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di Filippo Cavallaro
Sono stato a vedere al teatro Vittorio Emanuele Alessio Boni e Serra Yilmaz, rispettivamente nei panni di Don Chisciotte e Sancho Panza. Una rivisitazione del romanzo di Miguel Cervantes che ha presentato gli attori in scena nei costumi di Francesco Esposito, il quale arditamente completa gli abiti con ortesi ed ausili ortopedici che caratterizzano il movimento in scena degli attori. Gli interessanti costumi sono stati elaborati per rappresentare la sfasatura in cui vive Don Chisciotte, tra visioni e realtà, scomposti ulteriormente con corpi manchevoli e tecnologie assistive.
Don Chisciotte indossa delle ortesi alle gambe, nella destra un tutore coscia-gamba-piede e nell’altra un tutore gamba-piede. Non le toglie mai rappresentano l’armatura utile per vivere, sono un tutt’uno con il corpo, mentre la corazza viene indossata, appositamente, solo per affrontare le imprese.
Nel secondo atto, che sviluppa il secondo libro del Don Chisciotte, altri due personaggi sono caratterizzati nell’abito di scena dall’uso di ausili, il duca e la duchessa d’Aragona hanno lui un bastone e lei un deambulatore, che modificano con stampelle e girello per stare, camuffati, all’isola Barattaria, governata da Sancho Panza. Anche loro indossando i loro ausili per la deambulazione, li gestiscono, e non avvertono limiti per costruire una gigantesca burla al cavaliere ed al suo scudiero, permettendo a quest’ultimo di vivere realizzato il suo desiderio di diventare governatore di un’isola.
Mi piace sottolineare nell’occasione che uno dei provvedimenti presi da don Sancho Panza, non più scudiero ignorante, ma saggio Governatore dell’isola di Barattaria, fu “una vigilanza su coloro che sotto l’ombra di finto storpiamento e di piaghe false rubano a più potere e si ubbriacano”.
I tutori coscia-gamba-piede, ormai più noti con la solita sigla anglofona come KAFO, fissano ginocchio e caviglia, e, sono utilizzati per sostenere la persona che, in passato a causa della poliomielite, oggi a causa della atrofia muscolare spinale, ha una debolezza muscolare molto grave o una paralisi. Sono realizzati su misura. Composti da due aste verticali metalliche che scendono lungo l’arto inferiore, una sul lato interno fino a due centimetri al di sotto del perineo, e l’altra esterna fin sopra il trocantere femorale di circa due centimetri, entrambe fino alla pianta del piede per essere applicate alla calzatura per mezzo di incastri su sandali metallici o in cuoio. Le aste sono unite tra loro per mezzo di fascette poste nella parte posteriore della gamba. Le fascette sono in cuoio e fornite di allacciatura a fibbia, in modo tale da fissare l’ortesi alla gamba.
I tutori gamba-piede, AFO, trovano indicazione negli esiti di patologie neurologiche centrali e periferiche, che evidenziano un piede cadente, equino o varo. L’uso del tutore nel cammino ha la funzione di evitare lo steppage o l’andatura falciante. Anche questi realizzati su misura sono costituiti da due barre verticali di metallo unite tra loro da fasce di cuoio e fibbie con le quali si produce una tensione, più o meno forte, della cinghia che provoca la contenzione della caviglia.
Il senso del limite, la consapevolezza della morte, e proprio ciò che rende umani, un limite che non è legato solamente alla quotidianità, ma che in questa rappresentazione si caratterizza con il vincolo che lega il corpo, un esito di malattia di cui è stigma, ma anche opportunità, sia esso il tutore o l’ausilio per la deambulazione.
Don Chisciotte combatte per un ideale etico, eroico. Un ideale che arricchisce di valore ogni gesto quotidiano. Il suo è un lanciarsi in continue imprese, vivere avventure come un bambino che si vede eroe guerriero, grazie alla immaginazione ed al coraggio di perseguire i propri sogni.
Lo spettacolo si apre stranientemente in una terapia intensiva, e si sviluppa, nel modo come ci si aspetta, in un guerreggiare senza sosta, alla ricerca dei meriti per poter incontrare Dulcinea. Solo l’ammissione della sconfitta per la burla dei duchi, porta Don Chisciotte a porre fine alla sua amata vita cavalleresca congedando il suo cavallo e il suo scudiero.
Se grazie a Don Chisciotte ed alla Compagnia, che ha montato lo spettacolo, riusciamo a riscoprire la fantasia e la gioia di vivere malgrado tutto … il successo è totale.