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“I risultati della survey promossa dal Crea Sanità dell’Università di Tor Vergata e contenuti nel XVII Rapporto presentato oggi ci riempiono di orgoglio: al primo posto tra i punti di forza del Servizio Sanitario si colloca la possibilità di avere il medico di famiglia; al secondo, la qualità dei medici italiani”.
Così il Presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli, commenta i dati che emergono dal XVII Rapporto del Crea (Centro per la ricerca economica applicata) Sanità dell’Università di Tor Vergata, presentato oggi a Roma. Al suo interno, un’indagine condotta su un campione di 800 persone, rappresentativo della popolazione italiana over 18. Obiettivo: verificare quali fossero, nella percezione dei cittadini, i punti di forza e le criticità del Servizio Sanitario Nazionale e, di conseguenza, i bisogni inascoltati di salute. Ebbene, la possibilità di avere l’assistenza del medico di medicina generale è per il 54,2% degli intervistati uno degli elementi di maggiore soddisfazione nei confronti del servizio sanitario; segue, con il 39% di preferenze, la qualità dei medici del SSN. E poi, con un certo distacco, la gratuità dei farmaci essenziali, indicata dal 20,5% del campione, la disponibilità di nuove tecnologie (18%), la possibilità di poter avere assistenza ovunque ci si trovi (17,8%).
“Si tratta di un risultato atteso, non solo perché ricalca quanto emerge da precedenti sondaggi del Censis, di Euromedia research, e di altri Enti e istituti, che indicavano un’altissima fiducia e gradimento degli italiani nei confronti dei medici di famiglia e dei medici in generale – spiega Anelli – ma anche perché fotografa quanto sperimentiamo ogni giorno nei nostri studi. Vale a dire un rapporto unico tra il medico di medicina generale e il suo paziente, un’alleanza terapeutica che si nutre di fiducia e si corrobora con la continuità. Un rapporto che fa bene alla salute e allunga la vita dei cittadini, come dimostra uno studio pubblicato poco tempo fa su Bmj Open, diventando parte della cura stessa. Un risultato atteso, dunque, che però fa sempre piacere e che ci sostiene nella nostra attività di tutela della salute. Un risultato da prendere come punto di partenza e di riferimento per costruire il futuro”.
“La medicina generale è stata messa sotto pressione dalla pandemia – aggiunge -. Prima perché i medici, sul territorio, si sono trovati a far fronte, da soli, senza i necessari dispositivi di protezione e la strumentazione adeguata, senza personale, a una malattia sconosciuta. Tanto che, dei 366 colleghi morti per il Covid, oltre la metà erano medici di medicina generale. Ora, per gli oltre due milioni e mezzo di pazienti in isolamento domiciliare, che mettono sotto pressione i sistemi territoriali, in mancanza della possibilità, per i medici di medicina generale, di lavorare in equipe multiprofessionali”.
“I sistemi sono sotto pressione, i medici sono sotto pressione: non certo per l’attività clinica, che è il cuore dell’esercizio professionale – aggiunge ancora -. Sono appesantiti da tutto il fardello di adempimenti burocratici, tra cui, in molti casi, il tracciamento dei contatti, la segnalazione dei positivi, l’attivazione e disattivazione dei green pass. E sono sovraccaricati da un sistema di comunicazione che, attraverso le nuove tecnologie, non pone più limiti agli orari, rendendoli raggiungibili a ogni ora del giorno e della notte per fugare un dubbio, placare un’ansia. Senza diritto alla disconnessione e alla vita privata. Tutto questo è causa di burnout, che colpisce sempre più i medici del territorio, oltre che i colleghi ospedalieri”.
“Anche i pazienti, nello stesso sondaggio, indicano tra le criticità del Servizio Sanitario Nazionale la burocrazia: la difficoltà nel prendere gli appuntamenti, le attese inutili, il fatto di essere “rimbalzati” tra i vari uffici – conclude Anelli -. E allora, valorizziamo i punti di forza: salvaguardiamo il diritto del cittadino a scegliere il proprio medico. Preserviamo quel rapporto unico di fiducia che lega il medico al suo paziente, resiste e si consolida con gli anni, e porta a comprendere e inquadrare un sintomo, un malessere senza bisogno di troppe parole o indagini ‘al buio’. Un rapporto che allunga, e spesso salva, la vita. Dotiamo i medici di medicina generale di personale infermieristico e multiprofessionale, in modo che possano lavorare in micro team, e amministrativo, per sollevarli da compiti impropri; di strumentazione adeguata. Creiamo insieme il medico del futuro, senza cancellare un passato che funziona e che è motore e forza del Servizio Sanitario”. Ufficio Stampa Fnomceo