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Riflessioni di Aldo Di Blasi

Riflessioni di Aldo Di Blasi

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Persino i Cinesi hanno criticato la scelta del Presidente americano di smantellare le installazioni militari in Afganistan, abbandonando il Paese e la popolazione, a cui avevano promesso democrazia, libertà, diritti umani e civili, affrancamento dalla violenza irrazionale e oscurantista pseudo-religiosa dei talebani. Al seguito, e anche prima, gli altri militari delle forze alleate si sono disimpegnati, ritenendo conclusa la missione dopo lo pseudo-accordo di Doha, con cui i talebani si sono “impegnati” a non supportare più né Al-Qaida, né l’Isis.

Da poco è rientrato in Patria anche il contingente italiano. Un nostro Generale C.A. in quiescenza sui “social” ha espresso meraviglia , anzi indignazione per il fatto che nessuna autorità militare o politica sia intervenuta a ricevere con gli onori dovuti, al loro ritorno in Italia, la Brigata Folgore e la Bandiera di guerra del 186° Reggimento, per dimostrare la gratitudine del Paese e il rispetto per tutti i militari che per circa venti anni hanno sofferto e si sono sacrificati, e il doveroso omaggio ai nostri Caduti che hanno perso la vita e ai tanti nostri feriti, a cui resteranno gli effetti nefasti e irreversibili dei vigliacchi attentati, per uno scopo, un ideale, che oggi purtroppo si è rivelato vano. “Dare speranze di vita a un paese martoriato, per ricostruire le infrastrutture e i servizi necessari, per dare la possibilità alle bambine e alle donne di istruirsi acquistare maggiore dignità e rispetto e per tanto altro”. Questo era il fine dichiarato della lunga e sanguinosa missione in terra straniera. Verosimilmente non si è ritenuto di organizzare alcuna cerimonia, da parte dei nostri politici, per il disagio (o la vergogna) di dover ammettere che i sacrifici dei nostri Soldati sono stati inutili e senza senso, dal momento che sono tutti consapevoli, al di là della retorica ufficiale, di aver abbandonato quelle terre alla riconquista, già iniziata e “in progress”, dei talebani ( che si impadroniranno delle installazioni militari dismesse, prima che riescano a farlo i governativi afgani), rendendo vano il sangue versato. Il Paese, alla data del 11 settembre prossimo, data ultima del ritiro completo americano, ricadrà nelle tenebre del fanatismo ultraconfessionale e potrebbe diventare la base per la ripresa delle iniziative terroristiche internazionali. Già l’Isis rialza la testa e arriva a minacciare l’Italia, Roma e il nostro ministro degli Esteri. I nostri governanti preferiscono non riflettere, altalenando fra gli scenari tragici (per noi) della politica estera, succubi e ricattati da ducetti e dittatori, come vasi di coccio fra vasi di ferro. Al seguito, come sempre, delle direttive “umorali” dei signori americani, che, a seconda dei loro interessi contingenti, illudono le popolazioni, promettendo un’esistenza libera e migliore (nel contempo utilizzandole), e poi le abbandonano al loro destino e alle rappresaglie nemiche (come hanno fatto coi Curdi, i veri vincitori dell’Isis).