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Secondo il rapporto del World Economic Forum (Wef) sul divario tra uomo e donna, che ha esaminato le aree cruciali in cui le disparità di genere emergono prepotentemente, lavoro, istruzione, salute e rappresentanza politica, l’Italia si piazza al 84esimo posto. Ultima tra i Paesi dell’Europa. Seguita, tra i Paesi avanzati, solo dal Giappone, ma preceduta perfino da Botswana, Romania e Paraguay. Anche nel mondo sanitario il gap di genere è evidente. Solo due direttori generali su dieci sono donne. La presenza femminile ai vertici delle direzioni generali delle aziende sanitarie e ospedaliere italiane, sia pur ancora molto bassa, registra però un aumento percentuale del 3,8% rispetto allo scorso anno. È quanto emerge dall’analisi condotta dalla Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere sul management femminile nelle direzioni strategiche della sanità. A livello regionale, in termini assoluti, al vertice della classifica dei direttori generali di sesso femminile si conferma il Lazio con 10 Dg su 19, seguito da Emilia-Romagna con 6 Dg su 14. La sanità del domani, se vorrà essere davvero efficiente e competitiva senza disperdere preziose risorse, dovrà valorizzare il punto di vista femminile, superando ad esempio le differenze di genere nelle retribuzioni, la “segregazione occupazionale” delle donne, promuovere la formazione delle giovani donne nelle materie STEM (science, technology, engineering and mathematics) e intervenire sull’organizzazione del sociale per evitare che il carico familiare ricada solo sulle donne.
Se ne è parlato alla 22° edizione di Exsposanità nel convegno, organizzato dal Comitato Unitario degli Ordini Professionali dell’Emilia-Romagna CUP -ER: “A prescindere dal genere. Un confronto con il mondo sanitario”.
“La parità di genere è una delle priorità della nostra Regione, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’ONU. Come previsto dal Patto per il lavoro e il clima, l’approccio di genere caratterizza in maniera trasversale tutte le politiche e le misure che concepiamo e attuiamo come Regione: dalla sanità al mondo dell’impresa e ancora la formazione e soprattutto i percorsi di contrasto e uscita dalla violenza. Sono tanti i progetti, i bandi, i finanziamenti che abbiamo messo in campo per garantire questo che è un vero e proprio cambio di passo per tutte e tutti. Un cambiamento culturale profondo che passa attraverso una collaborazione tra enti locali, associazioni, istituzioni, realtà impegnate in questo campo. Quello della Sanità è un ambito particolarmente delicato, in cui è fondamentale essere vigili e continuare con convinzione il percorso verso un pieno riconoscimento delle specificità di genere, insieme a progettualità e azioni per migliorare la qualità della vita delle professioniste impegnate sul campo”. Così commenta l’assessora alle Pari Opportunità della Regione Emilia Romagna Barbara Lori.