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Disegno di Giovanna Certo
Anche questa volta il vecchio detto il Saggio mise una pulce nell’orecchio
di Carlino Mezzolitro, il nostro eroe dal fiaschetto rosso facile.
Gli disse di un paese lontano dove c’era un panetterie di nome Nino,
di cui si diceva un gran bene, che fosse bravissimo, il più bravo di tutti.
In men che non si dica Carlino Mezzolitro organizzò il viaggio, e dopo
tanti giorni si trovò davanti il panificio.
Il vecchiaccio non ne sbagliava una! Che profumo! Odore di baguette,
pane in cassetta, ciabatte, rosette e focacce e rustici!
Da svenire!
Carlino volle entrare, pochi clienti, Nino e Dina, sua moglie, gentili.
Comprò un marsigliese, caldo, caldo, era buonissimo!
Uscendo si chiese perché il locale fosse quasi vuoto.
Decise di restare lì almeno qualche giorno.
Così iniziò a capire, avevano aperto da poco l’attività, le spese,
il pane più caro di altri…stentavano.
Il vecchio detto il Saggio, che tutto sa, era stato informato da un amico
della zona…
Ma in poco tempo le cose cambiarono.
La clientela aumentò, Nino e Dina assunsero una decina di operai, file interminabili
per il pane più buono del paese.
Carlino seguiva, felice per la coppia.
Arrivarono i poveri, mendicanti, storpi, ciechi. Cercavano di sfamarsi.
Nino ne fu felice, Dina (diminutivo di Avidina) un po’ meno.
I poveri, si sa, non possono pagare.
Venivano, mangiavano, non pagavano.
Si, ringraziavano, ma a Dina non bastava.
Non solo, aumentarono…
-Nino, non possiamo andare avanti così, i poveri, dobbiamo
provvedere…Come fare? Ho un’idea, fuori c’è un formicaio,
tanti altri insetti, mettiamoli nell’impasto…
Nino malvolentieri acconsentì, si sa, le mogli comandano,
e il giorno dopo prepararono l’inganno.
I poveri non riuscirono più a mangiare il pane più buono del reame.
Qualcuno si lamentò, timidamente, qualcuno morì per la fame.
I guadagni continuarono a aumentare, il panificio era ormai una fabbrica.
Un mattino venne l’emissario del re, il quale saputo della bontà del prodotto,
lo aveva voluto assaggiare, e ora voleva che Nino e Dina lo facessero per tutta la
corte.
Il re, anche il re voleva quel pane così buono.
E così fu. Ma un mago, uno stregone imbrogliò le cose, il pane riservato alla corte
arrivò carico di insetti.
La testa coronata montò su tutte le furie e istruito un processo sommario, condannò
Nino a morte.
Lo prelevarono le guardie e la portarono nella piazza più grande per l’esecuzione, dove tutti
i cittadini, obbligati a presenziare, avrebbero visto che fine fa chi prende in giro il re.
Nino con la corda sul collo.
-Pietà, pietà per me! Vi chiedo la grazia!
-Perché graziarti? Hai mai fatto opere di bene? Sudditi, vi risulta? Parlate!
Carlino Mezzolitro non ebbe esitazione, mandò giù il fiaschetto e guardò il capo
dei poveri.
-Ci ha sfamato, ci sfama, gratis, tutti i giorni.
-Lo giuri, povero?
-Si, Sire per l’obbedienza che vi debbo.
E così Nino ebbe salva la vita, i poveri ripresero a mangiare.
Carlino Mezzolitro tornò a casa.
Francesco Certo