoro, il rispetto dei diritti umani e la riduzione dei conflitti. Più precisamente, i partecipanti nei Paesi con un più elevato indice di sviluppo umano tendono ad attribuire la massima priorità all’ambiente e ai diritti umani, mentre quelli nei Paesi a basso sviluppo umano tendono ad identificare come massima priorità la riduzione dei conflitti e la necessità di soddisfare i bisogni di base delle popolazioni, come l’occupazione, l’assistenza sanitaria e l’istruzione.
Il ruolo dell’ONU
Molti partecipanti hanno indicato le Nazioni Unite come la guida della cooperazione internazionale, al fine di affrontare le sfide globali sia a breve che a lungo termine; molti hanno inoltre affermato di voler un rafforzamento e un rinnovamento dell’ONU, la quale deve diventare più inclusiva, impegnata, responsabile ed efficace.
Più precisamente, i partecipanti hanno fatto appello all’ONU per una leadership morale, un Consiglio di Sicurezza più rappresentativo e un sistema ONU più inclusivo e partecipativo, promuovendo una migliore comprensione del lavoro dell’Organizzazione tra i cittadini di tutto il mondo, e dimostrando una maggiore attenzione per le esigenze della gente.
In Africa più ottimisti sul futuro che in Nord America
Più in generale, un dato interessante del Sondaggio UN75 è dato dal “maggiore ottimismo” sul futuro mostrato dai cittadini dei Paesi in via di sviluppo e da coloro che vivono in situazioni di conflitto.
La regione con la popolazione più ottimista è risultata essere l’Africa subsahariana, dove il 59% dei partecipanti ritiene che nel 2045, quando l’ONU celebrerà il suo primo centenario, il mondo sarà migliore di oggi, rispetto al 52% dell’Asia centrale e meridionale e al 51% dell’Asia orientale.
La regione più pessimista è invece il Nord America, dove il 49% degli intervistati prevede un mondo peggiore, mentre in Sud America, nei Caraibi e in Europa il dato è del 48%.
Tuttavia, nel complesso, gli intervistati sono molto più ottimisti sul futuro. Quasi la metà di tutti i partecipanti ritiene infatti che nel 2045 la situazione globale sarà migliore di quella attuale.