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di Antonino Arcoraci
Non sono mai troppe le raccomandazioni per condurre una vita sana, serena, sostenuta. Valgono a tutte le età, diventano quasi essenziali nei soggetti maturi, specie se avanti negli anni.
Se ne è interessato il Dipartimento di salute mentale dell’OMS nel 1993 e lo ha fatto per i bambini, i ragazzi. Ma, mettendo la persona
al centro del processo di apprendimento e allenamento, gli indirizzi valgono per tutti. Seguono un metodo interattivo, esperienziale, multisensoriale che mette il partecipante nella condizione di aprirsi all’ascolto, all’apprendimento e al cambiamento.
Le ha chiamate LIFE SKILLS “abilità per un comportamento adattivo e positivo che rendono gli individui capaci di affrontare efficacemente le richieste e le sfide della vita quotidiana” e sono al servizio della vita. Meritano di essere sviluppate da bambini, da adolescenti nella loro fase formativa, perché sono risorsa per promuovere salute e benessere nell’ottica preventiva. Ma sono anche utili nelle altre fasce di età – quando si è adulti, quando si è avanti negli anni – ogni volta che si vive un’esperienza o si affronta una sfida.
Sono competenze, capacità individuali, sociali e relazionali che aiutano gli individui ad affrontare con efficacia, le esigenze e i cambiamenti nella vita quotidiana.
Sono adottabili e adattabili a tutte le età perché sono tecniche privilegiate per la promozione all’educazione alla salute.
Si identificano in 10 competenze: Consapevolezza di sé, Gestione delle emozioni, Gestione dello stress, Comunicazione efficace, Relazioni efficaci, Empatia, Pensiero Creativo, Pensiero Critico, Prendere decisioni, Risolvere problemi e sono abilità al servizio della vita. Da sviluppare specie nell’infanzia e durante l’adolescenza perché formative e risorsa per promuovere salute e benessere nell’ottica preventiva. Sono consigliate anche nelle altre fasce di età, anche quando si è avanti negli anni, ogni volta che si vive un’esperienza o si affronta una sfida. Perché sono competenze o capacità individuali, sociali e relazionali che aiutano gli individui ad affrontare con efficacia, le esigenze e i cambiamenti nella vita quotidiana.
Sono elementi derivati dallo studio sul campo del funzionamento dell’essere umano e delle sue abilità e sono conoscenze e percorso innovativo che hanno lo scopo di elevarne le abilità.
L’apprendimento richiede lo studio e il training delle skills.
Alcune sono considerate fondamentali, altre meno. Tutte sono valide e scelte dall’OMS per apprendere o rafforzare la competenza eil sapere fare, l’azione funzionale e il sapereagire in modo corretto, raggiungere i risultati attesi e avere relazioni migliori basate sulle interazioni sicure e sul rispetto reciproco.
L’OMS le ha diviso in tre aree di sviluppo individuale:la cognitiva,l’emotiva, la relazionale.
La prima (cognitiva), riferita alla capacità di pensare in modo critico e creativo nelle situazioni che richiedono abilità, è consapevolezza e azione; la seconda (emotiva), comprende la capacità di essere consapevoli e di sapere gestire le emozioni; la terza (relazionale), include la capacità empatica, l’abilità di comunicare nell’area delle competenze interpersonali.
Con la individualizzazione di queste competenze, l’OMS, ha puntato sulla consapevolezza di sé, ne ha dato prioritaria importanza nello sviluppo delle altre abilità. Ha sottolineato che, senza questa funzione, tecnicamente non ci può essere sviluppo di alcuna “abilità” perché l’abilità è “conoscenza operativa”, conoscenza “consapevole di sé” che, a sua volta, aiuta a sviluppare la presenza consapevole.
Conoscenza di sé che è frutto della capacità di introspezione, che rende capaci di essere e di sentirsi presenti, di veicolare – consapevolmente – l’attenzione sull’oggetto di interesse.
