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Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Storia”

Noterelle riabilitative del padre del libraio: “Storia”

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di Filippo Cavallaro

Chiedo scusa ma oggi non parlerò di un libro in libreria, parlerò di un testo che ci arriverà in libreria, e che da un po’ di tempo viene presentato nelle sue parti in eventi che mi auguro incuriosiranno potenziali lettori. 

Si tratta del volume curato da Vincenzo Caruso dal titolo “1571 Cervantes a Messina al tempo di Lepanto” per le edizioni Di Nicolò. 

Non parlerò da padre del libraio ma da coautore di un testo che ebbe inizio come relazione per una conferenza ad un pubblico internazionale di esperti delle vicende di Lepanto. Costoro avevano sempre discusso di storia militare, di aspetti commerciali, e non avevano mai messo a fuoco il ruolo del giovane Cervantes in quella battaglia. Il successo di quella serata ci convinse che quello studio poteva essere un testo da divulgare per presentare l’organizzazione sanitaria e le conoscenze mediche applicate negli ospedali della Messina del 1571. 

Un aspetto importante fu quello di fare chiarezza sulla condizione dell’arto superiore sinistro dello scrittore spagnolo. Con il prof Giulio Santoro analizzando l’iconografia e le notizie dell’epoca era chiaro che Cervantes non subì l’amputazione della mano sinistra. Le ferite riportate la resero paralitica per cui nel tempo si ridusse di volume ed andò incontro all’anchilosi delle strutture articolari. 

Il capitolo che scrisse Santoro sottolinea la necessità di un intervento immediato per salvare l’utilizzo funzionale della mano che subisce una lesione delle strutture muscolo-tendinee, presenti nell’avambraccio, che sopraintendono ai movimenti delle dita. Si sa con assoluta certezza che solo se si interviene in poche ore dal trauma si può sperare, dopo una riabilitazione mirata, nel recupero funzionale.  

Un venerdì mattina d’estate, qualche anno fa, ricevetti la telefonata del carissimo amico Mino, con lui, da ragazzi abbiamo fatto insieme ricerca e sperimentazione musicale in chiave etnorock. Esperienze che legano fortemente e che lasciano le persone vicine come fratelli. Lui sa tutto di me come io so tutto di lui, sa dagli anni ottanta, in occasione di una rassegna nazionale di suonatori di organetto diatonico, quanto sia complicato per un musicista, recuperare con la fisioterapia, l’abilità funzionale e le competenze musicali legate alla gestione dello strumento. 

Mino al telefono era preoccupato perché aveva saputo che stavano portando in ospedale Elio, quello del gruppo di calabresi che continuano a fare etno. Si era tagliato la mano e non muoveva più le dita, forse il vetro della bottiglia che si era rotta gli aveva tranciato i tendini. 

Gli risposi che aveva ragione ad essere preoccupato e che per cercare di salvare la mano si sarebbe dovuto intervenire subito e che sarebbe stato fondamentale che il chirurgo fosse uno specialista della mano. 

Ci lasciammo preoccupati, ma lui che aveva il contatto diretto con Elio, lo chiamò. 

Dopo pochi minuti ricevo una nuova chiamata, ancora Mino, è contento perché Elio è tranquillo, lo hanno ricoverato nel più importante ospedale della zona, c’è anche uno specialista della chirurgia della mano che lo vedrà lunedì. 

Vado su tutte le furie e gli dico che se sarà così non suonerà più la chitarra. Dal venerdì al lunedì successivo sarebbero passati tre giorni e, questo, non è il significato di subito.  

Gli ricordo che la mano sinistra per fare gli accordi ha bisogno del massimo controllo muscolo-tendineo e della libertà articolare a livello di dita, mano e polso. 

Lo invito ad allertare Elio perché cerco di capire se il gruppo della chirurgia della mano a Messina potrebbe operarlo in giornata. Se sarà possibile bisogna che lui si dimetta volontariamente da quell’ospedale e si presenti a Messina in modo da ricucire le componenti lesionate prima possibile. 

Quella sera fu operato, in cinque ore era arrivato a Messina e tre ore sole erano passate dall’evento traumatico alla dimissione volontaria dall’ospedale calabrese. Quel tipo di ritardo, purtroppo per motivi vari, può verificarsi in qualunque posto. Bisogna però avere la correttezza di informare la persona ferita dei rischi che si corrono se non si seguono le corrette procedure nei tempi che le caratterizzano. 

Dopo qualche mese era pronto per tornare a suonare e fu esaltante vedere Mino suonare insieme al gruppo di Elio mentre io tra il pubblico raccontavo a tutti gli amici l’avventura trascorsa.   

Purtroppo per il giovane Cervantes le conoscenze mediche di allora ed il tempo trascorso sulla nave dopo la battaglia prima di giungere al porto di Messina ed al ricovero in ospedale non permisero la corretta odierna soluzione chirurgica.