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di Filippo Cavallaro
Conobbi Vincenzo Tagliasco in Veneto, ad un convegno sull’Esercizio terapeutico conoscitivo. Lui da ingegnere cibernetico ci parlò, in una sessione plenaria, di come il suo lavoro fosse legato alla progettazione di circuiti elettronici che fossero capaci di far funzionare le macchine, poi osservare come le macchine fossero capaci di interazioni con quanto trovavano nello spazio in cui si spostavano e verificare/valutare se e quanto imparassero dall’esperienza. Me lo trovai tra il pubblico, nel piccolo gruppo di lavoro dove si discutevano casi clinici, di cui uno presentato da me. In quella occasione, durante una pausa pranzo, ci scambiammo molte battute e curiosità, parlammo delle rispettive famiglie e dei nostri figli (io due maschi, lui due femmine) che erano adolescenti. Alla fine della tre giorni ci scambiammo i recapiti. Mi ripetevo che mi sarebbe piaciuto poter collaborare con lui, il bioingegnere Direttore dell’Istituto di Robotica dell’Università di Genova. Dopo un po’ di tempo, non ci pensavo più, mi chiamò, invitandomi alla cerimonia di consegna di un premio, che gli avrebbero consegnato ad Agrigento. Mi ritrovai accreditato ad un evento di grande rilevanza con tanti ospiti importanti e tra questi Igor Aleksander,professore di origini croate, Direttore dell’Istituto di Ingegneria dei Sistemi Neurali dell’Imperial College di Londra. Tagliasco era troppo impegnato per il cerimoniale del premio da ritirare, per cui ebbi modo di chiacchierare con Aleksander, che parla molto bene l’italiano, e che ama e frequenta spesso anche la Sicilia. Parlammo delle macchine realizzate in laboratorio, e dell’attenzione prestata ai sistemi di visione e di moto che gli ingegneri costruiscono. Studi che, per certi versi, hanno contribuito a realizzare il “rover” Perseverance, il robot della Nasa che dal 18 febbraio scorso insieme al drone-elicottero Ingenuity sta esplorando Marte. Fu sorpreso del mio interesse e del modo in cui descrivevo il lavoro che svolgevo, da fisioterapista, guidando i pazienti neurolesi ad affrontare la malattia, accompagnandoli a declinare percorsi di conoscenza del corpo per ridurre gli esiti invalidanti, malgrado tutta la sofferenza vissuta da una persona ammalata. Apprendimento in condizioni patologiche gli dicevo. Cervelli veri, biologici, a cui insegnare come ovviare al danno o al malfunzionamento di circuiti. Cervelli umani a cui insegnare nuovamente come governare le strutture di moto possedute. Mi rispose che gli sembrava strano che un fisioterapista gli facesse queste domande. Mi disse che solo un’altra volta era stato chiamato dai fisioterapisti, e fu perché, da ingegnere, desse un parere tecnico calcolando in maniera precisa l’inclinazione della spalliera dei letti del Centro di Riabilitazione dell’Hospital for Neural Disease della capitale britannica. Da padre del libraio, per la loro attività di divulgazione scientifica, ci sono tre libri da citare, e già pubblicati allora. Il primo pubblicato nel 2001 da Einaudi è di Aleksander e si intitola “Come si costruisce una mente”. Si parla della storia della cibernetica, ed anche della memoria iconica dei sistemi di visione, una tecnologia di circuiti elettronici che simula il lavoro del cervello umano durante la fase REM del sonno. Gli altri due di Tagliasco, uno il “Dizionario degli esseri umani fantastici e artificiali” edito nel 1998 da Mondadori, e l’altro, per bambini, “Ma dai!” scritto a quattro mani insieme ad Anna Maria D’Urso nel 2003 per i tipi di Gallucci.