Più la persona è in grado di sostenere intenzionalmente l’attenzione sull’oggetto e più è in grado, quando rivolge l’attenzione su di sé, di conoscere sé stessa.
Non sempre le competenze vengono insegnate, e le competenze non sempre sono doti naturali. Il nostro sistema educativo non le contempla e, l’arte di “imparare a vivere”, quasi sempre, è il “fai da te”.
L’OMS se ne è ripreso il carico: ”in ragione dei grandi cambiamenti culturali e dello stile di vita; in ragione del fatto che molti giovani ….ma anche i meno giovani, non sono …. sufficientemente equipaggiati delle skills necessarie per …. fare fronte alle crescenti richieste e allo stress che si trovano ad affrontare”. Il modo di vivere, negli ultimi 30 anni è fortemente cambiato. E’ diventato meno gestibile, complicato e più stressante.
E’ giusto che i giovani vengano preparati a questo stile di vita, che acquisiscano competenze specifiche per avere auto-efficacia, soprattutto, auto-stima e auto-protezione.
Vale anche per gli adulti che debbono adattarsi alle nuove abitudini; vale per gli anziani che sono obbligati a vivere in un mondo trasformato, in continua evoluzione, con tecnologie a cui non sono abituati. Anziani che, con l’allungamento della vita media, a mano a mano che vanno avanti negli anni, sono sempre più fragili, hanno necessità di potenziare le loro “abilità personali”, debbono concentrare tutte le loro energie per migliorare la persona, per mettere in pratica la strategia correttae adeguata alle situazioni “disfunzionali”. Anziani che debbono impegnarsi per raggiungere e mantenere l’efficienza fisica e mentale; che debbono sapere utilizzare, magari sovrapponendole o interfacciandole, le “competenze” che li aiutano nella gestione delle attività quotidiane, delle proprie emozioni, dello stress che la vita procura loro.
L’informazione è il primo punto di partenza; è il potenziale che deve tradursi in conoscenza e poi in comportamento. L’individuo, una volta acquisita la consapevolezza, la traduce in azione.
Per facilitare, Chiara Ciniselli ed Elena Sainelli, di ogni “competenza” chiariscono il significato: DECISION MAKING: scegliere in modo consapevole, valutando le varie opzioni a disposizione e le rispettive conseguenze; PROBLEM SOLVING: affrontare in modo costruttivo i problemi quotidiani; PENSIERO CRITICO: riconoscere i fattori che influenzano gli atteggiamenti e il comportamento; PENSIERO CREATIVO: affrontare in modo flessibile le situazioni della vita quotidiana; COMUNICAZIONE EFFICACE: adattare la propria esposizione a contesto e interlocutore in modo appropriato, ascoltare e comprendere l’altro; CAPACITÀ DI RELAZIONI INTERPERSONALI: relazionarsi in modo costruttivo, mantenendo rapporti significativi; EMPATIA: mettersi nei panni degli altri, comprendere e condividere le emozioni; AUTOCONSAPEVOLEZZA: riconoscere i propri punti di forza e debolezza, i desideri e i bisogni; GESTIONE DELLE EMOZIONI: riconoscere e regolare le emozioni che influenzano il comportamento; GESTIONE DELLO STRESS: riconoscere e controllare le cause di tensione della vita quotidiana. Considerandoli connettibili tra loro, li racchiudono in tre ambiti diversi: cognitivo, emotivo, ambito sociale.
Agostino Famlonga invece le mette in coppia, le colloca in 5 aree: Consapevolezza di sé e Empatia, Gestione delle emozioni e gestione dello stress, Comunicazione efficace e Abilità di relazioni interpersonali, Prendere decisioni (Decision Making) e Risolvere problemi (Problem Solving), Creatività e Pensiero critico.
Ogni persona ne deve tenere conto nelle varie occasioni della vita. A partire dalla scuola. Si deve relazionare con loro e mettere in opera nell’attività sportiva, nel lavoro, nei contatti interpersonali. Se bene sincronizzate, aiutano. Antepongono il ragionamento all’atto. Facilitano sul piano individuale e su quello sociale. Rendono più versatili e elastici nel pensiero e nell’azione; rafforzano le responsabilità individuali, danno il senso dell’autosufficienza che si traduce in agire in positivo.
