Views: 325
di Giovannella Baggio
Medicina di genere è una medicina in cui sono prese in considerazione le differenze tra uomo e donna di fronte alla salute e alla malattia. Il prossimo settembre, a Padova, il Congresso internazionale
Medicina di genere vuol significare una medicina in cui sono prese in considerazione le differenze tra uomo e donna, tra maschio e femmina di fronte alla salute e alla malattia: differenze nei sintomi, nei percorsi diagnostici, nelle necessità terapeutiche e nell’efficacia dei farmaci, differenze nell’andamento e prevalenze delle malattie, mortalità, prevenzione differenziata. Ma ormai non parliamo più del futuro, abbiamo raggiunto molte evidenze negli ultimi anni. E la ricerca sta avanzando in modo molto significativo.
Oggi dobbiamo cambiare la Sanità e fare formazione. Non si tratta di pensare alle malattie che colpiscono solo le donne o solo gli uomini, ma di sapere come ogni malattia si presenta, evolve, risponde alla terapia nell’uomo e nella donna. Le evidenze oggi ci parlano di meccanismi molecolari, genetici, cellulari e subcellulari molto diversi.
La Medicina di genere vede il suo impulso all’inizio degli anni ’90 in campo cardiologico quando Bernardine Patricia Healy diventata direttrice dell’Istituto di Cardiologia dell’Istituto Nazionale della Salute (NIH) degli Stati Uniti si accorse che la ricerca scientifica in quell’Istituto era condotta solo sugli uomini e sugli animali maschi e che a livello clinico le donne erano sottoposte molto meno degli uomini a procedure tipo coronarogafie, trombolisi, stent coronarici. Scrisse allora un famoso editoriale sul New England Journal of Medicine intitolato The Yentl Syndrome; Yentl, l’eroina di una storia di B. Singer, dovette rasarsi il capo e vestirsi da uomo per poter entrare nella scuola ebraica e studiare il Talmud.
Di fronte a questa “discriminazione” in campo medico si chiedeva se le donne dovessero vestirsi da uomo per essere curate! Questo Editoriale fece molto scalpore. Da allora molto è cambiato e si può dire che la cardiologia è oggi la branca più avanzata nella conoscenza delle differenze di genere.
Quando si parla di Medicina di genere in senso lato si intendono le differenze sia di sesso che di genere: le differenze legate all’XX/XY e le differenze che ogni persona umana uomo o donna, plasmati dalla vita, dall’ambiente, dai ruoli, dalle difficoltà e positività, dagli stereotipi assume in questo percorso. Oso affermare che negli ultimi 50 anni tutta la medicina è stata riscritta (pensiamo solo, per esempio, alle nuove acquisizioni biologiche e cliniche e all’evoluzione tecnologica). Ma questo percorso si è scordato di considerare le differenze di sesso e di genere. E questo è un vero “buco nero” dell’evoluzione della scienza medica!
La Medicina di genere tuttavia non è una nuova specialità della medicina ma una sua dimensione trasversale. L’aumento della spettanza di vita alla nascita vede oggi un «vantaggio» per la donna di poco più di 4 anni. Dal 2006 al 2019 (anno pre Covid-19) in Italia l’uomo ha aumentato la spettanza di vita alla nascita di più di 2,6 anni, la donna invece di 1,3 anni. Gli anni di spettanza di vita superiori delle donne sono tuttavia anni di disabilità e malattia in quanto gli anni di vita sana sono uguali per uomini e donne.
In questo quadro è importante sottolineare le principali cause di mortalità: le malattie cardiovascolari sono causa per il 48% della mortalità delle donne (il 38% per gli uomini, che invece hanno una mortalità più elevata per cancro). Dati non solo lontani dall’immaginario collettivo ma anche dalla cultura dei medici. Inoltre la differenza non sta solo nelle percentuali, ma anche nei sintomi, nei fattori di rischio, nello sviluppo delle malattie a livello cellulare e subcellulare, nelle basi genetiche, nel fabbisogno farmacologico, nella prevenzione.
