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Riflessioni di Aldo Di Blasi

Riflessioni di Aldo Di Blasi

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E’ recente la notizia dell’episodio, avvenuto a Messina, di un paziente psichiatrico che ha aggredito i vigili urbani inviati, assieme al medico, per eseguire un TSO. Tale servizio di TSO, demandato alla Polizia Municipale, è svolto molto spesso in condizioni di disagio, a tutela della salute ed incolumità del paziente (e dei suoi familiari), per affidarlo alla struttura sanitaria , sopperendo  

non di rado  alle difficoltà operative del Servizio 118 che non sempre può garantire il servizio di autoambulanza per il trasporto. E’ una delle attività che maggiormente espone gli operatori, sia forze dell’ordine, che medici e infermieri, a rischi di aggressioni e altri pericoli.

L’episodio deve farci riflettere sulle parole reboanti , in occasione della Seconda Conferenza Nazionale, pronunciate dal nostro Ministro della Salute, il quale ha tracciato la road map per rilanciare l’assistenza territoriale per la salute mentale allo scopo di “migliorare la qualità e la sicurezza dei servizi a beneficio di pazienti e operatori”. Ma soprattutto occorre riflettere sull’annuncio enfatico  di un accordo con le Regioni per “il superamento della contenzione meccanica nei luoghi di cura della salute mentale”. 

Può apparire lodevole che Il Ministro abbia riconosciuto, in sede di Conferenza, le inadempienze  del comparto psichiatrico, “nonostante le scelte coraggiose e di grande valenza etica effettuate dal nostro Paese”, e abbia ammesso che “la realtà continua tuttavia a presentare criticità e le persone con disturbi mentali continuano a ricevere risposte non sempre pienamente adeguate”. Ha ammesso che non sempre i servizi esistenti sono adeguati ai loro bisogni, che le  strutture a volte sono poco accessibili e che non sempre è possibile attuare un vero e proprio progetto terapeutico riabilitativo.

Lo psichiatra Ezio Bincoletto, di Trento, nel suo libro “Nel paese senza matti. Alla nostra Italia illusa e un po’ mendace”, tratta della condizione italiana, unica al mondo, di rinuncia nazionale agli ospedali psichiatrici, ovvero ai luoghi di ricovero in lungodegenza per i pazienti psichici gravi. “I matti – che esistono, proliferano e fanno tutte le cose da matti che vogliono – qui possono essere contenuti solo per due, tre settimane dentro un qualsiasi reparto ospedaliero con letti, corsia… senza alcun ambiente esistenziale adatto a ricoveri coattivi a lunga scadenza così come abbisognano i malati più gravi come paranoici, schizofrenici…”.  L’autore descrive, da osservatore esterno, i malati che girano abbandonati in città e, da partecipe diretto, come medico psichiatra spesso chiamato come perito a valutare persone che hanno commesso reati , le condizioni paradossali di autonomia di cui godono persone che non sono ancora cresciute nel proprio controllo emozionale ed avrebbero bisogno di essere mantenute e guidate. E ciò, a scapito non solo dei pazienti, abbandonati a girovagare per le città, ma anche dei parenti che ora in alcune Regioni si cerca di abbindolare affidando loro l’incarico di  UFE, Utenti Familiari Esperti,   che dovrebbero, per la loro esperienza (sulla propria pelle) essere in condizione di fornire in modo strutturato e continuativo delle prestazioni in diverse aree di attività del Servizio di salute mentale.

 Il Ministro ha affermato  l’obiettivo di promuovere il  definitivo superamento della contenzione in tutti i luoghi della salute mentale, entro il triennio 2021-23.

Non può non destare diffidenza il fatto che il Ministro abbia dichiarato che  il documento relativo alla contenzione sia stato “predisposto a partire da contributi di istituzioni ed esperti, con il coordinamento dalla dott.ssa Giovanna Del Giudice, presidente della Campagna Nazionale

‘e tu slegalo subito’ , a cui risultano aderire diverse sigle associazionistiche, che paiono diffondere notizie tendenziose, faziose, poco serene e obiettive.

Questo è quanto  affermano: “La contenzione meccanica è la pratica del legare la persona in cura nei servizi sanitari e socio sanitari, per impedire, in maniera totale o parziale, i suoi movimenti volontari, attraverso l’utilizzo di mezzi meccanici quali lacci, fascette, cinghie, polsini, corpetti, bretelle, tavolini servitori….Nel nostro Paese, in un numero rilevante di Dipartimenti di salute mentale, e in particolare nei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, nelle residenze e case di cura accreditate, la contenzione è pratica diffusa…Ma tanto più la contenzione è utilizzata nei confronti dei vecchi, dei grandi vecchi nelle case di riposo e negli ospedali. Come nei confronti dei bambini ed adolescenti nei ricoveri e delle persone con disabilità negli istituti.”

Ma il Ministro ha consultato, chiedendo conferma di ciò, gli Operatori della Salute Mentale?  Quelli cioè che quotidianamente si trovano ad affrontare  gravi problemi e disagi, con mezzi inadeguati e con strutture inadeguate, grazie all’inerzia dello Stato italiano,  fiero del fatto di aver eliminato gli ospedali psichiatrici, senza prima (né dopo) creare le strutture alternative che Basaglia prevedeva e senza adeguatamente formare il personale addetto.  Anche Mattarella, qualche anno fa, aveva dichiarato con orgoglio: “L’Italia ha rappresentato un modello avanzato di gestione nel processo di restituzione di autonomia alle persone con disturbo mentale, a partire dalla legge 180 e sino al superamento degli Opg.”   Ma in pratica? Solo trionfalismo, demagogia, political correctness.

Se il Ministro avesse consultato gli Operatori, avrebbe compreso che la contenzione è un fenomeno non diffuso, come affermano le Associazioni da Lui privilegiate, ma è un provvedimento limitato a casi specifici di aggressività  incontenibile persino farmacologicamente, e per periodi molto brevi, non solo di etero-aggressività verso i medici e gli infermieri, ma anche di autolesionismo, come il caso del paziente, sballottato da un presidio all’altro del territorio, che compulsivamente ingurgita di tutto, da oggetti metallici, di plastica e pezzi di suppellettili, per cui periodicamente deve essere sottoposto a urgenti interventi chirurgici laparatomici salvavita.

E’ auspicabile che i Governanti non si facciano fuorviare da chi demagogicamente vuol portare avanti idee  e programmi  “legalitari” privi di contenuti reali e  invece provvedano a dare risposte certe alla necessità impellente e improcrastinabile di una capillare  assistenza territoriale per la salute mentale, potenziando le comunità come strutture di base, che possano prendere in carico i pazienti in modo  inclusivo e partecipato;  e soprattutto provvedano finalmente a potenziare l’organico di personale specialistico adeguatamente formato.

Solo così si possono veramente proteggere i diritti umani e la dignità delle persone con sofferenza mentale, non con le campagne pseudo-libertarie  e coi proclami giacobini !