Tutto questo, sia nei bisogni primari, che nel trovare il partner, nel lavoro, nell’operare in genere, da “valore” alla persona; tira fuori il suo “potenziale”, lo aiuta nell’eccellere, anche nel padroneggiare.
Le “competenze”, sono adattabili alla persona. Risentono certamente dell’età, della cultura, del carattere, ma toccando sempre la sfera emotiva; danno consapevolezza di sé, contezza della forza nel gestire le emozioni, nel controllare lo stress.
Che siano doti “naturali” o “competenze acquisite”, esercitate, si esprimono come “abilità” nella scelta, nella decisione, nella connessione o nello scollegamento delle idee. Trasformano le conoscenze in “valori”, insegnano a “saper fare”. Diventano “competenze di vita” o “competenze per la vita”.
Come acquisire queste competenze e soprattutto, come applicarle, specie quando si è avanti negli anni e le forze non rispondono alle richieste razionali?
Attraverso i vari passaggi che nella fase dell’apprendimento coniugano teoria e pratica. Seguendo il training che inizia con lo studio delle “competenze”, del come funzionano, fino a farle diventare “abilità”. Assumendo contezza della realtà dei momenti e dando una sequenza operativa. Studiando ogni skill ed esercitandola comescrive Silvano Brunelli. Incamerandola nella memoria, dandole un ordine logico, mettendola in pratica.
La Scienza delle abilità umane si dota di un metodo innovativo basato sullo sviluppo delle “abilità umane”. Inizia col fare conoscere le abilità, come funzionano, e arriva al risultato. Tutte portano alla soluzione del problema, sia per prevenirlo, che per risolverlo. Per fare la scelta consapevole, nel rispetto della libertà individuale. La Scienza allena a modulare l’intelligenza emotiva agli input comunicativi e cognitivi fino ad arrivare, anche in outdoor, alla piena “consapevolezza di sé”, al “conoscersi”, all’aprirsi alla razionalità dell’idea che si traduce in razionalità dell’atto. Poggia il concetto confuciano se sento dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco e sperimenta. Stimola il pensiero critico e creativo, aiuta alla individualizzazione di soluzioni alternative, si serve della multisensorialietà che attiva le potenzialità cerebrali nel fissare le informazioni e innescare, grazie all’attivazione emotiva, il processo di cambiamento.
Fa fare introspezione e fa “operare” secondo ciò che è giusto in ragione dei principi personali, dei bisogni, del talento, del desiderio. Attiva un procedimento che delle debolezze fa punti di forza. Educa al “Volere”. Adotta le competenze per gestire le emozioni. Gestisce lo stress per non cadere nella fase del burnout, dell’esaurimento sul piano emotivo, fisico e mentale.
Rende abili nella comunicazione: crea contatti, facilita la comprensione reciproca, veicola coerenza tra ciò che viene detto (comunicazione verbale) e la postura e la voce (comunicazione non verbale e para-verbale);Aiuta nell’ascoltare e sapersi fare ascoltare; nell’esprimere i propri pensieri, le proprie opinioni, i propri desideri, i propri bisogni; insegna a come chiedere consiglio o aiuto nella necessità. A creare empatia, a mettersi nei panni degli altri e condividere le emozioni; a “sentirsi condivisi”.
Le skills servono a questo. A indurre il soggetto, a qualunque età, a pensare criticamente, ad analizzare le informazioni e le esperienze in maniera obiettiva, a non lasciarsi condizionare, ad essere sempre propositivi, a mantenere l’entusiasmo, a non far dire mai “alla mia età….”. A dare un senso al “noi”, a tradurre le conoscenze teoriche in cambiamento visibile nella vita.
La maestria è raggiunta quando, nell’esecuzione, non si sbaglia, né si indugia (Friedrich Nitzsche).