Facciamo alcuni esempi. Oncologia: la mortalità per melanoma è 4,09 nell’uomo e 1,7 nella donna, oltre ad essere più frequente nell’uomo ha un andamento più grave, veloce e meno responsivo alle terapie. E così altri tumori come i linfomi, i tumori gastrointestinali, i tumori del polmone e pancreas provocano una mortalità più elevata nel genere maschile. La donna invece ha maggiore mortalità per tumori biliari e per il cancro del colon che è meno frequente e si presenta in età più avanzata. Ma le differenze in oncologia stanno anche e soprattutto nei meccanismi fisiopatologici e molecolari e quindi anatomo-patologici. Nella donna ad esempio il cancro del colon si presenta frequentemente nel colon ascendente che dà sintomi più tardivamente e dà sangue occulto nelle feci davvero molto tardi. Per cui la mortalità della donna per cancro del colon è più elevata.
Cardiologia: molto lontano dalla percezione della popolazione è il dato che l’infarto sia la prima causa di morte della donna. La sintomatologia dell’infarto poi è molto diversa: la donna ha raramente il dolore al petto retro sternale, gravativo; più frequentemente ha dolori atipici: allo stomaco, in zona interscapolare, alla mandibola, oppure può avere solo stanchezza, ansia, lieve mancanza di respiro, svenimenti.
Psichiatria: la donna presenta più frequentemente depressione, ma l’uomo molto più frequentemente davanti alle difficoltà si suicida. Anche la violenza sulle donne è un problema gravissimo in aumento che deve essere affrontato nella psicopatologia dell’uomo.
Psico-geriatria: 2/3 di demenze ricadono sulle donne. Essere donna è un fattore di rischio per la demenza. I 4 anni di vantaggio di anni di vita della donna sono assai spesso gravati da deficit cognitivi.
Medicina del Lavoro: gli incidenti sul lavoro sono 3 volte più frequenti e più gravi nell’uomo e la mortalità è 10 volte più alta nel genere maschile. Questo richiama all’esigenza di una energica prevenzione differenziata per genere.
Medicina interna: l’osteoporosi viene conosciuta come un problema squisitamente femminile, invece anche l’uomo con 10 anni di ritardo sviluppa osteoporosi. Nella maggior parte dei casi questa patologia nell’uomo è completamente misconosciuta. La mortalità dell’uomo dopo una frattura di femore è maggiore che nella donna.
Ortopedia: sono molto più frequenti nella donna anche l’artrosi e la condrocalcinosi soprattutto delle mani, del ginocchio, dell’anca. Covid-19: in questa pandemia abbiamo appreso che ci sono più casi tra le donne (casi, non ammalate): la donna infatti è più rappresentata nelle professioni sanitarie. Ma la mortalità dell’uomo è superiore. Perché? Ci sono motivazioni più legate al genere: la donna è più attenta alle regole e le fa seguire a tutta la famiglia, fuma e beve di meno. Ci sono anche differenze biochimiche, immunologiche e quindi genetiche.
Si potrebbero fare moltissimi esempi in ogni specialità della medicina. Dobbiamo quindi davvero non parlar più di Medicina di genere ma solamente di Medicina genere-specifica, poiché medicina e chirurgia devono essere declinate in base alle differenze. Non devono esistere gli specialisti di medicina di genere, ma ogni medico in ogni specialità deve conoscere le differenze di genere delle diverse malattie o approfondire lo studio nei campi ancora non ben conosciuti. In questa dimensione nasce in Italia la prima Legge nel Mondo sulla Medicina di genere, che è stata promulgata nel gennaio 2018 e che cambia radicalmente la necessità di azione a livello italiano in questo campo. È di grande soddisfazione nel mio frequente ruolo di giudice per l’assegnazione di borse di studio notare quanti giovani in Italia sono impegnati in progetti di ricerca di alto livello scientifico nella Medicina genere-specifica.
(Fonte: https://www.corriere.it)