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di Aldo Di Blasi
Leopardi considerava “matrigna” la Natura, e certamente ne aveva ben donde, ma i cittadini italiani come devono ritenere lo Stato a cui appartengono, se non “patrigno”, vessatorio, angariante ?
Già l’avere stabilito una “franchigia” di 129,11 euro, cioè un importo sotto il quale non si ha diritto alla detrazione del 19% per le spese sanitarie sulla dichiarazione dei redditi, è, a parere dei cittadini, abbastanza iniquo. Come lo è la risoluzione dell’Agenzia delle Entrate di non ammettere alla detrazione i cosiddetti “integratori alimentari” e i cosiddetti “parafarmaci”, siano essi prodotti fitoterapici, pomate colliri, ecc. , non tenendo conto che la spesa per questi prodotti incide notevolmente soprattutto sull’economia della popolazione anziana, per la maggiore prescrizione che oggi i medici ne fanno, spesso indotti dalle restrizioni e dai condizionamenti delle Aziende Sanitarie Locali. Se poi si aggiunge che la legge obbliga i contribuenti a pagare con “strumenti tracciabili” (bancomat, carte di credito, assegno o bonifico) la maggior parte delle spese sanitarie, si può comprendere il generale disappunto che suscita questa imposizione.
Il pagamento in contanti può però continuare ad essere adottato, ai fini della detrazione fiscale del 19%, per l’acquisto di farmaci e dispositivi medici, per visite mediche presso strutture pubbliche o presso studi o strutture convenzionate con il Servizio Sanitario Nazionale , e anche intramoenia.
Sono escluse dall’esonero (e pertanto vanno pagate con strumenti tracciabili), tutte le prestazioni rese da strutture non accreditate dal Sistema Sanitario Nazionale e le prestazioni mediche rese da liberi professionisti che esercitano in studi o ambulatori privati non accreditati al SSN .
Si comprende facilmente, e lo si è sbandierato orgogliosamente, che lo scopo di questa scelta è quello di recuperare gettito fiscale dai medici privati, per smantellare l’evasione fiscale. Non bastavano le fatture che i medici rilasciano, occorre secondo i soloni razziatori dell’economia il pagamento tracciabile. Il risultato? Chi non rilasciava fatture continuerà a non farle e a incassare onorari esentasse, con l’acquiescenza del paziente, che accetta per remissività, o per guadagnarsi la benevolenza e l’impegno professionale del luminare di turno, o per ottenere un “ritocchino” sul richiesto.
Tutto ciò è vergognoso, inaccettabile e offensivo. Lo Stato continua a considerare i professionisti evasori, responsabili del dissesto economico nazionale, da sanzionare immediatamente e senza sconti.
Così facendo però non si fa altro che creare disagi ai cittadini, specialmente ai più anziani, che non hanno molta dimestichezza con gli strumenti tracciabili e che sono più adusi a pagare in contanti, sia perché maneggiando banconote hanno l’impressione di gestire qualcosa che ha valore, sia perché pagando in contanti possono rendersi conto degli esborsi effettuati ed evitare di fare altri acquisti.
Lo Stato “patrigno” non sembra ancora voler superare la diffidenza nei confronti del lavoro autonomo, continuando a considerarlo e a trattarlo come fonte di evasione fiscale e mancato rispetto delle norme, additandolo al pubblico ludibrio. Da ciò scaturiscono i controlli sui conti correnti, sempre più invasivi tramite strumenti come il risparmiometro e il limite all’uso del contante. Provvedimenti che, se attuati in un’ottica “punitiva”, potremmo definire liberticidi.