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“La sentenza del Consiglio di Stato sulle linee guida per le cure domiciliari Covid sgombra il campo dall’unica cosa contro la quale non c’è vaccino: le polemiche. Era l’ultima cosa di cui questo Paese aveva bisogno. Il problema non è tanto e non solo quello dei no-vax. É anzi triste che questo ordine sia fatto a colpi di sentenza invece della scienza e del buon senso, vuol dire che siamo un Paese che non è messo bene”. É un commento amaro quello che Domenico Crisarà, vicepresidente della Federazione italiana dei medici di medicina generale (Fimmg) consegna all’agenzia Dire, a proposito della sentenza dei giudici di Palazzo Spada che ha riabilitato le linee guida del ministero della Salute precedentemente sospese con una pronuncia del Tar del Lazio. Linee che sono passate nella vulgata popolare come le indicazioni per ‘la vigile attesa’. Il Consiglio di Stato ha dato quindi ragione al ministero della Salute, che aveva fatto appello contro la decisione del Tar, e ha sostenuto
che il ricorso contro le linee guida ‘è infondato anche nel merito”, in quanto la circolare ‘non impone divieti o limitazioni all’utilizzo dei farmaci’ da parte dei medici che seguono un paziente Covid con cure domiciliari.
Per comprendere meglio l’amarezza di Crisarà, che è anche medico di famiglia, serve ricordare che contro le linee guida sulle cure domiciliari, emanate con una circolare il 26 aprile 2021, avevano fatto ricorso al Tar proprio dei medici che ravvisavano nella circolare ministeriale dei diktat stringenti. La Consulta però non solo sostiene e argomenta che quei diktat non vi sono ma che le linee sono indicazioni che ai medici sono raccomandate, mai imposte, e che il sanitario deve invece agire con scienza e deontologia professionale, come ricordava Crisarà.
“Per mesi abbiamo visto le risse in tv su cosa era meglio somministrare ad un paziente Covid, senza pensare che serviva agire in scienza e coscienza, basandosi sui dati e sulla letteratura scientifica; questo non significa aderire solo alle linee guida, altrimenti i medici non avrebbero senso di esistere”, tiene a precisare Crisarà.
“La responsabilità è importante per chi esercita questa professione: nelle linee guida non si fa divieto ma si raccomanda di non usare l’azitromicina, l’antibiotico abusato in questi mesi le cui scorte erano finite prima di Natale, ma il medico deve sapere cosa usare sulla base dei dati, non dei tentativi sulla pelle del paziente”, rimarca il vicepresidente Fimmg.
La questione è però complessa, perchè, come spiega ancora Crisarà, “su questa vicenda tutta la classe medica ha fatto una brutta figura e non si è battuta in modo adeguato. Da una parte le linee guida sono servite ad alcuni medici per trincerarsi dietro la certezza che, seguendole, nessun giudice li avrebbe condannati. Dall’altra parte, invece, non hanno rivendicato la libertà di pensiero, perchè il medico è una professione anche intellettuale. Alla luce di quello che è successo, bene che la sentenza del Consiglio di Stato abbia dipanato la matassa e fatto chiarezza, ma ora- invoca Crisarà- bisogna riflettere in modo onesto sul senso di questa professione, che non può essere regolata a colpi di sentenza, ma da autorevolezza scientifica e letteratura medica. La scienza non è democratica perché si basa sull’evidenza”, conclude Cirsarà.
fonte «Agenzia DIRE»
Noi l’avevamo detto: https://www.messinamedica.it/2020/08/le-linee-guida-non-sono-le-tavole-della-legge-2/