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Pari opportunità e leadership femminile per un mondo più sicuro, più pacifico e più sostenibile.
Italia al 63° posto nel mondo sulla strada verso la parità di genere e all’ultimo posto in Europa per pari opportunità sul lavoro
Istituzioni, associazionismo civile e scientifico e mondo del lavoro sono concordi: urgente un approccio strategico alle pari opportunità tra uomini e donne. Donne leader per un mondo più sicuro, più pacifico e più sostenibile
Al via la campagna di sensibilizzazione e informazione “Dai Voce alla tua Voce” di Abbott
Roma, 9 maggio 2022 – L’Italia si posiziona al 63° posto nel mondo e al 19° tra le 22 nazioni dell’Europa occidentale sulla strada verso la parità di genere.[i] Nonostante i significativi miglioramenti compiuti negli ultimi anni, resta ancora molto lavoro da fare.
Istituzioni, associazionismo civile e scientifico, mondo del lavoro pubblico e privato stanno mettendo sempre più al centro l’urgenza di un approccio strategico alle pari opportunità tra uomini e donne, con proposte e nuove strategie per realizzare il cambiamento.
Se ne parla oggi in occasione del Convegno “Empowerment femminile: un catalizzatore della parità di genere” – organizzato da Abbott in collaborazione con le associazioni Healthcare Businesswomen’s Association (HBA) Italia e Le Contemporanee.
Dal Convegno è emersa l’importanza di creare condizioni economiche, politiche, sociali, culturali favorevoli a innescare un circolo virtuoso di parità di genere, leadership femminile e crescita economica sostenibile. Come la recente attuazione[ii] di un osservatorio nazionale e una cabina di regia interistituzionale per garantire il rispetto della parità di genere.
Parità di genere a che punto siamo in Italia?
Resta ancora molto da fare affinché alle donne vengano garantite eque opportunità. Secondo l’ultimo Report del World Economic Forumi, l’Italia si posiziona al 63° posto nel mondo e al 19° tra le 22 nazioni dell’Europa occidentale sulla strada verso la parità di genere. L’ambito in cui l’Italia ha una forte necessità di migliorare è quello del lavoro: qui si registrano ancora gravi disparità, tanto che il nostro paese si colloca costantemente all’ultimo posto tra tutti gli Stati membri dell’UE. Una donna su due non lavora, se lavora percepisce una retribuzione inferiore a quella degli uomini, e solo il 28% delle donne occupa posizioni manageriali.
Anche nel settore sanitario la situazione non cambia, come emerge da una review realizzata da Salutequità.[iii] A fronte di una forte presenza femminile nelle professioni sanitarie – 7 neolaureati su 10 nelle materie sanitarie sono donne così come il 67,7% dei lavoratori del Servizio sanitario nazionale (è donna il 76,4% degli infermieri e il 48% dei medici) – poche ricoprono incarichi dirigenziali. Infatti, solo il 18% delle cattedre nelle discipline mediche è ricoperta da donne e solo il 15% dei Direttori di struttura complessa e il 22% dei Direttori generali è donna. Si conferma, inoltre, il divario retributivo anche nel settore Medico-sanitario e farmaceutico, con una differenza del 15% a favore degli uomini. L’equità di genere in sanità è ancora ben lontana dall’essere raggiunta.