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di Filippo Cavallaro
Da tempo leggendo e rileggendo le opere di Luigi Pirandello, mi trovo a dare merito al grande drammaturgo siciliano nell’avermi preparato alla comprensione dei lavori di un altro Premio Nobel. Non si tratta di un premiato per la letteratura, bensì del Premio Nobel per la Medicina del 1963, John Carew Eccles, quest’ultimo premiato per le scoperte sui meccanismi ionici coinvolti nella eccitazione e nell’inibizione delle membrane delle cellule nervose.
Grazie a lui ed a tanti studiosi, molto è aumentata la conoscenza in ambito delle neuroscienze, per coloro che, come me, si trovano ad operare con soggetti sofferenti in ambienti clinici deputati al contenimento degli esiti ed il recupero funzionale.
Il siciliano descrive le vite di personaggi che mostrano spesso quanto l’io possa essere declinato al plurale, e quanto sia difficile conoscere la verità. Arrivando ad affermare che l’unica modalità per dire la verità è la follia.
Folli saranno alcuni personaggi, come Beatrice e Gengè, protagonisti, rispettivamente, de “Il berretto a sonagli” ed “Uno, nessuno e centomila”.
Pessimista Pirandello che considera fallimentare qualunque tentativo filosofico che intende conoscere l’uomo e la sua irrazionalità bestiale.
Al contrario, fiducia nella scienza, ma anche fiducia nella filosofia, che Eccles, in un suo volume divulgativo pubblicato da Rizzoli nel 1994 con il titolo “Come l’io controlla il suo cervello”, mi ha rinforzato ad avere. Qui il neurofisiologo per la vicinanza al coetano Karl Popper, filosofo della scienza, approfondendo la teoria dei tre mondi, definisce meglio la teoria interazionista. Si tratta dell’affermazione che la mente ha un ruolo attivo nell’io cosciente.
Cito: “Istante per istante, alla mente viene mostrata e rappresentata la totalità dei complessi processi nervosi e, in base all’attenzione, alla scelta, all’interesse o alle pulsioni, la mente può operare una selezione in questo insieme di prestazioni nel cervello di connessione, ricercando ora questo, ora quello, riunendo i dati della letteratura e del trasferimento di informazioni in numerose e differenti aree del cervello di connessione. In tal modo, la mente autocosciente raggiunge un’unità di esperienza.”
Articolato e complesso il processo di conoscenza che parte dalla semplice sensazione, corrispondente solo alla sollecitazione delle strutture periferiche, e poi passando dalla percezione, il fenomeno che attiva la rete bio-elettrica, viene elaborato dai processi della coscienza e per altro verso dell’autocoscienza, per giungere alla acquisizione o affermazione della conoscenza, dove l’io sceglie cosa, come e dove vivere.
Articolato ed ancora più complesso il processo di conoscenza nel recupero funzionale dopo un esito invalidante, lo sanno bene i nostri pazienti, che, guidati, debbono reincarnarsi nel corpo superando fantasmi e pregiudizi.