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Long-covid: una sindrome da attenzionare e da gestire insieme

Long-covid: una sindrome da attenzionare e da gestire insieme

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di Marinella Ruggeri

Dopo il documento dell’ISS di luglio 2021 , anche l’OMS pubblica per la prima volta una definizione di Long Covid . La stima è del 10-20 % di pazienti che dopo il Covid-19 manifestano sintomi persistenti per diversi mesi, e, si tratta prevalentemente di faticabilità, nebbia cognitiva, depressione.

I ricercatori affermano che la situazione è decisamente preoccupante per la sanità pubblica, dato l’impatto sociale, e l’aumento dei costi sanitari , alle perdite economiche e di produttività.

Questa sindrome infatti, incide sul funzionamento quotidiano delle persone e sulla loro capacità di lavorare. L’agenzia sanitaria delle Nazioni Unite inserirà tale sindrome nella Classificazione Internazionale delle malattie . La definizione di “ condizione Post-Covid 19 , si verifica di solito a tre mesi dalla insorgenza del Covid-19 con sintomi che durano da almeno due mesi e non si possono spiegare con una altra diagnosi.Mike  Ryan , direttore esecutivo dell’OMS afferma la necessità di restare vigili rispetto alle conseguenze a lungo termine della malattia.

L’esperienza professionale maturata in questi mesi mi ha consentito di confermare, i sospetti avuti già all’inizio della osservazione di questi pazienti. Il Long-Covid crea disabilità psico-fisiche con difficoltà a mantener i ritmi di vita e di lavoro precedenti. I soggetti si trovano rallentati, stanchi, con frequenti turbe del sonno, con mialgie e cefalea mista (sia muscolo-tensiva che  vascolare). Con l’avvio della vaccinazione, i soggetti che si infettano, presentano una sintomatologia residua diversa, certamente meno severa; i disturbi del gusto e dell’olfatto regrediscono più velocemente, la nebbia cognitiva si conferma , ma soprattutto,  nei soggetti anziani, la faticabilità  però persiste in tutti.

Certamente, i disturbi del tono dell’umore sono aumentati in modo esponenziale e complicano il quadro clinico  di natura organica, rallentando il recupero.

Si ritiene quindi necessario creare una rete tra gli specialisti e i medici di medicina generale per lavorare insieme nella gestione di questi pazienti e delle loro famiglie. Il ruolo del neurologo  accompagnato da una equipe costituita da  un  fisioterapista formato sulla riabilitazione sia cardio-respiratoria che neuromotoria e da uno psicoterapeuta formato in training cognitivo-comportamentale , risulta determinante per la gestione dell’outcome di questi soggetti che vanno condivisi con internisti, specie pneumologici, e con la regia del medico di medicina generale.